📢 LE MALETESTE 📢
15 nov 2023
Scandalo “umanitario” in Congo: 250 dollari, un corso di formazione e tante scuse per le vittime degli abusi, anche sessuali, messi in campo da operatori internazionali.
di MARCO BOCCITTO (il manifesto, 15 nov. 2023)
15 novembre 2023
Tra il 2018 e il 2020, quando l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, organismo delle Nazioni Unite, NdR) era impegnata in Congo per debellare l’Ebola, i suoi dipendenti avrebbero abusato di almeno 104 donne congolesi, poi state risarcite con la cifra di 250 dollari ciascuna. Lo ha rivelato l’agenzia di stampa Associated Press, che ha avuto accesso a rapporti interni all’organizzazione.
Le vittime, alcune minorenni, hanno raccontato a una commissione indipendente ogni genere di violenza e di pesanti ricatti a sfondo sessuale, convinte anche dalla garanzia di anonimato. All’inizio erano una cinquantina, nel tempo sono diventate 115. Alcune hanno denunciato aggressioni e stupri, altre di essere state abusate e sfruttate sessualmente con la promessa di ottenere un impiego, o con la minaccia di perdere quello ottenuto per miracolo, costrette a raggiungere i loro aguzzini negli hotel e negli alloggi riservati al personale straniero.
Va sottolineato che 26 di queste ragazze hanno avuto in seguito gravidanze indesiderate, con casi di gravi complicanze per madre e figlio. 18 di queste accusano personale dell’Oms. E lo stesso hanno fatto 27 delle 34 donne che si sono aggiunte in marzo al gruppo. 5 invece hanno indicato membri dello staff Unicef, una ha chiamato in causa l’organizzazione statunitense World Vision, un’altra il Comitato internazionale della Croce rossa.
Ora emerge anche che per ricevere il ricco “premio” le vittime dovranno completare un corso di formazione in attività «generatrici di reddito».
L’Onu ha aperto la sua indagine interna e come è prassi non se ne saprà nulla prima delle conclusioni. L’Oms ha inviato sul posto la dottoressa Gaya Gamhewage, direttrice dell’organo che dovrebbe occuparsi di prevenzione delle «cattive condotte sessuali», e nel caso ripararvi: è la prima a convenire sul fatto che ad ora «non è stato fatto abbastanza» per queste donne. 250 dollari, dopo che il portavoce dell’Unicef Christopher de Bono ha promesso un «sostegno inestimabile alle vittime» se le accuse dovessero essere provate.
Gli indagati sarebbero un’ottantina: giunti a Beni o a Butembo, nel martoriato Nord Kivu, da Canada, Francia e Belgio, così come da Costa d’Avorio, Burkina Faso e Guinea-Conakry, con il mandato di aiutare la popolazione a superare gli effetti dei una grave emergenza sanitaria (almeno 2.300 i morti). Crisi da aggiungersi, nella fattispecie, alle piaghe di una regione già provata da stragi di civili permanenti, masse di profughi, i troppi appetiti feroci attivati dalla quantità di minerali preziosi offerti dal sottosuolo locale. E forse si spiegano così anche parte dei malumori sorti tra la popolazione locale, di fronte a un fenomeno apparentemente così diffuso, nei confronti degli operatori sanitari internazionali.
Scuse a profusione e promesse di «tolleranza zero» erano giunte dai vertici di Oms e Onu. I precedenti – clamorosi – in Centrafrica e a Haiti, protagonisti i caschi blu, non fanno troppo ben sperare.
MARCO BOCCITTO
Fonte: ilmanifesto.it - 15 nov. 2023