ā LE MALETESTE ā
13 mar 2024
In Italia come in Europa, un allargamento del ācomplesso militare industrialeā non fa che alimentare il riarmo e i rischi di estensione dei conflitti.Ā Le industrie italiane, Leonardo e Fincantieri, fanno affari d'oro, con minor numero di manodopera.
di GIANNI ALIOTI
Leonardo, la maggiore impresa militare italiana con oltre il 70% del settore, ĆØ ormai una multinazionale integrata alle compagnie Usa, dedita allāexport (75% dei ricavi), al centro di complessi reticoli azionari. Fa affari dāoro, ma detiene una quota relativamente bassa dellāoccupazione manifatturiera italiana.
4 Marzo 2024
āBei tempi per gli azionisti e i manager dellāindustria militareā o meglio āGood times for the Military-Industrial Complexā, si puĆ² dire, parafrasando John Adam Tooze. In realtĆ lo storico inglese, professore alla Columbia University e direttore dellāEuropean Institute, Adam Tooze, ha scritto nel dicembre 2023 sulla sua Chartbook newsletter, una frase ben peggiore:āGood times for the merchants of deathā, commentando i dati del Financial Times sullāaumento del portafoglio ordini delle aziende del settore e della loro crescita in Borsa. E in effetti gli ordinativi di armamenti, munizioni e nuovi sistemi ad uso militare sono ai massimi storici.Ā
Una recente analisi del Financial Times su 15 gruppi multinazionali che producono per il settore militare, tra cui i maggiori appaltatori statunitensi ā la britannica BAE Systems, lāitaliana Leonardo e la sudcoreana Hanwha Aerospace ā ha rilevato che alla fine del 2022 ā lāultimo per il quale sono disponibili dati sullāintero anno ā il loro portafoglio ordini complessivo era 777,6 miliardi di dollari, ben piĆ¹ nutrito rispetto ai 701,2 miliardi di dollari di soli due anni prima.Ā
La crescita degli ordini e dei profitti per le aziende del settore, dovuti allāaumento esponenziale delle spese militari nel mondo, hanno gonfiato le quotazioni di Borsa. Fatto 100 il valore azionario al 15 settembre 2021 di Leonardo, questo ĆØ cresciuto al 15 dicembre 2023 del 210 per cento. Nello stesso periodo il valore azionario di BAE Systems, Thales e Lockheed Martin ĆØ cresciuto, rispettivamente del 193, 180 e 132 per cento (1). āBei tempi per gli azionisti e i manager dellāindustria militareā, appunto.
Se questo ĆØ il contesto nel quale si trova a operare lāindustria militare italiana, lo scopo di questo articolo ĆØ delinearne il profilo e la dimensione, soffermandoci solo sulle due maggiori imprese.
La prima cosa che balza agli occhi ĆØ, infatti, il grado di concentrazione del fatturato dellāindustria militare in poche aziende e la posizione dominante di Leonardo (ex Finmeccanica) in campo aeronautico, elettronico e degli armamenti terrestri, e di Fincantieri nella costruzione navale. Si tratta di due grandi imprese multinazionali (13Ā° e 46Ā° posto nella classifica SIPRI delle prime 100 aziende per fatturato militare) in cui lo Stato ha mantenuto una quota di controllo. I loro ricavi nelle produzioni militari (2022) raggiungono i 15,3 miliardi di dollari Usa, pari al 12% del giro dāaffari del settore in Europa e a circa il 2,6% di quello mondiale. In Italia, concentrano insieme intorno allā80% del fatturato dellāindustria militare. Una parte importante di questo fatturato ĆØ realizzato allāestero: per Leonardo in Usa, Regno Unito, Polonia e Israele, per Fincantieri in Usa (2).
