
🏖️ LE MALETESTE 🏖️
31 mag 2025
Nei lidi, 1.200 euro al mese per 12 ore al giorno. Nel turismo il 73% è irregolare. Migranti pagati a cottimo attraverso coop fittizie, personale a chiamata per coprire tutta la stagione -ALEX GIUZIO
di Alex Giuzio
31 maggio 2025
Immigrati pagati a cottimo, attraverso cooperative fittizie, per pulire gli appartamenti in affitto su Airbnb. Personale alberghiero assunto con i contratti a chiamata, che dovrebbero servire per le emergenze e che invece coprono tutta la stagione. Stabilimenti balneari che offrono 1.200 euro al mese per 12 ore al giorno e hotel che non applicano il contratto collettivo nazionale. È il lato oscuro del turismo, quello dello sfruttamento dei lavoratori per servire i vacanzieri e aumentare i profitti dei padroni. Non si tratta di casi isolati, bensì di un fenomeno sistematico e diffuso: l’ultimo rapporto annuale di vigilanza dell’Ispettorato del lavoro, pubblicato il 31 marzo, ha contato 11.421 irregolarità su 15.502 ispezioni nelle imprese del settore, pari al 73%. La tendenza è uniforme da nord a sud.
TRA GLI AMBITI più sommersi c’è la pulizia degli appartamenti turistici nelle grandi città. Un sistema di sfruttamento del personale, in prevalenza africano, pagato pochi euro a stanza e senza nemmeno il rimborso delle spese per spostarsi da un luogo all’altro. Ahmed è tra questi: 29enne della Somalia, deve pulire tre appartamenti al giorno a Roma per una paga di 7 euro lordi all’ora: «Ho 90 minuti per fare un alloggio. In un giorno lavoro 4 o 5 ore, ma con gli spostamenti arrivo a 8. Però mi viene pagato solo il tempo effettivo di pulizia». Eppure, il contratto nazionale prevede di retribuire anche il tempo del tragitto.
A ROMA ci sono oltre 34mila annunci censiti su Inside Airbnb. Il 59% è di proprietari che possiedono più appartamenti in città. Tra questi ci sono IFlat, a cui sono riconducibili 223 locazioni, o WonderWhereToStay con 102, ma anche un tale Francesco che ne gestisce 178 o Michele con 65. «Molti di questi host professionali si affidano a delle aziende multiservizi per pulire gli appartamenti», riferisce l’ex coordinatore del personale di una di queste società, che chiede l’anonimato. «L’azienda per cui lavoravo ha costituito una finta rete d’imprese per somministrare manodopera a basso costo».
IL TRUCCO è adottato da molte compagnie che puliscono migliaia di appartamenti turistici tra Roma, Firenze, Napoli e Milano. Le reti d’imprese sono state introdotte nel 2009 per favorire la collaborazione fra diverse aziende con obiettivi comuni e permettere la condivisione del personale, ma nel caso di questa e altre grandi realtà, dice l’ex dipendente, «sono tutte cooperative fittizie, società-serbatoio con la stessa sede legale, create per fare brevi contratti a rotazione col tempo determinato e poter scaricare facilmente i lavoratori». Dalla visura camerale risultano 292 imprese aderenti alla rete romana. «Il personale è assunto da molti diversi datori, ma di fatto è gestito da un unico referente che decide gli orari, le mansioni e le paghe per gli oltre 300 lavoratori», spiega l’uomo che dopo 6 mesi si è licenziato «per disgusto» e a marzo ha presentato un esposto alle autorità.
FATIMA, nigeriana di 44 anni, racconta come funziona la sua giornata nella capitale: «Ogni mattina vado in sede per prendere il materiale di pulizia, mi cambio e mi reco nei 3 o 4 appartamenti che mi hanno assegnato quel giorno. Spesso sono distanti e il biglietto del bus devo pagarlo io. Se ci metto più di 2 ore, devo mandare le foto al capo per giustificare le condizioni delle stanze». Le lenzuola di ricambio, aggiunge la donna, «sono portate da un autista che gira apposta per la città. Se è imbottigliato nel traffico, devo aspettarlo anche se ho finito di pulire. Quel tempo di attesa non mi viene pagato». E se un turista lascia una recensione negativa per lo sporco, conclude Fatima, «non ricevo la paga per quel servizio». Paghe che sono molto basse, come riferisce l’ex coordinatore del personale: «Ho visto un dipendente dare in escandescenze e gridare “dimmi dov’è finito il mio sudore”».
