
LE MALETESTE
7 ago 2025
In Argentina il collettivo Fuegas, fatto di donne e soggettività dissidenti, lotta contro gli incendi che uccidono la Sierra de Córdoba. Ovvero contro il governo ecocida di Milei e il patriarcato - MARTA FACCHINI
In Argentina il collettivo Fuegas, fatto di donne e soggettività dissidenti, lotta contro gli incendi che uccidono la Sierra de Córdoba. Ovvero contro il governo ecocida di Milei e il patriarcato
7 agosto 2025 - Buenos Aires
«Siamo le guardiane del monte. Difendiamo la natura contro il fuoco». Vilu Lucy Posada è un’attivista del collettivo Fuegas: composto da donne e soggettività dissidenti, il gruppo interviene negli incendi che stanno uccidendo la Sierra de Córdoba, fitto bosco nel centro dell’Argentina e parte dell’identità del territorio. «Alberi giganteschi, liane, piante spinose e rampicanti. In ogni centimetro di terra c’è vita. Purtroppo le zone rimaste intatte sono ormai rare. Stiamo assistendo a un ecocidio», prosegue.
SECONDO I DATI elaborati dalla Comisión Nacional de Actividades Espaciales, negli ultimi vent’anni nell’area, tra le più colpite dagli incendi a livello nazionale, sono andati perduti oltre 1,5 milioni di ettari. Nel 2020 a Valles de Punilla, Sierras Chicas, Calamuchita e Traslasierra, le comunità si erano costituite in brigate per rispondere agli incendi. Di fronte alle carenze delle istituzioni pubbliche, gruppi auto-organizzati di volontari avevano iniziato a occuparsi di prevenzione, monitoraggio e intervento con mezzi propri e a volte in collaborazione con i vigili del fuoco. «Mentre il monte bruciava davanti ai nostri occhi, la risposta è stata un’azione corale».
Fuegas nasce in un contesto di presa di coscienza radicale ma è anche la reazione al femminicidio di Luana Ludueña, avvenuto nel gennaio 2022. Pompiera volontaria di 26 anni, aveva denunciato per violenza sessuale Diego Concha, allora direttore della Protezione civile e responsabile del team tecnico per le emergenze (ETAC). Dopo avere subito forti pressioni e ostilità, Ludueña si era tolta la vita. «Eravamo sconvolte dalla notizia. Abbiamo dato una forma all’impotenza e alla rabbia che sentivamo. In occasione della manifestazione della Giornata internazionale dei diritti della donna dell’8 marzo, eravamo scese in strada con i nostri dispositivi di protezione personale di colore giallo e verde», aggiunge Posada. È il primo gesto pubblico che dà vita al progetto.
«In poco tempo abbiamo iniziato a parlare delle situazioni che ciascuna di noi viveva nel proprio gruppo o nel proprio posto di lavoro. Abbiamo cominciato ad avere uno sguardo critico verso i piani di gestione degli incendi nella provincia di Córdoba che sono indipendenti, e peggiori, rispetto a quelli nazionali. Da qui nasce la necessità di manifestarci, prenderci cura l’una dell’altra, creare uno spazio di protezione», aggiunge.
FUEGAS ha avuto un ruolo cruciale nel rendere visibile l’accusa contro Concha e ha accompagnato la famiglia di Ludueña durante tutto il processo, organizzando interventi fuori dal tribunale. Nell’agosto 2024 Concha è stato condannato all’ergastolo, riconosciuto colpevole di omicidio aggravato da abuso sessuale. «Luana è stata colpita dal potere istituzionale. Questo meccanismo violento, che consiste nell’utilizzare il potere a proprio beneficio, è lo stesso che si applica alle risorse naturali e al nostro territorio. Con la stessa prepotenza con cui si usa e maltratta un corpo femminile, si brucia e distrugge la nostra terra. Quello che si sta facendo al monte è lo stesso che il patriarcato fa ai nostri corpi». Spesso gli incendi sono dolosi, legati a interessi economici come lo sfruttamento immobiliare o agricolo dei territori. Si appicca il fuoco per ottenere nuovi pascoli, smaltire rifiuti o modificare la destinazione d’uso del suolo a fini edilizi.
OGGI SONO 19 LE VOLONTARIE che fanno parte di Fuegas. All’interno del gruppo si sta costituendo la brigata Mampa che, una volta terminata la formazione, interverrà direttamente sui fronti del fuoco. Al momento le attiviste agiscono nella “base media” che funziona come uno spazio di supporto. Mentre i pompieri usano camion e molta acqua, le Fuegas usano strumenti per raschiare il terreno, fino a lasciare il suolo minerale.
Lavorano di notte, quando le temperature sono più basse. Utilizzano il “chicote”, cioè una lunga asta alla cui estremità è fissata una parte flessibile fatta di strisce di gomma o vecchie camere d’aria che serve a soffocare le fiamme, eliminando l’ossigeno e interrompendo il processo di combustione. Con la “zapa”, un rastrello, spingono il terreno verso la zona già bruciata per evitare la propagazione del fuoco. «Vogliamo cambiare la logica dei piani di risposta agli incendi che storicamente si collocano in uno spazio maschilista e strutturato in modo gerarchico.
Noi usiamo una prospettiva femminista», spiega Antonela Ferraro. «Se nelle nostre brigate nel momento in cui siamo attive seguiamo una struttura verticale, in cui ogni persona deve rispondere solo al suo superiore per motivi di sicurezza, la costruzione di questa scala è diversa rispetto a quanto si verifica nelle caserme dei vigili del fuoco dove chi raggiunge un certo grado resta sempre lì, intoccabile. Assegniamo di volta in volta i ruoli a seconda del gruppo che agisce, in modo collaborativo e orizzontale», prosegue.
FUEGAS SI OCCUPA anche di organizzare formazione sulla prevenzione ed educazione ambientale, porta avanti progetti di rimboschimento e mappature. Così riconosce il significato comunitario della cura del territorio, oltre che affettivo. È il paradigma dell’ecofemminismo: generare nuove politiche e sostenere un rapporto di reciprocità con la natura che protegge e che va protetta. Una volta al mese le attiviste organizzano un’assemblea generale intesa come uno spazio rituale di incontro e riflessione collettiva. Serve a mantenere una memoria viva di fronte alla devastazione dell’ecosistema.
Nel 2024 la provincia di Córdoba si è trovata in una condizione drammatica: sono andati perduti oltre 60mila ettari di vegetazione. Le politiche del governo di destra di Javier Milei hanno aggravato la situazione. Il presidente ultraliberista ha ripetutamente definito il cambiamento climatico una «menzogna socialista». Lo scorso anno aveva ritirato la delegazione argentina dalla COP29 in Azerbaigian, minacciando di fare uscire il Paese dall’Accordo di Parigi. Sotto la sua amministrazione, il ministero dell’Ambiente è stato declassato a sottosegretariato e le sue funzioni sono state trasferite al Ministero dell’interno.
I PROGRAMMI DI PREVENZIONE e controllo degli incendi sono stati depotenziati e lo stesso è successo per le politiche di tutela ambientale. Nel 2024 il Servicio Nacional de Manejo del Fuego (SNM) ha speso solo il 22% del suo budget. Nel primo trimestre 2025, l’esecuzione è precipitata a meno dell’1%. «Abbiamo visto come le politiche di protezione dell’ambiente sono state ridotte o eliminate», afferma Vilu Lucy Posada. «Ogni fuoco è politico e per noi il monte continua a essere un corpo da proteggere».
Fonte: ilmanifesto.it - 7 agosto 2025