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Il lavoro piĆ¹ sistematico di mappatura e documentazione su questo universo ĆØ stato realizzato da The Weapon Watch, Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei (3) con sede a Genova, che ha prodotto lāĀ«Atlante delle aziende in Italia operanti nel settore aerospazio e difesaĀ».Ā
Incrociando le 874 aziende censite nellāAtlante con i dati della āRelazione annuale al Parlamento ai sensi della Legge 185 del 1990ā, The Weapon Watch ha identificato 212 imprese che, negli ultimi sei anni, hanno avuto lāautorizzazione a esportare armamenti. Queste rappresentano il āprimo livelloā del complesso militare-industriale italiano. Il fatturato complessivo di queste 212 aziende ĆØ stato negli ultimi tre anni rispettivamente di 22,5 miliardi di euro nel 2019, di 20,1 miliardi nel 2020 e di 22,9 miliardi nel 2021. Complessivamente il numero degli occupati in Italia ĆØ di 77-78 mila unitĆ (oltre 40 mila nel militare).
Al vertice del complesso militare italiano, oltre Leonardo e Fincantieri, troviamo per fatturato militare e per valore delle autorizzazioni allāexport4 le seguenti aziende: Avio Aero (5), Thales Alenia Space Italia (6), Avio Space Propulsion (7), MBDA Italia (8), Iveco Defence Vehicles (9), ELT Elettronica (10), Rheinmetall (11), Fabbrica dāArmi Pietro Beretta.
Sommate insieme, queste prime 10 aziende concentrano intorno al 90% del fatturato complessivo in campo militare. La posizione dominante di Leonardo ĆØ confermata dalla sua partecipazione nellāazionariato e nei CdA di quattro di queste aziende (Thales Alenia Space, Avio Space, MBDA e ELT) e in joint-venture con altre due (Orizzonte Sistemi Navali con Fincantieri e Iveco-Oto Melara con Iveco DV).
Altre informazioni sullāindustria militare in Italia provengono dalla Federazione aziende Italiane per lāaero-spazio, la difesa e la sicurezza ā AIAD collegata a Confindustria, che associa 180 imprese.
Il Centro Studi AIAD in collaborazione con Prometeia (12) ha pubblicato un rapporto con i dati del settore, presentato nel febbraio 2023 dal presidente di AIAD (13) in un intervento alla Commissione Esteri e Difesa del Senato. Nel 2021 lāammontare totale dei ricavi nellāindustria aerospaziale e della difesa risultava, intorno ai 16,5 miliardi di euro, di cui il 58% in ambito militare (9,6 miliardi di euro pari allo 0,5% del PIL) e il restante 42% sui mercati civili. LāAIAD stima unāoccupazione diretta totale nel settore di quasi 52 mila. In campo militare corrisponde a una stima intorno ai 30 mila occupati diretti, pari allo 0,8% dellāoccupazione nellāindustria manifatturiera in Italia.Ā
Leonardo
Nata dallāaccorpamento realizzato in Finmeccanica tra gli anni Novanta e gli anni Duemila della maggior parte dellāindustria militare italiana ā a partire dalle molte aziende a partecipazione statale (14), Leonardo negli ultimi ventāanni ĆØ cresciuta nel militare espandendosi sul piano internazionale con acquisizioni e investimenti esteri (15). Nel 2022 il gruppo ha acquisito il 25,1% delle azioni della tedesca Hendsoldt (16), al 51Ā° posto della classifica SIPRI delle 100 maggiori imprese militari, con oltre 1,7 miliardi di dollari di fatturato, quasi tutti in campo militare. Nello stesso anno, attraverso la controllata statunitense Leonardo DRS ha rilevato il controllo del 100% dellāazienda israeliana Rada Electronic Industries.Ā
Leonardo a livello globale ha 51.391 occupati (2022) distribuiti il 63% in Italia, il 15% nel Regno Unito, il 14% negli Usa, lo 0,5% in Israele e il 2,5% nel resto del mondo. 32.327
