🌐 LE MALETESTE 🌐
19 set 2024
Contrari: USA, Israele, Ungheria, Repubblica Ceca... Astenuta l'Italia. Si chiede inoltre di non riconoscere nessuno dei cambiamenti fisici, istituzionali o demografici attuati da Israele nei Territori Occupati dopo il 5 giugno 1967 - di VALERIA CASOLARO e AMNESTY ITALIA
L’ONU chiede la fine dell’occupazione israeliana in Palestina (ma l’Italia si astiene)
di Valeria Casolaro
19 Settembre 2024 - 9:00
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che intima a Israele di porre fine «alla sua presenza illegale nei Territori Palestinesi Occupati» entro 12 mesi.
Il testo chiede inoltre agli Stati membri di «cessare l’importazione di qualsiasi prodotto proveniente dalle colonie israeliane», nonché «la fornitura o il trasferimento di armi, munizioni e attrezzature correlate a Israele».
La risoluzione ha ricevuto 124 voti favorevoli, mentre 43 Paesi si sono astenuti e Israele, gli Stati Uniti e altri 12 Paesi hanno votato contro. I Paesi europei si sono divisi: la maggior parte (tra cui l’Italia) si sono astenuti, mentre diversi Stati (tra questi Spagna, Francia, Portogallo, Danimarca e Svezia) hanno votato a favore. Ungheria e Repubblica Ceca, invece, hanno votato contro.
La risoluzione, che mira a rendere esecutivo il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia del luglio 2024, «esige che Israele ponga fine senza indugio alla sua presenza illegale nei Territori Palestinesi Occupati, che costituisce un atto illecito di carattere continuativo che comporta la sua responsabilità internazionale, e che lo faccia entro 12 mesi dall’adozione della presente risoluzione».
Inoltre si chiede che Israele «adempia senza indugio a tutti i suoi obblighi legali in base al diritto internazionale», compresi quelli stabiliti dalla Corte Internazionale di Giustizia, tra i quali il ritiro di tutte le forze militari dai Territori Palestinesi Occupati, incluse quelle aeree e marittime.
Si chiede poi la fine di «pratiche illegali», con lo smantellamento dei vecchi insediamenti e lo stop alla costruzione di nuovi, l’abrogazione di tutte le leggi che conferiscono uno status diverso (e inferiore) ai palestinesi e che intendono modificare lo status quo dei luoghi sacri.
Si chiede quindi la restituzione delle terre sottratte e dei beni sottratti a partire dal 1967, la possibilità per tutti i palestinesi sfollati di far rientro nelle proprie terre e la riparazione dei danni creati dall’occupazione alle persone fisiche e giuridiche.
L’Assemblea intima poi Israele di «adempiere immediatamente agli obblighi di diritto internazionale indicati nelle rispettive ordinanze di misure provvisorie della Corte Internazionale di Giustizia nel caso relativo all’applicazione della Convenzione sulla Prevenzione e Punizione del Crimine di Genocidio (Sudafrica contro Israele) in relazione al diritto del popolo palestinese nella Striscia di Gaza di essere protetto da tutti gli atti che rientrano nell’ambito degli articoli II e III della Convenzione».
La risoluzione invita inoltre gli Stati a rispettare i loro obblighi in conformità con la legge internazionale, in particolare aiutando a promuovere il diritto all’autodeterminazione dei palestinesi, non riconoscere come legale e legittima l’occupazione israeliana della Palestina nè aiutarla in alcun modo, per esempio interrompendo l’importazione di prodotti provenienti dalle colonie. Si chiede inoltre di non riconoscere nessuno dei cambiamenti fisici, istituzionali o demografici attuati da Israele nei Territori Occupati dopo il 5 giugno 1967.
Lo scorso maggio, l’Assemblea Generale dell’ONU ha votato (con 145 voti a favore, 9 contrari compresi gli USA e 25 astenuti, tra i quali l’Italia) una risoluzione per riconoscere lo Stato palestinese. La decisione aveva suscitato le immediate ire di Israele, con l’ambasciatore alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, che aveva platealmente stracciato la Carta delle Nazioni Unite.
La risoluzione riconosce alla Palestina la qualifica di membro de facto delle Nazioni Unite, estendendone i diritti.
A partire dal 10 settembre, infatti, la Palestina può sedere assieme agli altri Stati membri presso l’Assemblea Generale, rilasciare dichiarazioni a nome di un gruppo, avanzare proposta – e compartecipare alla proposta – di emendamenti e introdurli, proporre temi da inserire nell’agenda degli incontri, fare eleggere propri funzionari presso l’Assemblea Generale, e infine partecipare a pieno titolo alle conferenze ONU.
