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25 ago 2024
Una visione economica delle ragioni di un attacco così efferato di Israele contro Gaza. I progetti israeliani sui territori palestinesi - di GERMAN GORRAIZ LOPEZ (ESP)
22 agosto 2024
Dopo la punizione asimmetrica inflitta da Israele a Gaza, tutte le infrastrutture di base, scuole, moschee, ospedali e il 90 per cento degli edifici sarebbero stati distrutti da bombardamenti aerei sistematici, che hanno causato oltre 40.000 vittime civili palestinesi e diverse migliaia di persone sepolte tra le macerie.
Il vero obiettivo della campagna militare di Gaza sarebbe quello di provocare una seconda Nakba in cui 1,5 milioni di palestinesi saranno costretti ad abbandonare una Gaza diventata un cumulo di macerie e resti umani, rendendo impossibile il ritorno degli sfollati e confinando i palestinesi in un campo di concentramento a cielo aperto situato a Rafah, situazione descritta dall'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, come "apocalittica" pur mettendo in guardia "dal crescente rischio di genocidio".
Un simile confinamento forzato della popolazione di Gaza costituirebbe una misura di pressione per aprire i confini e indurre i palestinesi a stabilirsi nella penisola del Sinai, dopodiché Israele procederebbe con la dichiarazione unilaterale di sovranità su Gaza e sulle sue aree marittime.
Israele, nuovo nodo del gas?
In base agli accordi di pace di Oslo, le acque territoriali palestinesi sarebbero state estese a 20 miglia nautiche nel Mediterraneo e, in seguito all'accordo firmato nel 1999 tra l'Autorità nazionale palestinese e la British Gas Group, le prospezioni hanno determinato che le riserve di gas nella zona ammonterebbero a 1,4 trilioni di metri cubi, di cui il 60% sarebbe palestinese e il resto israeliano.
Questa quantità permetterebbe di soddisfare per anni il fabbisogno elettrico della Striscia di Gaza, e anche di esportare all'estero, ma il suo sfruttamento richiedeva l'accordo tripartito tra Israele, Hamas e l'ANP. Ma dopo l'invasione di Gaza da parte di Israele, Netanyahu avrebbe deciso di prendere il controllo delle rotte marittime e l'esplorazione delle riserve di gas che sarebbero state integrate nelle strutture offshore di Israele.
L'obiettivo dichiarato sarebbe quello di fare di Israele un nodo chiave per l'approvvigionamento di combustibili fossili attraverso oleodotti collegati al continente europeo dai giacimenti di Tamar e Leviathan, cosa che sarebbe paradigmatica se si considera che, aggirando il diritto internazionale e ancor prima di iniziare l'invasione di Gaza Farm, Netanyahu avesse concesso 12 licenze a sei società per esplorare e scoprire ulteriori giacimenti di gas naturale offshore.
Il successivo obiettivo anglo-ebraico sarebbe stato quello di procedere con la costruzione del Canale Ben Gurion, un progetto che prende il nome dal fondatore del regime israeliano, David Ben Gurion, e che fu concepito alla fine degli anni '60 con l'obiettivo di creare una rotta alternativa al Canale di Suez, la principale rotta marittima che collegava l'Europa all'Asia, che sarebbe così passata sotto il controllo ebraico-americano.
Successivamente, nella seconda fase della pulizia etnica intrapresa da Israele, assisteremo all'espulsione della popolazione araba da Gerusalemme Est e all'inarrestabile espansione degli insediamenti di coloni israeliani in Cisgiordania. Ramallah rimane un isolotto palestinese in un oceano di colonie israeliane dove languirà fino alla sua morte e un Abbas diventerà un mero servitore di Israele.
La teoria dei due Stati rimarrà quindi un'utopia impossibile da realizzare, data l'intransigenza di Israele e degli Stati Uniti nel negoziare una pace duratura che implichi il reciproco riconoscimento degli Stati di Israele e Palestina.
* Germán Gorraiz López. (Navarra-España, 1957). Analista economico e geopolitico,
collabora abitualmente con varie pubblicazioni digitali e aziende spagnole e latinoamericane.
Fonte: pressenza.com - 22 agosto 2024
Traduzione a cura de LE MALETESTE