🆘 LE MALETESTE 🆘
8 nov 2024
Il regime di apartheid si allarga su tutto il territorio controllato da Tel Aviv. Si annunciano colpi mortali alle libertà e all'economia della Cisgiordania, dopo la distruzione di quella di Gaza - di CHIARA CRUCIATI e MICHELE GIORGIO.
Deportati e zittiti, tre leggi per punire i palestinesi
Medio Oriente In quattro giorni la Knesset approva tre normative per rendere sempre più invisibile la comunità araba dentro Israele e quella di Gerusalemme est occupata: minori imputabili dai 12 anni, famiglie di condannati o indagati spedite a Gaza, insegnanti licenziati se parlano (o cantano) di Palestina. Il regime di apartheid si allarga su tutto il territorio controllato da Tel Aviv
di Chiara Cruciati
8 novembre 2024
In quattro giorni il parlamento israeliano ha approvato tre leggi rivolte alla popolazione palestinese che Israele controlla, legalmente e illegalmente: palestinesi cittadini israeliani, palestinesi di Gerusalemme est occupata (apolidi, con mero permesso di residenza) e palestinesi residenti nella Cisgiordania sotto occupazione militare. Tre leggi volte a puntellare un sistema giudiziario fondato, fin dal 1948, su uno standard doppio e sulla istituzionalizzata superiorità dello status riconosciuto agli ebrei israeliani (definito regime di apartheid e riconosciuto come tale lo scorso luglio dalla Corte internazionale di Giustizia).
Tutte e tre violano il diritto internazionale e in alcuni casi le stesse leggi fondamentali dello Stato di Israele e che suppliscono all’assenza di una costituzione. E tutte e tre appaiono volte al raggiungimento di un obiettivo: rendere sempre più invisibile la comunità palestinese, con il carcere, con la repressione della libertà di espressione e, dove possibile, con la scomparsa fisica.
LA PRIMA AUTORIZZA lo Stato a deportare i familiari (genitori, figli, fratelli e sorelle, coniugi) dei palestinesi accusati di terrorismo, categoria legale dallo spettro piuttosto ampio, sia che siano stati già condannati, siano solo sospettati o siano in cella in detenzione amministrativa (senza accuse né processo). Si puniscono le famiglie, seppur la responsabilità penale sia individuale, nel caso in cui non abbiano impedito al parente di agire o abbiano espresso «simpatia».
Fortemente voluta dalla maggioranza di ultradestra, la normativa – passata con 61 voti a favore e 41 contrari – prevede la deportazione dei familiari dai 7 ai 15 anni nel caso godano della cittadinanza israeliana e dai 10 ai 20 nel caso di meri residenti. Luogo della deportazione: Gaza o «altrove a seconda delle circostanze». Come si debba decidere non è specificato, potere assoluto al ministero degli interni. La punizione collettiva delle famiglie non è una pratica nuova: oggi è perpetrata con i bulldozer, ovvero la demolizione delle loro case. L’ultima volta è successo ieri: tre case distrutte in Cisgiordania.
LA SECONDA LEGGE rende imputabili come adulti i bambini dai 12 anni di età. Accade già nei Territori occupati dove i minori sono perseguiti come adulti dai 12 anni in su nei tribunali militari. Ora è dentro Israele che l’asticella si abbassa a 12 (possono essere dunque condannati al carcere, fino all’ergastolo). Come spiega l’associazione per i diritti civili Adalah, oggi nel sistema giudiziario israeliano i cittadini minori di 14 anni non possono essere incarcerati.
E, AGGIUNGE, che siano i palestinesi nel bersaglio è dato dai numeri, «la stragrande maggioranza degli accusati dei reati previsti dalla legge. Al contrario, i bambini ebrei israeliani sono principalmente incriminati in base a leggi penali piuttosto che alla legge antiterrorismo, indipendentemente dalla natura o dalla motivazione dei loro reati».
«Queste misure incarnano la punizione e la vendetta, come apertamente detto dai legislatori israeliani – scrive Adalah – Israele rafforza il suo sistema giuridico a due livelli, con una serie di leggi per gli ebrei israeliani e un’altra, con diritti inferiori, per i palestinesi».
LA TERZA LEGGE. Lunedì la Knesset ha invece fatto passare in ultima lettura una legge che prende espressamente di mira le scuole palestinesi a Gerusalemme est: taglio dei finanziamenti e licenziamento degli insegnanti se le autorità occupanti li reputano rei di incitamento al terrorismo, espressione dentro la quale rientra (come dice la legge stessa) «sventolare una bandiera, esporre un simbolo, cantare uno slogan o un inno». Ovvero l’espressione delle proprie aspirazioni di libertà, l’uso di simboli nazionali (dalla mappa alla bandiera) o il racconto della Nakba del 1948.
«AL MINISTERO dell’educazione si dà il potere di decidere cosa è il terrorismo – protesta il parlamentare palestinese di Hadash, Ahmad Tibi – Può essere vero terrorismo e può essere una persona di sinistra a cui non piace Bibi».
«Una bomba non esplode da sola – ha commentato il padre della legge, il deputato del Likud Amit Halevi – I suoi componenti sono il cervello e il cuore, l’intenzione distruttiva e il fervore emotivo, tutte cose create dal sistema educativo. Un insegnante può crescere decine di bombe a orologeria ogni anno. Un’idea può essere più distruttiva di mille carri armati». Su quest’ultima considerazione, non ha tutti i torti.
