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La violenza sostituisce il diritto internazionale

🌐 LE MALETESTE 🌐

12 apr 2024

Stiamo andando verso la normalizzazione della violenza e la militarizzazione, la via scelta da chi sta al vertice per risolvere tutti i problemi, da quelli sociali a quelli economici.
di RAUL ZIBECHI (MEX)

di Raúl Zibechi

8 aprile 2024 0


L'ingresso violento della polizia ecuadoriana nell'ambasciata messicana a Quito segna un punto di svolta nelle relazioni internazionali in America Latina. Non è certo la prima volta che accade qualcosa di simile. Le ambasciate sono state violate in diverse occasioni, in particolare da regimi autoritari, come accadde a Montevideo nel 1976, quando i soldati della dittatura entrarono nell'ambasciata venezuelana per rapire un prigioniero politico che era fuggito dai suoi sequestratori.


Ma è l'eccezione. Nemmeno le dittature di Pinochet e Videla hanno osato invadere le ambasciate. Migliaia di militanti perseguitati, le cui vite erano in pericolo, si rifugiarono in Cile. Durante i 17 anni del governo militare cileno, le ambasciate furono rispettate. L'ex presidente argentino Héctor Cámpora ha trascorso tre anni in asilo presso l'ambasciata messicana a Buenos Aires, una struttura che non è mai stata invasa dalla giunta militare genocida.


L'irruzione nell'ambasciata messicana a Quito per arrestare l'ex vicepresidente Jorge Glas segna una rottura, soprattutto a causa della scarsa reazione nella regione e nel mondo, che si limita a semplici dichiarazioni. Stiamo andando verso la normalizzazione della violenza e la militarizzazione, la via scelta da chi sta al vertice per risolvere tutti i problemi, da quelli sociali a quelli economici.


Tuttavia, credo che la gravità degli eventi di Quito, guidati dal presidente Daniel Noboa, risieda nel contesto geopolitico in cui si verificano.


In primo luogo, il proliferare di guerre che già si erano moltiplicate a partire dalla crisi del 2008 e dalla Primavera Araba: Libia, Siria, Yemen, Afghanistan, tra le più evidenti. Poi, dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e dalla guerra di Israele a Gaza, stiamo assistendo a un'escalation di guerre in cui le principali potenze nucleari appaiono direttamente coinvolte.

Ciò è tanto evidente quanto la crescente insensibilità delle classi dirigenti nei confronti delle sofferenze delle popolazioni, cosa che fa spaccare gli occhi nei confronti del popolo palestinese.


In secondo luogo, l’America Latina sembra essere al centro della disputa geopolitica tra Stati Uniti e Cina-Russia per l’egemonia nella regione. Secondo il think tank francese European Laboratory for Political Anticipation (LEAP), l’Asia e l’Africa vivono già in una realtà multipolare, nella quale le potenze sopra citate hanno una presenza importante, oltre all’India in Asia e all’Iran in Medio Oriente.


Tuttavia, l'America Latina presenta ancora un diverso rapporto di forza, che favorisce l'unilateralismo di Washington, motivo per cui il LEAP conclude che sarà la principale regione in conflitto. L’editoriale del suo Bollettino 180, del dicembre 2023, sottolinea a proposito dell’America Latina: “Considerata a lungo il cortile di casa degli Stati Uniti, e più recentemente oggetto di un’attiva strategia di influenza da parte della Cina, ora cammina sul filo del rasoio, talvolta cercando di forgiare un destino più autonomo, come il Brasile, o capace di inclinarsi da una parte o dall’altra. L’elezione in Argentina di Javier Milei, "libertario" americanista, che avrebbe dovuto aderire ai BRICS alla fine dell’anno, è l’incarnazione di questo gioco di influenze in corso, che si accentuerà nei prossimi anni” (https:// geab.eu/es/magazine/geab-180/).


All’elezione di Milei si aggiungono la destra Noboa in Ecuador, la prospettiva di un governo di destra in Cile, l’aggravarsi del conflitto interno al MAS della Bolivia che indebolisce le forze progressiste e il possibile ritorno di Bolsonaro al potere in Brasile.


Degna di nota è la recente deriva filoamericana del governo Milei. Il generale Laura Richardson, nella sua recente visita in Argentina, ha sottolineato la necessità che entrambi i paesi dispieghino le loro forze armate nella Terra del Fuoco, poiché si tratta di un'area strategica "per i trasporti internazionali" e come "porta verso l'Antartide".


Il riposizionamento di Washington nella regione tende quindi a consolidarla come spazio privilegiato per i suoi interessi globali, il che prevede una crescente concorrenza geopolitica ma, soprattutto, una tendenza ancora maggiore alla militarizzazione.


È tempo che la gente parli. Negli Stati Uniti e in Europa ci sono state forti mobilitazioni che chiedevano un cessate il fuoco da parte di Israele e Hamas. Ciò ha portato il governo di Joe Biden a mostrare una piccola incrinatura nelle sue relazioni con Israele, sebbene rimanga il primo paese a fornirgli armi. Ma ciò che è più notevole è la crescente mobilitazione della società israeliana contro il Primo Ministro Netanyahu. Non va dimenticato che la mobilitazione della gioventù americana fu decisiva per porre fine alla guerra in Vietnam negli anni ’60.


Per questo motivo, credo che le società civili latinoamericane abbiano la chiave per fermare la corrente militarista oggi dominante. Tuttavia, per svolgere un ruolo decisivo negli scenari nazionale, regionale e globale, le persone devono superare la dipendenza politica e ideologica che hanno mostrato nei confronti di governi e partiti progressisti.


fonte: (MEX) https://desinformemonos.org/la-violencia-sustituye-al-derecho-internacional/ - 8 aprile 2024

traduzione a cura de LE MALETESTE

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