📢 LE MALETESTE 📢
2 ott 2024
Tra le altre rivendicazioni, il sindacato ha chiesto un aumento dei salari fino al 77% rispetto al livello attuale, aumentando la retribuzione di cinque euro l’ora ogni anno nei sei anni di durata del nuovo contratto. Ciò significa che, se oggi lo stipendio è di 39 dollari all’ora, nel 2029 dovrà arrivare a 69 dollari - di GIORGIA AUDIELLO e VINCENZO MACCARRONE
di Giorgia Audiello
1 ottobre 2024
Negli Stati Uniti è cominciato martedì notte uno dei più grossi scioperi dei lavoratori portuali della costa est dal 1977. Lo sciopero potrebbe coinvolgere decine di migliaia di lavoratori secondo la United States Maritime Alliance (USMX, l’organizzazione che rappresenta i datori di lavoro del settore portuale) ed è stato indetto dal sindacato del settore (l’International Longshoremen’s Association, ILA) in seguito allo stallo nei negoziati per il rinnovo del contratto, scaduto il 30 settembre scorso. Il sindacato, che rappresenta 45.000 lavoratori portuali, oltre a un aumento degli stipendi, chiede il divieto di usare mezzi automatizzati durante le operazioni di carico e scarico, nel timore che un’eccessiva automazione possa portare a licenziamenti. L’interruzione dal lavoro potrebbe durare fino a due o tre settimane coinvolgendo decine di porti della costa est sull’Atlantico e di quella che dà sul Golfo del Messico. Si tratta di porti da cui passano i tre quinti dei container che transitano dagli Stati Uniti e per questo, secondo le stime degli analisti di JP Morgan, uno sciopero costerebbe all’economia statunitense circa cinque miliardi di dollari al giorno. Le spedizioni di cibo, beni al dettaglio e altri prodotti verrebbero interrotte dai terminal più trafficati, tra cui New York, Baltimora e Houston.
Secondo il sindacato ILA l’inflazione degli ultimi anni ha eroso notevolmente il potere di acquisto dei lavoratori, mentre le compagnie per il trasporto delle merci (alcune delle quali sono grandi multinazionali) hanno ottenuto extraprofitti durante la pandemia di Covid 19, quando i prezzi delle spedizioni hanno subito un’impennata, e nella ripresa dei commerci tra il 2021 e il 2022. Sulla base di ciò, il sindacato ha chiesto un aumento dei salari fino al 77% rispetto al livello attuale, aumentando la retribuzione di cinque euro l’ora ogni anno nei sei anni di durata del nuovo contratto. Ciò significa che, se oggi lo stipendio è di 39 dollari all’ora, nel 2029 dovrà arrivare a 69 dollari. Allo stesso tempo, il sindacato ha rifiutato la proposta di USMX di un aumento del 50%.
Fonte: lindipendente.online - 1 ottobre 2024
di Vincenzo Maccarrone
2 ottobre 2024
(...) È il primo sciopero dei portuali in Usa dal 1977, e coinvolge decine di migliaia di dockworker – almeno 45mila, superando per numeri quello che finora è stato lo sciopero maggiore del 2024, quello all’azienda di aeronautica Boeing, arrivato intanto alla sua terza settimana. Da settimane il sindacato e la U.S. Maritime Alliance (Usmx) – l’associazione datoriale che riunisce gestori di porti e aziende della logistica – sono ai ferri corti per il rinnovo del contratto collettivo. In un ultimo tentativo di evitare lo sciopero, Usmx ha offerto un aumento del 50% sui prossimi cinque anni. Il sindacato, però, chiede aumenti salariali ancora maggiori (almeno il 77%), a fronte di un’inflazione che negli ultimi anni si è mangiata i loro salari. Soprattutto, chiede di inserire clausole esplicite contro la disoccupazione da automazione.
«NOI CREDIAMO che i robot non debbano sostituire il lavoro fatto da un essere umano – ha dichiarato il presidente dell’Ila Harold Dagget – specialmente se storicamente è stato un essere umano a compiere quel lavoro». Nei materiali diffusi sui social media, il sindacato cita l’esempio dei tre grandi produttori di auto statunitensi – Ford, General Motors e Stellantis – che hanno investito pesantemente in automazione, a danno dei lavoratori. I volantini distribuiti ai picchetti notano che «i robot non pagano tasse e non spendono denaro nelle comunità». Alle accuse di causare potenzialmente una nuova ondata inflattiva, Ila risponde citando i profitti esportati all’estero e gli aumenti dei prezzi indipendenti dal costo del lavoro implementati dalle imprese logistiche negli ultimi anni.
L’amministrazione Biden ha mantenuto finora una posizione cauta. A chi chiedeva all’esecutivo di intervenire e bloccare lo sciopero in virtù dei suoi poteri, come aveva già fatto peraltro nel 2022 nel settore ferroviario, l’amministrazione ha risposto dicendo che sta a sindacato e aziende risolvere la disputa. Inviati della Casa Bianca hanno tenuto incontri febbrili con entrambe le parti, finora senza successo.
(...) La stima dei costi per le aziende supera le centinaia di milioni di dollari al giorno, con possibili effetti a catena su disponibilità e prezzi delle merci. Alcuni analisti hanno previsto una recessione per l’intera economia Usa se lo sciopero dovesse prolungarsi almeno un mese. A soffrire saranno soprattutto i beni deperibili – come la frutta – ma anche quei settori in cui si utilizzano sistemi di produzione “snella”, come l’auto o l’industria farmaceutica, che mantengono poche scorte e sono ora esposti a possibili riduzioni e ritardi di produzione.
Le aziende logistiche proveranno a dirottare una parte dei beni, specie quelli provenienti dall’Asia, sui porti della costa occidentale, dove i portuali sono organizzati da un altro sindacato e non sono in sciopero, ma i danni saranno comunque ingenti. Rimane da vedere come si schiererà l’opinione pubblica, che ha giocato un ruolo importante a favore dei lavoratori dell’auto in sciopero, ma che potrebbe reagire negativamente ad aumenti dei prezzi. Da parte sua il sindacato ha garantito in comunicati ufficiali non solo che il suo sciopero non riguarderà le crociere, ma anche che, nonostante il blocco alle merci, continuerà ad assicurare la regolare logistica degli armamenti, proprio mentre il conflitto in Medio-Oriente peggiora di ora in ora.
UNA POSIZIONE ben diversa dal sindacato dell’auto Uaw, schierato invece per il cessate il fuoco, a dimostrazione che, benché unita da rivendicazioni comuni su salari e condizioni di lavoro, la classe operaia americana rimanga frammentata su altre linee di faglia.
Fonte: ilmanifesto.it - 2 ottobre 2024