📢 LE MALETESTE 📢
17 ott 2023
"L'intenzione del governo di procedere alla modifica della legge contro la tortura è un attacco al sistema dei diritti umani e alla Costituzione repubblicana, tra i più gravi che il Governo possa compiere”.
di ASSOCIAZIONE ANTIGONE e AMNESTY ITALIA
Coordinatrice Antigone
17 OTTOBRE 2023
Come proprio questo giornale ha reso noto alcuni giorni fa, sembra sia intenzione del governo quella di mettere mano alla norma che oggi permette di non lasciare nell’impunità le violenze illegittime perpetrate da appartenenti alle forze dell’ordine.
Sto parlando del reato di tortura, introdotto nel codice penale italiano solamente nel luglio 2017, a seguito di vari interventi della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo tra cui ovviamente quelli relativi ai fatti di Genova 2001.
Erano passati quasi trent’anni dalla ratifica da parte dell’Italia della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, che impone l’introduzione del reato. Trent’anni che rischiamo oggi di ripercorrere all’indietro in un solo momento.
Mai nessun paese al mondo ha fatto passi indietro sulla criminalizzazione della tortura dopo averla introdotta. Ma non sorprende che possa essere proprio questo governo a guadagnarsi l’inedita medaglia.
Poco più di un anno fa, alla vigilia della vittoria elettorale, Giorgia Meloni indirizzava una lettera a un Sindacato di Polizia nella quale si lamentava che “troppe volte si è avuta l’impressione di trattamenti addirittura penalizzanti, delegittimanti e criminogeni nei confronti degli operatori di Polizia” e dunque si sosteneva l’importanza di “abolire il reato di tortura come reato proprio delle forze dell’ordine” nonché di “far sparire una volta per tutte dall’agenda politica temi come l’introduzione dei numeri alfanumerici identificativi per gli operatori”.
Ma cosa c’entra la possibilità di identificare gli operatori di polizia con la loro penalizzazione o delegittimazione? Il poter riconoscere un eventuale poliziotto violento significa sottoporlo a un trattamento criminogeno? Mi pare una davvero strana idea di giustizia.
Per non parlare ovviamente dell’alleato di governo Matteo Salvini, di cui ricordiamo tutti la visita al carcere di San Gimignano per portare la propria solidarietà aprioristica agli agenti torturatori. Gli eventi, per i quali la condanna è passata in giudicato lo scorso marzo, riguardavano un brutale pestaggio avvenuto nell’ottobre 2018 ai danni di un ragazzo condannato per fatti legati alla droga mentre pacificamente stava recandosi a fare la doccia. Nessuna necessità di difendersi, prevenire una fuga o altro. Ma per Salvini un ragazzo in carcere aprioristicamente non merita di avere giustizia di fronte a dei poliziotti, qualunque cosa sia accaduto.
Nei tentativi di delegittimare il reato non c’è al fondo altro che questo: una visione illiberale dell’organizzazione statale, per cui chi difende un ben poco chiaro concetto di sicurezza può non essere soggetto allo stato di diritto.
In questi anni il resto di tortura ha condotto le iniziali imputazioni a scenari variopinti. In ambito penitenziario ci sono state alcune condanne (per quanto accaduto appunto a San Gimignano, ma anche a Ferrara), alcune assoluzioni (per quanto accaduto a Torino, nel giudizio abbreviato), alcune riqualificazioni del reato in fattispecie differenti (come per quanto accaduto a Monza). È assurdo anche solo pensare che vi sia una qualche volontà automatica da parte della magistratura di punire le forze dell’ordine.
Vi è casomai la volontà opposta da parte del governo. La modifica del reato nella direzione anticipata farebbe ad esempio con ogni probabilità crollare l’intero processo per l’efferato pestaggio di massa avvenuto nel 2020 nel carcere campano di Santa Maria Capua Vetere.
Abbiamo visto tutti il video di quel giorno drammatico. In rete resteranno le immagini di quanto accadde, nelle aule di tribunale non resterà più niente.
SUSANNA MARIETTI, Coordinatrice Antigone
fonte: ilfattoquotidiano.it - 17 ott. 2023
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Tra i prossimi pacchetti di riforme del governo potrebbero esserci anche misure di intervento sul reato di tortura. Amnesty International Italia e Antigone hanno già espresso la loro preoccupazione su una decisione che potrebbe avere un impatto sui reati perseguibili e le pene dei processi per sospetto di tortura, sia per processi attualmente in corso, sia quelli che hanno già visto condanne in primo grado. Una preoccupazione crescente anche facendo riferimento all’ultimo caso di presunte torture che sarebbero avvenute nel carcere di Cuneo e che vedrebbe accusati 23 agenti penitenziari in servizio presso questo istituto di pena.
(...) "L'intenzione del governo di procedere alla modifica della legge contro la tortura è un attacco al sistema dei diritti umani e alla Costituzione repubblicana, tra i più gravi che il Governo possa compiere”, dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, “L’habeas corpus, inteso come il diritto all’inviolabilità del proprio corpo ha nobili e antichi radici. L’Italia, se così fosse, si metterebbe fuori dalla legalità e dalla comunità internazionale.
Non c’è Paese democratico al mondo che per salvare un manipolo di poliziotti accusati di tortura decida di cambiare in corso le regole del gioco e mette mano al delitto di tortura".
"Ci sono voluti 30 anni per introdurre il reato di tortura nel codice penale, potrebbero bastare pochi mesi per annacquarlo se non addirittura per abolirlo. Abbiamo già visto, nei decenni che precedettero l'approvazione, cosa abbia significato non punire la tortura. Non accetteremo il ritorno dell'impunità", ha affermato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia
REDAZIONI ANTIGONE e AMNESTY ITALIA
fonte: antigone.it - amnesty.it - 11 e 12 ott. 2023
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(...) Nell’ipotesi in cui si metta mano alla definizione di tortura presente all’articolo 613-bis rischiano di saltare tutti i procedimenti pendenti e quelli decisi in primo grado. È un attacco al sistema dei diritti umani e alla Costituzione, tra i più gravi che si possano compiere. L’habeas corpus ha nobili e antichi radici. La sua costituzionalizzazione all’articolo 13 della nostra Carta ha un valore immenso viste le torture di cui si macchiarono i fascisti e le loro guardie. L’Italia, se così fosse, si metterebbe fuori dalla legalità e dalla comunità internazionale. Non c’è Paese democratico al mondo che, per salvare un manipolo di poliziotti accusati di tortura, abbia cambiato in corso le regole del gioco mettendo mano al delitto di tortura.
Ci appelliamo a tutti i deputati e senatori della Repubblica affinché non si rendano complici di questo misfatto giuridico. Ci appelliamo anche a tutte le autorevoli voci di questo Paese affinché ricordino che la tortura è anche un crimine contro l’umanità e che non è merce di scambio nelle campagne elettorali. Ci appelliamo anche alla gran massa di agenti penitenziari, poliziotti, carabinieri, finanzieri che ogni giorno lavorano nel solco della legalità costituzionale: dite anche voi no a chi in vostro nome vuole assicurare impunità a chi ha macchiato di fango la divisa che anche voi indossate.
PATRIZIO GONNELLA, Presidente Antigone
fonte: antigone.it - 13 ott. 2023
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