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CHIAPAS (Messico). L'EZLN su Israele-Palestina. Della semina e del raccolto

📢 LE MALETESTE 📢

18 ott 2023

Né Hamas né Netanyahu. Il popolo di Israele sopravvivrà. Il popolo palestinese sopravvivrà. Devono solo darsi una possibilità e lavorare sodo per riuscirci.
di ESERCITO ZAPATISTA di LIBERAZIONE NAZIONALE (Messico)

Comunicato dell'

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

MESSICO

Subcomandante Insurgente Moisés

Ottobre 2023



Quasi 15 anni fa, nella nostra parola si avvertì l'incubo. È stato durante un focolaio ed è stato attraverso la voce del defunto SupMarcos che abbiamo parlato.

Ecco lo scritto di allora:

Della semina e del raccolto
(gennaio 2009)
Forse quello che dirò non è attinente a quello che è il tema centrale di questa tavola, o forse lo è.
Due giorni fa, lo stesso giorno in cui la nostra parola si riferiva alla violenza, l'ineffabile Condoleeza Rice, funzionaria del governo nordamericano, ha dichiarato che quanto sta accadendo a Gaza è colpa dei palestinesi, a causa della sua natura violenta.
I fiumi sotterranei che attraversano il mondo possono cambiare la geografia, ma cantano la stessa canzone.
E quello che ascoltiamo ora riguarda la guerra e il dolore.
Non lontano da qui, in un luogo chiamato Gaza, in Palestina, in Medio Oriente, proprio accanto, un esercito pesantemente armato e addestrato, quello del governo israeliano, continua la sua avanzata di morte e distruzione.
I passi che ha seguito sono, fino ad ora, quelli di una classica guerra militare di conquista: prima un intenso e massiccio bombardamento per distruggere i punti militari “neurali” (come li chiamano i manuali militari) e per “ammorbidire” le fortificazioni della resistenza; poi lo stretto controllo sull’informazione: tutto ciò che si sente e si vede “nel mondo esterno”, cioè esterno al teatro delle operazioni, deve essere selezionato con criteri militari; ora intenso fuoco di artiglieria sulla fanteria nemica per proteggere l'avanzata delle truppe verso nuove posizioni; poi sarà l'assedio e l'assedio a indebolire la guarnigione nemica; poi l’assalto che conquista la posizione annientando il nemico, poi la “pulizia” dei probabili “nidi di resistenza”.
Il manuale militare della guerra moderna, con alcune varianti e integrazioni, viene seguito passo dopo passo dalle forze militari d'invasione.
Di questo sappiamo poco e, certo, ci sono specialisti del cosiddetto "conflitto in Medio Oriente", ma da questo angolo abbiamo qualcosa da dire: Secondo le foto delle agenzie di stampa, i punti “neurali” distrutti dagli aerei governativi israeliani sono case, baracche ed edifici civili.Non abbiamo visto nessun bunker, né caserma militare, né aeroporto, né batterie di cannoni, tra ciò che è stato distrutto.
Quindi noi, scusate la nostra ignoranza, pensiamo che o i mitraglieri degli aerei abbiano una cattiva mira oppure a Gaza non esistano punti militari “neurali”.
Non abbiamo l'onore di conoscere la Palestina, ma presumiamo che in quelle case, capanne ed edifici vivessero persone, uomini, donne, bambini e anziani, e non soldati.
Non abbiamo visto nemmeno fortificazioni di resistenza, solo macerie.
Abbiamo visto, sì, lo sforzo finora vano di assedio dell'informazione e i diversi governi del mondo esitare tra fare lo stupido o applaudire l'invasione, e un'ONU, già inutile da molto tempo, che emette tiepidi comunicati stampa.
Ma aspetta. Adesso ci è venuto in mente che forse per il governo di Israele questi uomini, donne, bambini e anziani sono soldati nemici e, come tali, le capanne, le case e gli edifici in cui vivono sono baracche che devono essere distrutte.
Quindi sicuramente il fuoco di artiglieria caduto su Gaza questa mattina aveva lo scopo di proteggere l’avanzata della fanteria dell’esercito israeliano da quegli uomini, donne, bambini e anziani.
E il presidio nemico che vogliono indebolire con l’assedio che viene posto intorno a Gaza non è altro che la popolazione palestinese che vive lì. E che l’assalto cercherà di annientare quella popolazione. E che ogni uomo, donna, bambino o anziano che riuscirà a sfuggire, nascondendosi, al prevedibile sanguinoso assalto, verrà poi “cacciato” affinché la bonifica venga completata e il capo militare incaricato dell'operazione possa riferire ai suoi superiori “abbiamo completato la missione”.
Scusate ancora la nostra ignoranza, forse quello che stiamo dicendo non è, in effetti, pertinente al caso, o alla cosa, a seconda. E che invece di ripudiare e condannare il crimine in atto, come indigeni e come guerrieri quali siamo, dovremmo discutere e prendere posizione nella discussione se “sionismo” o “antisemitismo”, o cosa all’inizio erano le bombe di Hamas.
Forse il nostro pensiero è molto semplice e ci mancano le sfumature e i limiti che sono sempre necessari nell'analisi, ma per noi zapatisti a Gaza c'è un esercito professionale che uccide una popolazione indifesa.
Chi in basso e a sinistra può tacere?
-*-
Vale la pena dire qualcosa? Ci sono bombe che fermano le nostre urla? La nostra parola salva la vita di qualche bambino palestinese?
Pensiamo che funzioni, che forse non fermeremo una bomba né la nostra parola diventerà uno scudo corazzato che impedisca quel proiettile calibro 5,56 mm o 9 mm, con le lettere “IMI” (“Industria militare israeliana”) incise sulla base della cartuccia, arriva al petto di una ragazza o di un ragazzo, perché forse la nostra parola riuscirà ad unirsi ad altri in Messico e nel mondo e forse prima diventerà un soffio, poi una voce forte, e poi un grido che sentono nel ciclo.
Non sappiamo voi, ma noi, zapatisti dell'EZLN, sappiamo quanto sia importante, in mezzo alla distruzione e alla morte, sentire qualche parola di incoraggiamento.
Non so come spiegarlo, ma a quanto pare sì, le parole da lontano forse non riescono a fermare una bomba, ma è come se si aprisse una crepa nella stanza nera della morte e una piccola luce filtrasse.
Per il resto, accadrà ciò che accadrà di per sé. Il governo di Israele dichiarerà di aver inferto un duro colpo al terrorismo, nasconderà al suo popolo l’entità del massacro, i grandi produttori di armi avranno ottenuto una tregua economica per affrontare la crisi e “l’opinione pubblica mondiale”, quella malleabile entità e sempre così, si volgerà a guardare altrove.
Ma non solo. Accadrà anche che il popolo palestinese resisterà, sopravviverà e continuerà a combattere, e continuerà ad avere simpatia dal basso per la sua causa.
E forse sopravvivrà anche un ragazzo o una ragazza di Gaza. Forse cresceranno e, con loro, la rabbia, l'indignazione, la rabbia. Forse diventeranno soldati o miliziani di uno dei gruppi che combattono in Palestina. Forse dovrà affrontare la lotta contro Israele. Magari lo fa sparando con un fucile. Magari facendosi esplodere con una cintura di candelotti di dinamite intorno alla vita.
E poi, lassù, scriveranno sulla natura violenta dei palestinesi e faranno dichiarazioni in cui condannano quella violenza e ci sarà un altro dibattito se si tratti di sionismo o antisemitismo.
E poi nessuno si chiederà chi ha seminato ciò che è stato raccolto.

