top of page

LIBERA E LEGAMBIENTE. Manifesto ControEcomafie 2025

🌿 LE MALETESTE 🌿

20 mag 2025

"Anche noi dobbiamo impegnarci, fare la nostra parte darci una mossa e assumerci le nostre responsabilità. Abbiamo bisogno di persone che si impegnino di più" - LIBERA e LEGAMBIENTE

Con la presentazione del Manifesto si è conclusa ControEcomafie, la conferenza nazionale organizzata da Libera Legambiente, in collaborazione con l’Università Roma Tre e Casa Comune, per celebrare i dieci anni dalla legge 68 del 2015, che ha introdotto i delitti ambientali nel Codice penale.


“La lotta alle mafie, alle ecomafie, la tutela dell’ambiente sono le nuove sfide. Oggi c'è una patologia nazionale che si chiama corruzione ma guarda caso alcuni meccanismi di contrasto alle mafie e corruzione sono stati messi in discussione e in alcuni casi modificati. Anche noi dobbiamo impegnarci, fare la nostra parte darci una mossa e assumerci le nostre responsabilità. Abbiamo bisogno di persone che si impegnino di più.”- Don Luigi Ciotti, Presidente nazionale di Libera

Nel Manifesto sono raccolte le proposte rivolte a Governo e Parlamento e gli impegni per rafforzare una rivoluzione normativa avviata dieci anni fa. L’obiettivo: contrastare con maggiore efficacia le ecomafie, che continuano a fare affari d’oro danneggiando ambiente, salute pubblica ed economia.


I numeri di dieci anni di legge 68

Il bilancio elaborato da Libera e Legambiente è chiaro e preoccupante:

  • Quasi 7.000 reati ambientali accertati, uno ogni 3 controlli.

  • Oltre 12.000 persone denunciate, centinaia gli arresti.

  • Quasi 2.000 sequestri, per un valore superiore a 1 miliardo di euro.

Le regioni più colpite:

  • Campania: prima per controlli, reati totali (1.440), traffico illecito di rifiuti (351) e reati previsti dalla parte Sesta-bis del Testo unico ambientale (869).

  • Puglia: prima per il reato di inquinamento ambientale (260) e per numero di arresti (100).

  • Calabria: prima per il reato di disastro ambientale (59).

  • Sicilia: prima per valore dei beni sequestrati (oltre 432 milioni di euro).

  • Sardegna: prima per violazioni alla legge 231/2001 (179) e seconda per i reati previsti dalla Sesta-bis.


Un’Italia più consapevole, ma ancora troppo lenta

Dal primo Rapporto Ecomafia del 1994 ad oggi, la consapevolezza è cresciuta. Ma i ritardi sono ancora molti, come dimostrano:

  • Le bonifiche mai avviate nei Siti di Interesse Nazionale (SIN),

  • La condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti umani per la mancata tutela della vita nella “Terra dei fuochi”.

I crimini ambientali hanno oggi una dimensione transnazionale e richiedono risposte coordinate, in Italia, in Europa e a livello globale.


“Grazie a trent’anni di mobilitazione abbiamo ottenuto riforme fondamentali, ma ora è il momento di completare questa rivoluzione. Non ci sono più alibi: la Costituzione oggi tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi. È tempo di agire.” - Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente

Le 5 proposte di Libera e Legambiente:

  1. Recepire la direttiva UE del 2024 sulla tutela penale dell’ambiente, aggiornando il Codice penale italiano con nuovi reati e definendo una strategia nazionale contro l’ecocriminalità.

  2. Promuovere una convenzione internazionale per il contrasto ai crimini ambientali transnazionali nell’ambito della Convenzione ONU contro la criminalità organizzata.

  3. Inserire nel Codice penale i delitti contro il patrimonio agroalimentare e contro gli animali.

  4. Rafforzare la lotta all’abusivismo edilizio, con più risorse per Comuni, Prefetture e autorità giudiziarie e con norme più efficaci.

  5. Accelerare la bonifica dei siti contaminati, promuovendo progetti di riconversione ecologica.


Oltre alle proposte, il Manifesto fissa anche cinque impegni concreti e condivisi:

  1. Sostenere le comunità locali nelle vertenze contro l’aggressione ecocriminale, anche sul piano giudiziario.

  2. Promuovere campagne nazionali comeEcogiustizia subito e Fame di verità e giustizia per ottenere risposte istituzionali.

  3. Sviluppare attività di monitoraggio civico, come nel caso delle Olimpiadi Milano-Cortina, per garantire trasparenza nell’uso di fondi pubblici.

  4. Coinvolgere scuole e università per diffondere tra i giovani la conoscenza dei fenomeni ecomafiosi.

  5. Monitorare il rispetto degli impegni internazionali nella lotta all’ecocriminalità.



Qui il Manifesto completo:


Manifesto “ControEcomafie 2025”

 “Per la giustizia ambientale e sociale”

I crescenti fenomeni di criminalità ambientale, che vedono un ruolo sempre più attivo delle mafie, rappresentano una grave minaccia ai diritti sanciti dalla nostra Costituzione: dalla tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali (art. 9), alla salute (art. 32) fino all’economia privata rispettosa delle leggi (art.41).