Smotrich minaccia le banche palestinesi. Trump potrebbe non salvarle
Israele/Palestina Il ministro delle finanze intende nel giro di qualche settimana staccare il sistema bancario dei Territori occupati da quello israeliano. Sarebbe un colpo mortale all'economia della Cisgiordania dopo la distruzione di quella di Gaza
di Michele Giorgio, RAMALLAH
8 novembre 2024
Ha atteso qualche ora, poi mercoledì notte il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, si è congratulato con Donald Trump e si è detto fiducioso che «sotto la sua guida, gli Stati uniti sosterranno le legittime aspirazioni del popolo palestinese». Parole che Mazen Awwad, commerciante di Ramallah, non riesce ad accettare. «Come può (Abu Mazen) credere in Trump e negli Stati Uniti» ci dice nel suo negozio nel centro di Ramallah affollato come sempre di giovedì. «Gli Usa sono la nostra rovina», incalza Awwad «non importa se alla Casa Bianca ci sia Trump o Harris o Biden. Sono tutti contro i palestinesi e non faranno mai i nostri interessi». Awwad rappresenta i sentimenti di gran parte degli abitanti di Ramallah e dei palestinesi in Cisgiordania dopo il risultato delle presidenziali americane, conditi da una forte critica alla leadership dell’Anp, avulsa dalla popolazione.
Nel quartier generale di Abu Mazen regna lo sconforto per la vittoria di Trump. E, segnalano fonti della Muqata, non c’era alcun intento di mostrarsi concilianti. All’orizzonte, infatti, c’è un nuovo isolamento dell’Anp da parte degli Usa, come avvenne durante primo mandato del tycoon. E il governo di Benyamin Netanyahu forse otterrà dalla futura Amministrazione Usa il via libera all’annessione della Cisgiordania da anni obiettivo dichiarato del premier e della destra israeliana.
«Non si dovrà aspettare molto per avere indicazioni sulle intenzioni di Trump verso i palestinesi» prevede l’analista Jihad Harb. «Nelle prossime settimane – aggiunge – capiremo se il nuovo presidente e il suo entourage prenderanno subito parte all’indebolimento sistematico dell’Anp che porta avanti il governo israeliano. Trump potrebbe imporre all’Amministrazione uscente di non intervenire più a protezione dell’economia e della finanza dei palestinesi». Harb si riferisce al possibile, secondo alcuni certo, prossimo taglio delle connessioni tra le banche israeliane e quelle palestinesi.
A fine ottobre, su pressione dell’Amministrazione Biden, il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, uno dei leader dell’estrema destra religiosa che nel collasso dell’Anp vede un obiettivo «fondamentale», ha rinviato, ma di un mese soltanto, il distacco del circuito bancario israeliano da quello palestinese. Israele di fatto è garante internazionale delle banche cisgiordane che, se Smotrich andrà avanti, rischiano di ritrovarsi scollegate dal resto del mondo.
Le conseguenze sarebbero catastrofiche e non poche famiglie palestinesi già ritirano i loro risparmi nel timore della chiusura delle banche. Il Segretario di Stato Antony Blinken e il Segretario al Tesoro Janet Yellen, hanno chiesto a Israele il rinvio di un anno delle misure annunciate. Ma dopo la vittoria di Trump, il ministro delle Finanze israeliano forse non terrà più conto delle pressioni dell’Amministrazione uscente. Il portale Axios suggerisce che il governo Netanyahu userà il minacciato isolamento del sistema bancario palestinese come arma di pressione su Biden e Harris per impedire nell’ultimo periodo del loro mandato adottino misure a sostegno dei palestinesi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite o per sanzionare altri coloni israeliani in Cisgiordania.
Smotrich afferma che le sue decisioni sono volte unicamente a «lottare contro il sostegno finanziario al terrorismo». È però evidente il suo tentativo di infliggere un colpo mortale all’Anp. Il taglio dei legami bancari favorirebbe il congelamento, già attuato proprio da Smotrich, del trasferimento all’Anp dei fondi palestinesi derivanti dalla raccolta di tasse e dazi doganali. Cesseranno scambi per 13 miliardi di dollari frutto dei legami tra banche israeliane e palestinesi e i fondi dei paesi donatori potrebbero essere interrotti. Ciò mentre l’economia di Gaza è già stata spazzata via dai bombardamenti e il Pil della Cisgiordania è sceso di oltre il 20% nell’ultimo anno.
«Privata del sostegno politico, seppur blando, ricevuto dall’Amministrazione Biden, l’Anp si rivolgerà all’Arabia saudita per fare pressioni su Trump e il suo entourage», prevede Jihad Harb, che non crede che il partito Fatah di Abu Mazen e Hamas daranno vita a un esecutivo di consenso nazionale. «Entrambi non vogliono perdere ciò che resta del potere di controllo che hanno rispettivamente in Cisgiordania e Gaza. L’Anp teme che un governo con Hamas spinga gli Usa di Trump a dichiararla una entità terrorista. Il movimento islamico vuole chiudere la guerra apparendo ancora in controllo di Gaza». L’unità di tutte le forze politiche palestinesi per Mustafa Barghouti, leader del partito Mubadara, «è l’unica soluzione che i palestinesi hanno per contrastare Israele e tutte le parti, a cominciare da Trump, che negano i loro diritti».
Fonte: ilmanifesto.it - 8 novembre 2024