
🆘 LE MALETESTE 🆘
10 mar 2025
Ancora una volta, abbiamo assistito all’implacabile brutalità non solo della polizia di frontiera, ma anche di coloro che dovrebbero garantire protezioni basilari - CRBAV
Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino
6 marzo 2025, 17.55
Sono ormai dieci giorni che siamo tornate in Bulgaria, più precisamente nell’area del Parco di Strandzha, dove le persone in movimento continuano a tentare di attraversare il confine e raggiungere un luogo in cui poter evitere i respingimenti in Turchia e, da lì, nel loro paese d’origine.
La scorsa settimana, le richieste di soccorso sono aumentate in modo significativo.
Ancora una volta, abbiamo assistito all’implacabile brutalità non solo della polizia di frontiera, ma anche di coloro che dovrebbero garantire protezioni basilari, come il diritto alla salute e l’accesso a cure mediche.
Molte delle persone che abbiamo soccorso erano in condizioni critiche: alcune non riuscivano più a camminare, con piedi e gambe probabilmente fratturati; altre erano esauste per il freddo, la fame, la sete e la fatica.
Ogni volta, abbiamo insistentemente richiesto un’ambulanza. Ogni volta, come tutte le altre volte in cui abbiamo assistito a situazioni simili, la polizia di frontiera è arrivata per prima, e solo dopo l’ambulanza.
La mano che colpisce giunge prima della mano che dovrebbe curare.
Sono sempre stati gli agenti di polizia a valutare, con brutalità, le condizioni mediche delle persone e a decidere se fosse necessaria un’ambulanza.
La mano che colpisce decide se la mano che cura può intervenire.
Abbiamo assistito a come lo stesso personale medico tratti le persone con disumanità, esaminando e valutando lesioni ferite sempre con violenza. Un esempio emblematico è stato quando hanno manovrato e mosso con forza il piede ferito di una persona, ignorando completamente le sue grida di dolore.
Durante un altro soccorso, di fronte alle urla di chi avevamo appena soccorso, il commento sprezzante di un agente della polizia di frontiera è stato: “Sta mentendo”. Poco dopo, siamo state costrette a caricarlə – ancora urlante – nel bagagliaio dell’auto della polizia di frontiera, con cui è stato portato via. Ancora oggi non sappiamo se abbia ricevuto le cure necessarie. Temiamo che sia statə lasciatə senza alcun trattamento o cura, come spesso è accaduto a molte altre persone che abbiamo incontrato settimane dopo averle trovate nelle foreste, ancora ferite e sofferenti.
Tutte queste esperienze ci ricordano, ancora una volta, che alcune vite vengono considerate meno degne di altre e che diritti che dovrebbero essere universali e riconosciuti a tuttx vengono invece sistematicamente negati e violati.
fonte: https://www.facebook.com/profile.php?id=100078755275162 - 6 mar. 2025, 17.55
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