
LE MALETESTE
19 set 2025
Oltre le sbarre. Ridere fa bene, anche in carcere - ILARIA DIOGUARDI
Nel carcere di Bollate, una volta alla settimana, alcuni detenuti fanno "yoga della risata". Angelo Ciccognani, attore, insegnante di teatro e teacher di questa pratica spiega che «anche una risata finta, recitata, produce un cocktail di ormoni che fa stare meglio, anche e soprattutto dentro il carcere. Ma la risata è contagiosa, alla fine diventa vera. Una persona mi ha detto "per un'ora dimentico dove sono"»
18 settembre 2025
Dalle sette alle 10 persone, a ridere di gusto per un’ora. È quello che ogni settimana succede nella casa di reclusione di Bollate grazie alle sessioni di yoga della risata che, da maggio, sono portate avanti da Angelo Ciccognani, attore, insegnante di teatro e teacher di questa pratica. «Una bellissima opportunità, potente, profonda e leggera al tempo stesso. Sono stupende le restituzioni da parte dei partecipanti alla fine di ogni incontro».
10 minuti al giorno di risate per stare meglio
Bastano 10 minuti al giorno di risate per produrre quel “cocktail della felicità” che fa stare meglio: più serotonina, dopamina ed endorfine, ossia gli ormoni del benessere, e meno cortisolo, l’ormone dello stress. «È una realtà scientifica supportata da oltre 700 ricerche internazionali. Portare lo yoga della risata nel carcere di Bollate è stata un’idea appoggiata da Simona Gallo, funzionario giuridico pedagogico all’interno dell’istituto», dice Ciccognani. Dopo quattro sessioni a maggio, a grande richiesta dei detenuti ne sono state aggiunte quattro a giugno e riprenderanno ad ottobre, per ora con un altro ciclo di quattro appuntamenti.
«Per un’ora mi sono dimenticato di essere qui»
«A fine maggio, i partecipanti hanno detto che sarebbe stato bello continuare e siamo riusciti ad andare avanti. Alla fine di ogni incontro sono tutti molto entusiasti: il riscontro finale è ciò che mi ha convinto ancora di più a continuare», prosegue. «Alla prima sessione, le persone detenute non conoscevano lo yoga della risata, c’era un ragazzo che non sembrava convintissimo, era dubbioso. Ma alla fine mi ha detto: “Per un’ora mi sono dimenticato di essere in questo luogo”. Per me, è stata un’emozione molto forte. Questa persona poi non ha saltato una lezione».
La risata recitata che diventa vera
In una sessione di yoga della risata «si parte da una risata recitata, finta. Questo perché il nostro corpo non distingue la differenza tra una risata vera, spontanea, e una autoindotta. La registra comunque come benessere e questo fa sì che si mettano in moto tutti i benefici che una risata porta. Si alternano esercizi, giochi di gruppo per suscitare la risata e momenti di respirazione. Dello yoga classico c’è, appunto, la respirazione», continua Ciccognani.
«Come in tutte le sessioni di yoga della risata, anche nel carcere di Bollate partiamo con il famoso clapping: si battono le mani unite, come se fosse un applauso ma con i polpastrelli che si toccano. E poi il mantra, si dicono degli “oh oh, ah ah ah” a voce alta, tutti quanti insieme: è molto liberatorio. Si associa una piccola respirazione per concentrarsi». Il riso, si sa, è contagioso: «Partiamo da una risata recitata che però si trasforma sempre in una risata vera, spontanea. E poi alterno i giochi di gruppo, anche presi dal teatro. C’è chi ride di più e chi di meno, ma il ridere è una pratica: più rido e più imparo a ridere».
Migliaia di club nel mondo
Il movimento dello yoga della risata, che coinvolge 3 milioni di persone in 115 Paesi, conta migliaia di club gratuiti nel mondo e centinaia in Italia, che sono il cuore del movimento. «Io ho il mio club dello yoga della risata che tengo una volta al mese a Garbagnate e una volta al mese a Sesto San Giovanni (Milano)», dice il teacher. Questa per me è la prima esperienza in un istituto penitenziario. Non avevo minimamente idea di quale sarebbe potuta essere la reazione dei partecipanti, ma non ci ho pensato più di tanto, ho voluto iniziare senza aspettative né paure».
«È bello perché stiamo insieme in un altro modo»
Ciccognani spiega che, come in tutti i gruppi di yoga della risata, ci sono persone che si lasciano andare più facilmente e altre che sono un po’ più “frenate”. «Si sono tutti divertiti sin da subito, hanno colto lo spirito dello yoga della risata. La stanza in cui facciamo le sessioni si affaccia sul corridoio, dove passano altri detenuti. Qualcuno entra ogni tanto e chiede: “Cosa avete da ridere?”. A volte qualcuno, incuriosito, si unisce al gruppo la settimana successiva», dice. «Ridere aiuta ad affrontare le difficoltà della vita quotidiana con un altro spirito, a non farci “schiacciare” del tutto da preoccupazioni e problemi. È un aiuto molto grande, anche e soprattutto dentro il carcere». Parecchi dei partecipanti apprezzano il fatto che fanno un’attività nella quale si fa gruppo. “È bello perché stiamo insieme in un altro modo, ci conosciamo di più. Si crea una confidenza, un legame più forte”, mi dicono molti».
«Porterò il racconto di questa mia esperienza di teacher volontario nel carcere di Bollate al V Congresso di yoga della risata, organizzato dall’Istituto italiano di yoga della risata, diretto dai master trainer Lara Lucaccioni e Matteo Ficara», dice Ciccognani. Dal 24 al 26 ottobre l’iniziativa torna a Peschiera del Garda (Verona). Il congresso sarà anticipato da un’anteprima webinar con i fondatori della pratica, il medico indiano Madan Kataria e sua moglie Madhuri, domenica 5 ottobre alle ore 10.30.
Fonte: vita.it - 18 settembre 2025