ll gruppo ĆØ attualmente organizzato su otto aree di attivitĆ : elettronica, elicotteri, aerei, cyber & security, spazio, droni, aero-strutture, automazione. Ha una posizione di forza internazionale nel comparto elicotteri e nellāelettronica per la difesa; mentre in campo aeronautico opera principalmente come sub-fornitore di primo livello per i grandi produttori di aerei militari degli Stati Uniti. Il gruppo ĆØ ancora attivo nella produzione di armamenti navali e terrestri (ex-Oto Melara e consorzio con Iveco DV) e nel comparto navale subacqueo (ex-Wass).Ā
In campo terrestre Leonardo ha firmato, recentemente, un accordo di cooperazione europea con il gruppo franco-tedesco KNDS per la progettazione e produzione di un nuovo carro armato, e per la costruzione e la manutenzione dei nuovi Leopard 2 tedeschi, incluso lāinserimento di strumentazioni elettroniche made in Italy.Ā
In campo aeronautico Leonardo e il governo italiano, ancora una volta uscendo dal perimetro dei programmi europei (17), hanno deciso di partecipare al programma Tempest- in sigla Gcap ā per un caccia di sesta generazione, lanciato dalla britannica BAE Systems. Al programma, al quale avevano aderito Leonardo e la svedese Saab, nel dicembre 2023 si ĆØ unita anche la giapponese Mitsubishi Heavy Industries.
Il principale azionista ĆØ il ministero dellāEconomia e Finanze (30,2%), che detiene una āgolden shareā data lāimportanza strategica della societĆ , ma un ruolo sempre piĆ¹ decisivo nella sua gestione lo giocano i fondi istituzionali, che per il 53% sono nord-americani e inglesi. Tra questi investitori istituzionali piĆ¹ figurano diversi colossi americani della finanza: Dimensional Fund Advisors LP, The Vanguard Group, Norges Bank Investment, T. Rowe Price International Ltd Management, Goldman Sachs Asset Management, BlackRock Fund Advisors, Goldman Sachs Asset Management International e DNCA Finance SA.Ā
In Italia Leonardo controlla oltre il 70% delle produzioni militari e le esportazioni (intorno al 75%) rappresentano la parte piĆ¹ importante dei suoi ricavi. La componente militare rappresenta ormai lā83% del fatturato dellāazienda. Tale strategia ha avuto effetti fortemente negativi sullāoccupazione.
Negli ultimi 15 anni il gruppo Leonardo ha registrato un calo del numero totale degli occupati in Italia del 24% e una perdita secca del 17% di posti di lavoro nel comparto aeronautico.Ā
Sul totale degli occupati, nel periodo considerato, hanno inciso soprattutto le dismissioni dallāex-Finmeccanica di Ansaldo Energia e del comparto dei trasporti metro-ferroviari ceduto ai giapponesi di Hitachi, non compensate dalle nuove acquisizioni (18). Mentre nel settore aeronautico, il cui perimetro societario ĆØ rimasto invariato, si sono persi oltre duemila posti di lavoro. CiĆ² si ĆØ verificato nonostante Leonardo stia partecipando alla produzione dei nuovi caccia F35, un programma che era stato approvato da Camera e Senato con illusorie promesse del governo e dellāAeronautica militare italiana di creazione di nuovi 10 mila posti di lavoro. In realtĆ si tratta di acquisizioni dagli Stati Uniti con limitati effetti sulle produzioni italiane.
Nel complesso, Leonardo si presenta come una multinazionale militare (con il controllo dello Stato italiano), subordinata in molti campi alle strategie tecnologiche e produttive delle grandi imprese Usa, che si ĆØ allontanata dai progetti di co-produzioni europee, che opera sulla base di logiche finanziarie e che ha largamente abbandonato le possibilitĆ di sviluppare produzioni civili. Un esempio di strategia dāimpresa che punta a guadagni di breve periodo anzichĆ© allo sviluppo di tecnologie e mercati diversificati, e di cattiva politica industriale da parte dei governi italiani di questi anni.