Per gli uomini, le donne, i bambini e gli anziani dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Il subcomandante ribelle Marcos.
Messico, 4 gennaio 2009.


-*-



Quelli che allora erano minorenni, quasi 15 anni fa, e sono sopravvissuti, beh... C’è chi ha avuto il compito di seminare ciò che viene raccolto oggi, e c’è chi, impunemente, ripete la semina.


Coloro che solo pochi mesi fa giustificavano e difendevano l’invasione della Russia di Putin in Ucraina, citando il loro “diritto a difendersi da una potenziale minaccia”, ora devono destreggiarsi (o scommettere sull’oblio) per invalidare tale argomento contro Israele. E viceversa.


Oggi ci sono, in Palestina e Israele – e in tutto il mondo – bambini e giovani che imparano ciò che insegna il terrorismo: che non ci sono limiti, né regole, né leggi, né vergogna. Nessuna responsabilità.


-*-


Né Hamas né Netanyahu. Il popolo di Israele sopravvivrà. Il popolo palestinese sopravvivrà. Devono solo darsi una possibilità e lavorare sodo per riuscirci.


Intanto ogni guerra continuerà ad essere solo il preludio di quella successiva, più feroce, più distruttiva, più disumana.


Dalle montagne del sud-est messicano.


Subcomandante Insurgente Moisés.

Messico,

ottobre 2023



fonte: caminoalandar.org - ottobre 2023

traduzione a cura de LE MALETESTE

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