Fonte: lindipendente.online - 19 settembre 2024
Assemblea generale Onu: “Israele deve cessare l’occupazione illegale del Territorio palestinese”
di Amnesty International Italia
18 settembre 2024
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato oggi una risoluzione che chiede a Israele di porre fine alla presenza illegale nel Territorio palestinese occupato entro 12 mesi, in conformità con il parere emesso dalla Corte internazionale di giustizia (Cig) a luglio.
A seguito della votazione la segretaria generale di Amnesty International, Agnès Callamard, ha dichiarato:
“La risoluzione odierna chiarisce in modo inequivocabile che i 57 anni di occupazione israeliana del Territorio palestinese occupato, in palese violazione del diritto internazionale, non possono più essere tollerati.
Israele deve rispettare immediatamente la risoluzione ritirando le sue forze armate dalla Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, annessa illegalmente, e dalla Striscia di Gaza, occupate dal 1967. Inoltre, Israele deve smantellare gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e annullare la sua annessione illegale, sia dal punto di vista legale che pratico.
Questa risoluzione risponde alle richieste avanzate da tempo dal popolo palestinese e da molti stati in tutto il mondo e mira a mettere in atto lo storico parere della Cig, che conferma l’obbligo legale di Israele di porre fine alla sua occupazione illegale del Territorio palestinese occupato e alla discriminazione sistematica contro la popolazione palestinese.
Da decenni l’occupazione illegale da parte di Israele provoca ingiustizie, spargimento di sangue e sofferenza ai palestinesi su vasta scala. Negli ultimi 11 mesi le violazioni sistematiche dei diritti umani, che caratterizzano l’occupazione brutale di Israele e il suo sistema di apartheid, si sono drammaticamente intensificate.
L’offensiva senza precedenti di Israele contro i palestinesi a Gaza sta producendo gravi danni alla popolazione civile, causando morti, feriti, la distruzione di infrastrutture, la devastazione delle città e conseguenti ondate di sfollamenti forzati. Tutto questo ha reso la Striscia di Gaza praticamente invivibile, facendola piombare in una delle peggiori crisi umanitarie al mondo e aggravando una situazione già disastrosa, dovuta ad un blocco illegale imposto da Israele da 17 anni.
Nel frattempo, Israele ha intensificato la sua campagna repressiva contro i palestinesi della Cisgiordania con operazioni militari mortali accompagnate da estesi danni alle infrastrutture civili, uccisioni illegali, un’escalation di arresti arbitrari, maltrattamenti e torture mentre la violenza dei coloni continua ad aumentare impunemente, causando ulteriori sfollamenti.
L’attuazione della risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite è fondamentale per ripristinare la fiducia nel diritto internazionale. Questo è un momento cruciale per la comunità internazionale. Gli stati, inclusi i suoi alleati, devono garantire che Israele rispetti la risoluzione e ponga fine alla sua continua violazione del diritto internazionale e dei diritti umani e alle ingiustizie storiche contro i palestinesi.
In attesa della fine dell’occupazione illegale israeliana, gli stati terzi devono subito interrompere qualsiasi forma di aiuto o assistenza a Israele, inclusi il blocco delle forniture di armi e la cessazione di tutti i rapporti commerciali con gli insediamenti illegali.
Questi stati devono anche promuovere l’istituzione dei meccanismi previsti dalla risoluzione, che includono la registrazione di tutti i danni causati dall’occupazione militare israeliana e la presa in carico delle violazioni da parte di Israele della Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale. Tali meccanismi devono essere ben progettati e adeguatamente finanziati per garantire che i responsabili siano giudicati come tali, che le vittime ricevano giustizia e che si ponga fine al sistema di apartheid di Israele contro tutti i palestinesi, i cui diritti sono sotto il suo controllo”.
Ulteriori informazioni
La risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite è stata approvata con 124 voti favorevoli, 43 astensioni (tra cui l’Italia) e 14 voti contrari, tra cui quelli degli Stati Uniti d’America e di Israele. La risoluzione, proposta dallo Stato di Palestina, si basa sul parere emesso a luglio dalla Cig, che ha dichiarato che la presenza prolungata di Israele nel Territorio palestinese occupato è illegale e che gli insediamenti devono essere rimossi il più rapidamente possibile.
Fonte: amnesty.it - 18 settembre 2024