Fincantieri
Fincantieri ha mantenuto la continuitĆ con la storica azienda a partecipazione statale con il controllo dei maggiori cantieri navali del Paese. Ć la maggiore impresa occidentale di costruzioni navali, ha una forte attivitĆ nelle navi da crociera, ma negli ultimi due anni ha aumentato la quota di produzioni di navi da guerra dal 20 al 36% del fatturato totale, con 2.820 milioni di dollari di fatturato militare nel 2022, arrivando al 46Ā° posto nella classifica SIPRI delle 100 maggiori imprese militari.Ā
Fincantieri ha oltre 20 mila addetti nel mondo, di cuiĀ 10.445 in Italia (52%) e 9.640 allāestero, occupati in 20 cantieri navali, di cui 9 in Italia, 5 in Norvegia, 2 in Romania, 2 in Usa, 1 in Brasile e 1 in Vietnam.Ā
Leader nelle navi da crociera, Fincantieri produce anche piattaforme offshore, navi posa cavi, traghetti veloci e grandi yacht, oltre alle diverse tipologie di navi militari: portaerei, cacciatorpediniere, fregate, corvette, pattugliatori, navi anfibie, unitĆ di supporto logistico, navi multi-ruolo e da ricerca, navi speciali, sommergibili. Nel settore militare Fincantieri gestisce (con il 51% delle azioni) insieme a Leonardo (49%) lāazienda italiana āOrizzonte Sistemi Navaliā, con sede a Genova.
Nel 2023 Fincantieri ha acquisito nuovi ordini per 5,5 miliardi di euro, di cui 4 si riferiscono alla cantieristica navale (militare e crociere) e 1,5 allāoffshore e alle navi posa-cavi. Il portafoglio dāordini totale ha raggiunto i 22 miliardi (+23% rispetto al 2022). Lāutile lordo del gruppo ĆØ in aumento del 60% rispetto al 2022.Ā
Nel febbraio del 2024 la Fincantieri e il gruppo Edge (Emirati Arabi Uniti) hanno dato vita a una joint venture per la produzione di navi militari. Nella joint venture, che avrĆ sede ad Abu Dhabi, la Edge deterrĆ il controllo con il 51% mentre alla Fincantieri ĆØ affidata la direzione gestionale.
Un settore in espansione internazionale ĆØ quello delle attivitĆ subacquee e, in questo ambito, Fincantieri ĆØ parte con Leonardo del polo nazionale guidato dalla Marina Militare Italiana a Spezia. Il settore della subacquea non significa solo sommergibili, ma anche esplorazione dei fondali e monitoraggio-sicurezza dei cavidotti e delle infrastrutture energetiche e di telecomunicazione sottomarine. Questo spiega la recente acquisizione della Remazel Engineering, unāazienda ingegneristica con esperienza nei gasdotti e oleodotti sottomarini.
Il capitale sociale di Fincantieri ĆØ detenuto per il 71,32% da Cassa Depositi e Prestiti, a sua volta controllata dal ministero dellāEconomia e delle Finanze. Il restante 28,61% ĆØ mercato azionario indistinto e solo lo 0,07% sono azioni proprie di Fincantieri.
La struttura occupazionale della cantieristica si ĆØ trasformata nellāultimo decennio con un grandissimo utilizzo di imprese di subfornitura e subappalto impegnate allāinterno dei grandi cantieri per attivitĆ specifiche. Accanto ai 10.445 dipendenti diretti di Fincantieri, ci sono 28.240 occupati nelle ditte di appalto (indiretti di primo livello) e altri 22.585 occupati nelle moltissime ditte di subappalto (per un totale di 61.270 persone). Tali imprese si sono sviluppate sulla base delle spinte verso una continua riduzione dei costi di produzione, e sono caratterizzate da una larghissima presenza di lavoratori immigrati, spesso con bassi salari e condizioni di lavoro e di vita particolarmente disagiate.