Al saccheggio delle risorse naturali si sommano condizioni di vita inaccettabili per chi vive nei territori più inquinati, mentre grazie ai traffici e agli smaltimenti illeciti di rifiuti, all’abusivismo edilizio, all’uso di pesticidi illegali, al bracconaggio, ai furti di opere d’arte e reperti archeologici le ecomafie accumulano profitti illeciti. Un sistema di sfruttamento selvaggio e sistematico dei beni comuni che si alimenta grazie alla connivenza di imprenditori senza scrupoli e alla corruzione, pubblica e privata.

I dati raccolti nei primi dieci anni di applicazione della legge 68 del 2015 che ha introdotto i delitti contro l’ambiente nel nostro Codice penale, dall’inquinamento al disastro ambientale, parlano chiaro: quasi 7mila reati accertati dalle forze dell’ordine e dalla Capitanerie di porto (uno ogni 3 controlli), oltre 12mila persone denunciate, centinaia di arresti, quasi duemila sequestri effettuati per un valore di oltre un miliardo di euro.

Nel nostro Paese, anche grazie al lavoro avviato nel 1994 da Legambiente con la presentazione del primo “Rapporto Ecomafia”, la consapevolezza della gravità di questi fenomeni è cresciuta. Ma sono ancora troppi i ritardi accumulati, come dimostrano le mancate bonifiche nei Siti d’interesse nazionale o la sentenza di condanna da parte della Corte europea dei diritti umani per la mancata tutela del diritto alla vita di chi vive nella “Terra dei fuochi”, tra le province di Napoli e Caserta.

La dimensione transnazionale dei crimini ambientali richiede maggiore attenzione e impegno da parte di tutti gli Stati. I rapporti di organismi come l’Unep, l’Interpol e l’Ocse, insieme all’inteso lavoro di ricerca e di analisi che ha preceduto l’elaborazione e l’approvazione, nell’aprile del 2024, della nuova direttiva europea per la tutela dell’ambiente dimostrano come gli ecocrimini siano diventati una delle principali fonti di arricchimento delle organizzazioni criminali in tutto il mondo. Moltiplicando, in molte aree del Pianeta, le già gravi conseguenze ambientali e sociali causate dai cambiamenti climatici.

1)      Danni, mobilitazioni e conflitti ambientali

Il popolo inquinato disegna una mappa di bisogni, conflitti e mobilitazioni che da Nord al Sud del Paese invocano verità e giustizia, ancora negate alle comunità inquinate e che raccontano una storia ben precisa: quella delle vittime innocenti di ecomafie. Occorre restituire alle comunità il diritto a vivere bene. Continuare la battaglia contro ecomafie le vuol dire riconoscere come il perno della corruzione pubblica e privata, senza la quale non esisterebbero gli affari ecomafiosi. Fondamentale infine sarà continuare le mobilitazioni che mettano al centro le comunità. La partecipazione e il monitoraggio dei cittadini per accelerare e rendere trasparenti le bonifiche e gli appalti conseguenti; e per la rigenerazione urbana e industriale delle aree.

 

2)      Consumo di suolo, ciclo illegale del cemento e abusivismo edilizio

L’uso, il consumo e l’abuso di suolo sono fenomeni fortemente intrecciati tra di loro, che hanno un unico filo conduttore: la scarsa conoscenza e utilizzo sbagliato del territorio in cui viviamo, oggi fortemente compromesso. Esiste un grave ritardo delle politica che continua ad approvare norme contrarie a una crescente sensibilità collettiva, che vede nel territorio uno spazio di comunità , da trasformare in base alle sue esigenze. È fondamentale, in questo contesto, rilanciare una stagione di demolizioni degli abusi edilizi, per liberare tante aree del nostro paese da questa vera propria piaga.

 

3)      Economia circolare, gestione illecita dei rifiuti e traffici internazionali

L’economia circolare ha bisogno di essere rafforzata attraverso la partecipazione, la responsabilizzazione delle realtà economiche e sociali, la trasparenza e la tracciabilità di tutti i processi. Conoscere e far conoscere sono fondamentali per far crescere la consapevolezza. Vanno semplificate procedure e normative, rafforzando i controlli, con risorse adeguate, investendo sulla prevenzione.

 

4)      Diritto al cibo, agromafie e agropirateria

La filiera del cibo soffre disequilibri mondiali: più del 70% dei semi, per fare un esempio, sono proprietà di tre multinazionali. In agricoltura si sommano diversi fenomeni di sfruttamento: uomo→ambiente, uomo→animale, uomo→uomo, che ha portato ad un impoverimento generale e spesso non viene tematizzato. Abbiamo ragionato su un approccio sistemico che parta dai territori e dalla comunità, creando alleanze sistemiche territoriali con il coinvolgimento di diversi attori. Con l’obiettivo di accompagnare senza demonizzare altri sistemi.

