📢 LE MALETESTE 📢
11 dic 2023
’Ue si è dotata della prima legge al mondo sull’intelligenza artificiale, proponendosi così come modello di regolazione globale. AMNESTY INTERNATIONAL la critica e passa all'attacco.
di AMNESTY e IL MANIFESTO
Antecedente
Il comunicato di AMNESTY INTERNATIONAL
5 Dicembre 2023
Ai act: i legislatori Ue fermino l’esportazione di tecnologie che violano i diritti umani
Amnesty International, in qualità di partner di una coalizione di organizzazioni della società civile guidata dall’European Digital Rights Network (Edri), ha esortato l’Unione europea ad adottare una regolamentazione sull’intelligenza artificiale volta a proteggere e promuovere i diritti umani, compresi quelli delle persone rifugiate e richiedenti asilo.
In risposta alla riluttanza da parte dei legislatori dell’Unione europea nel proibire l’esportazione di tecnologie dannose e che violano i diritti umani, associate all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ambito dell’AI Act, Mher Hakobyan, consulente per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale di Amnesty International, ha dichiarato:
“I legislatori europei discutono animatamente sul proibire o sul limitare severamente l’uso di determinate tecnologie di intelligenza artificiale all’interno dell’Unione europea, considerati gli inaccettabili rischi per i diritti umani, ma sembrano disposti a consentirne l’esportazione dall’Europa verso il resto del mondo“.
“Ciò sottolinea gli evidenti doppi standard attuati dai legislatori dell’Unione europea, che da un lato si fanno promotori globali di un’intelligenza artificiale sicura, affidabile ed etica, mentre dall’altra si rifiutano di impedire alle aziende dell’Unione europea di vendere in tutto il mondo sistemi che utilizzano l’intelligenza artificiale e che violano i diritti umani”, ha proseguito Hakoyban.
“È giunto il momento che l’Unione europea dimostri il suo reale impegno nella protezione dei diritti umani e impedisca l’uso di sistemi di riconoscimento facciale e emotivo, di controllo preventivo, di valutazione sociale e di altre tecnologie incompatibili con i diritti umani. Aziende con sede nei paesi dell’Unione europea sono state identificate come fornitrici di tecnologie che violano i diritti umani ai governi, i quali le impiegano per mirare e reprimere le comunità marginalizzate”, ha aggiunto Hakoyban.
“I sistemi di sorveglianza digitale, prodotti da aziende basate in Francia, Svizzera e Paesi Bassi, sono stati utilizzati nei programmi di controllo di massa in Cina, contro gli uiguri e ad altri gruppi etnici prevalentemente musulmani. Telecamere prodotte da un’azienda olandese sono state utilizzate anche dalla polizia nella Gerusalemme est occupata per mantenere il sistema di apartheid di Israele contro i palestinesi”, ha concluso Mher Hakobyan.
La notizia di ieri (da: ilmanifesto.it - 10 dic. 2023)
Dopo 36 ore di trilogo esteso su tre giorni, poco prima della mezzanotte di venerdì i negoziati tra Parlamento e Consiglio, mediati dalla Commissione, si sono sbloccati e l’accordo è stato raggiunto. L’Ue si è dotata della prima legge al mondo sull’intelligenza artificiale, proponendosi così come modello di regolazione globale.
La legge non piace a tutti, a partire da Amnesty International che accusa l’Ue di aver creato un precedente disastroso a livello mondiale, con un provvedimento che apre alla «sorveglianza digitale distopica nei 27 Stati membri dell’Ue, creando un precedente devastante a livello mondiale per quanto riguarda la regolamentazione dell’Ia».
PARLAMENTO e Consiglio erano partiti da posizioni distanti su due punti chiave: i cosiddetti “modelli fondativi” – ovvero l’intelligenza artificiale generativa come quella per testi (Chat Gpt) o immagini – e le regole di sorveglianza biometrica. Seguendo un approccio basato sul rischio per le persone, la legge definisce i modelli di fondazione nella categoria «ad alto impatto», ovvero tali da richiedere l’applicazione di regole stringenti di sicurezza informatica e trasparenza dei processi di auto-addestramento. Questi vincoli, chiesti dal Parlamento, venivano considerati da alcuni governi nazionali come un potenziale freno per lo sviluppo delle aziende europee del settore, come la tedesca Aleph Alpha o la francese Mistral.
IL SECONDO MOTIVO del contendere era la sicurezza. L’europarlamento si era schierato a maggioranza per vietare – pur con alcune eccezioni in casi di emergenza – l’uso dell’Ia per funzioni di polizia, mentre il Consiglio non voleva cedere sull’uso dei dati per identificare persone attraverso il riconoscimento biometrico, come anche sull’utilizzo di funzioni di polizia predittiva.La trattativa ha dato il via libera ad alcuni punti essenziali per il Parlamento, come il divieto dei software di polizia predittiva e il bando della ricognizione facciale in luoghi di lavoro, ospedali, scuole e università. Ha vietato poi il riconoscimento biometrico in tempo reale, ma i governi sono riusciti ad inserirlo in caso di prevenzione di un attacco terroristico, di localizzazione di vittime o sospetti e di repressione di una serie predefinita di crimini gravi.
(...) Il giudizio di Amnesty International: «È deludente vedere che il Parlamento europeo ha ceduto alle pressioni degli Stati membri per fare un passo indietro rispetto alla sua posizione originaria, che offriva forti protezioni, tra cui il divieto incondizionato di riconoscimento facciale dal vivo», dichiara Mher Hakobyan, consulente per l’Ia dell’organizzazione umanitaria internazionale. Hakobyan definisce il divieto totale sul riconoscimento facciale «un’opportunità enormemente persa per fermare e prevenire danni colossali ai diritti umani, allo spazio civico e allo stato di diritto, già minacciati in tutta l’Ue».
(...) Ora tutte queste regole andranno applicate secondo una tempistica precisa: 24 mesi per la piena operatività dell’AI Act – anche se le aziende possono adeguarsi prima su base volontaria – mentre i divieti dovranno rispettati entro i prossimi 6 mesi.
fonti: amnesty.it - 5 dic. 2023 / ilmanifesto.it - 10 dic. 2023