Conclusioni
Nel complesso, lāindustria militare italiana, con unāoccupazione stimata dallāAIAD in poco piĆ¹ di 30 mila addetti nelle produzioni militari (oltre 40 mila secondo lāAtlante di The Weapon Watch), ha un rilievo modesto nel sistema manifatturiero del Paese. Le due maggiori imprese ā Leonardo e Fincantieri, a controllo pubblico ā sono diventate, negli ultimi 20 anni, multinazionali con una ragguardevole presenza estera e, specie Leonardo, con un forte orientamento finanziario.Ā
Sul piano tecnologico e produttivo, lāindustria militare italiana ha assunto con Leonardo un ruolo di integrazione subalterna nelle strategie degli Stati Uniti e ha largamente abbandonato la strada delle co-produzioni europee. Numerose imprese sono diventate filiali di multinazionali straniere, integrate nei loro sistemi produttivi sul mercato delle commesse militari italiane. Le esportazioni di armi sono una componente rilevante delle produzioni realizzate in Italia.Ā
Con queste caratteristiche, lāattuale aumento della spesa per acquisto di armamenti in Italia e in Europa puĆ² offrire un relativo allargamento delle commesse e del portafoglio ordini, ma ĆØ difficile immaginare una crescita significativa (e autonoma) dellāindustria militare italiana nelle tecnologie aeronautiche, elettroniche, navali e spaziali piĆ¹ avanzate. In questi ambiti le principali acquisizioni di armamenti e nuovi sistemi dāarma da parte delle Forze Armate italiane, continueranno a essere caratterizzate ā comāĆØ avvenuto per i caccia F35 ā da importazioni di prodotti finiti e/o componenti strategici dagli Usa e/o dai principali paesi europei (Francia, Germania e Regno Unito) con cui sono in corso accordi tecnologici e produttivi.
Le scelte di politica industriale dei passati governi e le strategie produttive di Leonardo e degli altri protagonisti del settore hanno portato a piĆ¹ alte quotazioni di Borsa e a maggiori dividendi per gli azionisti, ma fanno delle produzioni militari un ācattivo affareā per lāeconomia e lāoccupazione in Italia. In Italia come in Europa, un allargamento del ācomplesso militare industrialeā non fa che alimentare il riarmo e i rischi di estensione dei conflitti.Ā
Al contrario, lo sviluppo di produzioni civili, con strategie di diversificazione e riconversione, potrebbe consentire una maggior espansione delle capacitĆ tecnologiche e dellāinnovazione della nostra industria, con ricadute positive sia in termini di produttivitĆ e qualitĆ sullāinsieme del sistema economico e manifatturiero, sia con un aumento di investimenti destinati alla messa in sicurezza del territorio e del patrimonio artistico e culturale, al miglioramento del sistema sanitario ed educativo, alla transizione ecologica e digitale.Ā
NOTE:
(1) Philippe Leymarie, La guerra in Ucraina alimenta la corsa agli armamenti, Le Monde Diplomatique il manifesto gennaio 2024
(2) Nelle attivitĆ civili il gruppo ĆØ presente anche in Norvegia, Romania, Brasile e Vietnam.
(3) https://www.weaponwatch.net/chi-siamo/
(4) Nel 2022 le prime 5 aziende per valore complessivo di autorizzazioni allāexport sono state: Leonardo con 1.802,3 milioni di euro, Iveco Defence Vehicles con 593,3 milioni, MBDA Italia con 304,8 milioni, Elettronica con 167,1 milioni e Avio Aero (GE Aerospace) con 140,2 milioni.
(5) Motori e sistemi di propulsione aeronautici, di proprietĆ dellāamericana GE Aerospace.
(6) Settore aerospaziale, controllata dalla francese Thales con una partecipazione di Leonardo.
(7) Propellenti per settore spaziale, partecipata da Leonardo.
(8) Missili ed elettronica per sistemi missilistici, controllata da Airbus, BAE Systems e Leonardo.
(9) Veicoli blindati, divisione di Iveco Group controllato dal gruppo finanziario Exor della famiglia Agnelli.