 

5)      Animali e specie protette: i diritti da affermare e lo sfruttamento illegale

Alla base dei maltrattamenti e dei traffici illegali di animali c’è un profondo problema culturale, perché spesso vengono percepiti come oggetti da possedere. I traffici di animale sono inseriti in un più ampio sistema internazionale di commerci illegali e di sistemi corruttivi. La legislazione in materia è spesso disapplicata sotto gli occhi di tutti, con una sorta di assuefazione anche nell’opinione pubblica, che percepisce come “normale” la violazione del sistema normativo.

 

6)      L’arte rubata: il saccheggio del patrimonio culturale e le strategie di tutela

Molte sono le difficoltà che affliggono l'attività di tutela del patrimonio culturale del nostro Paese. Al di là di quanto è conseguenza della vastità dell'insieme di questo patrimonio, esistono innumerevoli lacune sia nella difesa da organizzazioni criminali che operano in Italia, sia da storiche, corrispondenti associazioni criminali che si trovano all'estero. È avvertita con forza la necessità di coinvolgere le associazioni e le comunità locali sia nell'attività di vigilanza, sia nella valorizzazione del bene del patrimonio culturale nel suo insieme. È necessaria una vera e propria attività di sensibilizzazione e di vera educazione rivolta ai giovani ed è fondamentale prendere consapevolezza di quanto sia vasto il patrimonio archeologico ancora sconosciuto, non esplorato anche per i notevoli limiti di risorse economiche da impiegare nell'attività di ricerca.


Le nostre proposte, i nostri impegni

In questo scenario di forte preoccupazione, per il crescente impatto ambientale, sociale ed economico della criminalità ambientale, è decisivo rafforzare il sistema normativo e il ruolo delle istituzioni nelle attività di prevenzione e repressione, in Italia, a livello europeo e internazionale.

Cinque le proposte che avanziamo con questo Manifesto:

1. Recepire quanto prima in tutti i Paesi dell’Unione europea la direttiva del 2024 per la tutela penale dell’ambiente, integrando il nostro Codice penale con i nuovi delitti previsti e definendo una strategia nazionale di lotta all’ecocriminalità;

2. Definire, nell’ambito della Convenzione internazionale sulla criminalità organizzata, un quadro di impegni condivisi per il contrasto dei crimini transnazionali contro l’ambiente;

3. Inserire nel nostro Codice penale i delitti contro il patrimonio agroalimentare e quelli contro gli animali, aumentando i controlli; trasformare in delitti alcuni dei reati contravvenzionali previste nella gestione dei rifiuti;

4. Rafforzare la lotta all’abusivismo edilizio, con risorse adeguate per Comuni, Prefetture, autorità giudiziaria e norme più efficaci; investire in risorse, personale specializzato e tecnologie contro l’aggressione delle archeomafie al patrimonio culturale del nostro Paese;

5. Accelerare la bonifica dei Siti d’interesse nazionale gravemente inquinati, insieme allo sviluppo di progetti di riconversione ecologica, ristabilendo il principio chi inquina paga e quello della responsabilità generale d’impresa, integrato da risorse pubbliche e private per realizzare piani di investimento per lo sviluppo sociale ed economico dei contesti inquinati; monitorare l’utilizzo dei fondi previsti dal Pnrr per il superamento dei cosiddetti “ghetti”; diffondere e sostenere la rete del buon lavoro di qualità prevista dalla legge 199/2016.

 

La lotta all’ecomafia e all’illegalità ambientale richiede, insieme a norme più incisive e maggiori risorse, un ruolo sempre più attivo e consapevole da parte di tutte le persone e le associazioni che si battono per la legalità e la tutela dell’ambiente.


Cinque gli impegni che assumiamo con questo Manifesto:

1.  Sostenere le comunità locali nelle vertenze contro l’aggressione ecocriminale ai territori in cui vivono, anche attraverso azioni di carattere giudiziario, incentivando attività formative sulle connessioni con i reati, spesso trascurati, contro gli animali;

 2. Sviluppare campagne nazionali, come “Ecogiustizia subito” e “Fame di verità e giustizia”, per sollecitare risposte istituzionali sulla giustizia ambientale e sociale, la realizzazione di attività preventive e di screening nei territori dei Siti d’interesse nazionale, il riconoscimento storico delle vittime di ecomafia come vittime dei traffici e degli affari ecomafiosi;

3. Organizzare attività di monitoraggio civico, come quelle sviluppate in occasione delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, per ottenere trasparenza nell’utilizzo di risorse pubbliche in materia ambientale;

4. Promuovere iniziative rivolte alle scuole e alle Università per diffondere ancora di più tra le giovani generazioni la conoscenza dell’ecomafia, delle cause e delle risposte necessarie, dedicando una particolare attenzione alle aree con maggiore fragilità socio-culturale e territoriale.

5. Monitorare il rispetto, a livello europeo e internazionale, di tutti gli impegni adottati contro l’ecocriminalità transnazionale.



Fonti: libera.it - legambiente.it - 18 maggio 2025

© 2025 le maleteste

  • Neue Fabrik
  • le maleteste / 2023
  • Youtube
  • le maleteste alt
  • le maleteste 2025
bottom of page