LA GESTIONE del personale di pulizia è un aspetto critico anche negli hotel. «Oltre alle esternalizzazioni, è sempre più diffuso l’utilizzo di lavoratori interinali e contratti a chiamata», denuncia Monja Caiolo, segretaria nazionale di Filcams-Cgil. «Sono forme di lavoro atipiche, che dovrebbero servire per gestire gli imprevisti invece sono sempre più usate per coprire l’intera stagione». Per gli albergatori, aggiunge Caiolo, «è un modo per risparmiare sul costo del lavoro e non applicare il contratto collettivo del turismo».
I SINDACATI hanno avviato vertenze in alcune grandi catene. Una di queste riguarda Sina Hotels: il 13 maggio il personale di Velox Servizi, che ha in affidamento la pulizia delle camere all’Hotel Bernini Bristol di Roma, ha proclamato 16 ore di sciopero per chiedere la corretta applicazione del contratto nazionale del turismo anziché il multiservizi. Sina Hotels è la catena di alberghi di lusso di Bernabò Bocca, senatore di Forza Italia e presidente di Federalberghi, l’associazione che rappresenta gli interessi dei titolari di hotel. Da rappresentante di categoria, Bocca ha firmato il ccnl del turismo che però, secondo chi sciopera, Velox Servizi non applicherebbe nel suo stesso hotel «col consenso della committenza». A ciò si aggiunge «una gestione della commessa anomala, che in alcuni casi lascia intravedere una possibile non genuinità dell’appalto e un’organizzazione del lavoro che rischia di configurarsi come cottimo», affermano Alessandro Russo (Filcams-Cgil Lazio) e Roberta Valenti (Uiltucs Lazio). Il manifesto ha chiesto a Sina Hotels un riscontro sull’esternalizzazione del personale, ma l’ufficio stampa ha rifiutato.
NELLE PICCOLE E MEDIE imprese turistiche, che secondo il ministero del Turismo sono il 90% del settore, la prossimità dei lavoratori col titolare rende più difficili le vertenze. Spesso si tratta di aziende a gestione familiare, con pochi dipendenti, dove lo sfruttamento è molto diffuso. Come nel caso di Francesco, studente di archeologia che fa la stagione in uno stabilimento balneare di Lido degli Estensi (Ferrara): «Prendo 1.200 euro al mese per 12 ore di lavoro al giorno, senza turno di riposo. Una parte è fuori busta. Devo stare al bar, aprire gli ombrelloni, dare i pedalò a noleggio, spazzare. È sfiancante». O come Fiorenza, cameriera in un hotel del Valdarno: «Tra allestimento, servizio e pulizia lavoriamo 10 ore al giorno per colazione, pranzo e cena. Durante i matrimoni arriviamo anche a 14 ore di fila. Gli straordinari sono pagati in nero».
LA RICHIESTA di più mansioni alla stessa persona è un altro fenomeno frequente, come racconta il 55enne Davide: «Mi avevano assunto come portiere notturno in un albergo di Forte dei Marmi. Il titolare mi ha chiesto di iniziare a preparare il buffet della colazione, per evitare di far arrivare il cuoco un’ora prima. Mi sono rifiutato e sono stato licenziato». Secondo lo psicologo Francesco Tarlassi, che in vent’anni ha seguito centinaia di stagionali in riviera romagnola, «c’è una forte correlazione tra l’eccessivo carico di lavoro richiesto dalle imprese turistiche e le conseguenze sul piano psicologico e sui disturbi del comportamento. Nelle zone dove questo tipo di lavoro è molto diffuso, rischia di diventare un problema sociale. Sarebbe opportuno gestirlo con buonsenso, sia da parte dei datori che delle autorità».
Fonte: ilmanifesto.it - 31 maggio 2025
Alex Giuzio
Giornalista specializzato in temi ambientali, economici e
normativi legati alle coste, al mare e al turismo.
Ha pubblicato “La linea fragile” e “Turismo insostenibile”