(10)Specializzata in guerre elettroniche ĆØ partecipata da Leonardo.
(11) Il gruppo tedesco Rheinmentall, leader europeo negli armamenti terrestri e nel munizionamento, ĆØ presente con Rheinmetall Italia (ex-Contraves) e con RWM Italia.
(12) Azienda di consulenza e ricerca economica con sede a Milano.
(13) Intervento Presidente AIAD ā Ing. Giuseppe Cossiga, Commissione Esteri e Difesa Senato, Roma 14 Febbraio 2023
(14) Nel 1994 Finmeccanica acquisisce le aziende della difesa dellāEFIM: Agusta (elicotteri), Breda Meccanica Bresciana (artiglieria navale e terrestre), Breda Costruzioni Ferroviarie (treni), Officine Galileo (sistemi elettro-ottici), OTO Melara (armamenti terrestri e navali), SMA (radar navali e terrestri), BredaMenarinibus (autobus). Nel 1995 acquisisce da FIAT la Whitehead (produzioni siluri), che fondendosi con Alenia-Elsag Sistemi Navali dĆ vita alla Wass. Con lāapporto delle nuove societĆ , si concentra oltre il 70% dellāindustria nazionale a produzione militare in Finmeccanica, che controlla giĆ il gruppo Alenia operativo nei comparti dellāaerospazio e dellāelettronica per la difesa. Questo processo di concentrazione in Italia in campo militare si rafforza negli anni successivi con le ulteriori acquisizioni di Aermacchi, Ote e la divisione della Marconi Italiana operante nei sistemi di difesa. Contemporaneamente inizia il processo di dismissioni in campo civile con la vendita in ordine cronologico di EsaOte Biomedica, di Elsag Bailey Process Automation (leader mondiale nellāautomazione industriale) e delle controllate nella robotica e automazione di fabbrica, di ST Microelettronics e degli asset inerenti lāenergia eolica.
(15) Il primo mattone del processo di internazionalizzazione di Leonardo (allora Finmeccanica) ĆØ la nascita nel 2000 del consorzio Agusta-Westland in campo elicotteristico con il gruppo britannico GKN. Nel 2004 acquisisce il 100% di AgustaWestland e nel 2005 gli asset britannici di BAE Systems nellāavionica e comunicazioni. Il Regno Unito diventa il secondo mercato domestico del gruppo. Nel 2008 Finmeccanica acquisisce la statunitense DRS Technologies attiva nellāelettronica per la difesa. Gli Stati Uniti diventano il terzo mercato domestico. Nel 2009 ĆØ la volta dellāazienda polacca produttrice di elicotteri e aerostrutture, ad essere acquisita. La Polonia, quindi, diventa per Leonardo il quarto mercato domestico.Ā
(16) Il gruppo Hensoldt, con un fatturato nel 2022 di 1.795 milioni di dollari ha unāoccupazione di 6.500 persone a livello mondiale, di cui 4.700 in Germania. Nel dicembre 2023 ha acquisito la tedesca ESG Elektroniksystem- und Logistik, che impiega 1.380 persone in Germania, Olanda e Stati Uniti con un fatturato di circa 330 milioni di euro.
(17) La francese Dassault Aviation e la societĆ europea Airbus (Francia, Germania, Spagna) svilupperanno congiuntamente, in alternativa al Tempest, il progetto FCAS ā Future Combat Air System.
(18) Leonardo (ex-Finmeccanica), nel periodo considerato, ha effettuato le seguenti acquisizioni e dismissioni, modificando in Italia il perimetro industriale e lāoccupazione del Gruppo. Acquisizioni: Datamat (2007), Sistemi Dinamici (2016), Vitrociset (2018), Alea (2021). Dismissioni: Ansaldo Energia (2013), Ansaldo Breda, Ansaldo Sts, Breda Menarini bus (2014), Electron Italia (2017).
fonte: sbilanciamoci.info - 4 marzo 2024