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LINEA D'OMBRA, Trieste. L’assistenza ai migranti la fanno i cittadini: diamo cure sanitarie, cibo e vestiti. È la nostra democrazia dal basso

LE MALETESTE

31 ago 2025

GIAN ANDREA FRANCHI: "Siamo gelosi della nostra indipendenza e pensiamo che i problemi della comunità debbano essere risolti dal basso, senza deleghe ai professionisti della politica - GIUSEPPE PIETROBELLI

di Giuseppe Pietrobelli

31 agosto 2025


Il racconto del fondatore di Linea d'Ombra, GIAN ANDREA FRANCHI: "Gli stranieri dormono a terra. Polizia e addetti alle pulizie prendono i sacchi a pelo e i vestiti e li buttano via"


“Da un paio di settimane abbiamo istituito anche un presidio al mattino, in piazza Libertà, davanti alla stazione ferroviaria, da noi battezzata piazza del Mondo. La Questura ha annunciato che l’area verrà sgomberata, noi abbiamo chiesto un posto dove i migranti e i richiedenti asilo possano andare e abbiamo deciso di non limitarci alla presenza serale, per vedere cos’accade e continuare a testimoniare la nostra forma di democrazia dal basso”. Gian Andrea Franchi è un insegnante in pensione di storia e filosofia in un liceo di Pordenone. Dal 2018, assieme alla moglie Lorena Fornasir,

psicoterapeuta e consulente degli uffici giudiziari, si è trasferito a Trieste dando vita a Linea d’Ombra, uno straordinario, variopinto laboratorio controcorrente che accoglie gli extracomunitari che arrivano dalla “rotta balcanica”.


Qualche anno fa il professore è perfino finito sotto inchiesta a causa dell’aiuto che aveva dato ad alcuni stranieri ed è stato indiziato a Bologna per agevolazione dell’immigrazione clandestina, in cambio di denaro. “Per fortuna non esiste il reato di ospitare persone in difficoltà… chiunque può vedere quello che facciamo. La magistratura di Bologna ha capito che si trattava di un’ipotesi infondata”.


A Trieste l’emergenza non è mai finita, come ha testimoniato anche la presa di posizione di alcune associazioni ad inizio agosto, perché i migranti non riescono ad ottenere ciò di cui hanno diritto, l’avvio di una pratica per ottenere asilo.

“È dall’ottobre 2019 che veniamo in piazza ogni sera alle 19, perché quella è l’ora in cui arrivano dalla rotta Balcanica. Noi diamo assistenza sanitaria, cibo, scarpe, vestiti, sacchi a pelo. Mia moglie ha cominciato curando i piedi, che per migliaia di chilometri hanno consentito a queste persone di arrivare in Italia”. Si potrebbe chiamare un aiuto di prima assistenza. La zona della stazione è la più frequentata perché una buona parte degli stranieri non è intenzionata a restare in Italia. Il fenomeno è noto da anni, la frontiera orientale è punto d’ingresso, terra di passaggio verso la Germania e la Francia.


“Nel tempo si è creata una rete di migliaia di persone, che vengono da tutta Italia a dare una mano. – continua il professore – All’inizio c’era anche Mediterranea, che poi si è dedicata ad altri impegni. Viene fatto un calendario, vengono organizzati incontri, momenti per parlare e riflettere, grazie all’ospitalità di una parrocchia. In questo mondo c’è di tutto, singoli, famiglie, comunità parrocchiali. Arrivano anche gli scout, che però si organizzano per conto loro”.


La marea dei migranti varia a seconda delle stagioni e delle guerre. Nel 2023 ogni sera ne arrivavano un centinaio. “Ma anche adesso ne contiamo spesso una settantina. E almeno un centinaio dormono sotto la tettoia di accesso al Porto Vecchio”, dice. È diventato quello il luogo della contraddizione che si mostra nelle sue varie forme. Gli stranieri dormono a terra, nei sacchi a pelo o coprendosi con le coperte.


Da qualche settimana è cominciato un brusco risveglio, con le sirene della Polizia che suonano e l’intervento di addetti alle pulizie. “Prendono i sacchi a pelo, le scarpe, i vestiti e li buttano via – spiega Franchi – anche per questo noi siamo lì, per distribuire la colazione a chi si sveglia e per controllare. Negli ultimi tempi i poliziotti passano, guardano e se ne vanno”.


L’orgoglio di Linea d’ombra è di essere libera e indipendente da condizionamenti istituzionali. “Diciamo che non è un’organizzazione umanitaria, al di là dell’obbligatoria forma giuridica. È un gruppo politico che nasce per aiutare i migranti in arrivo a Trieste, in transito verso altri paesi d’Europa, che sono la maggioranza, riconoscendo loro concretamente il diritto di vivere, che lo Stato non garantisce, e quindi anche il diritto di andare dove vogliono”. Franchi aggiunge: “Queste persone non avevano nessun tipo di appoggio: le istituzioni, anche le associazioni del terzo settore e l’intera città, fingevano di non vederle, pur essendo spesso in condizioni difficili e in non pochi casi in condizioni gravi. Possiamo definirla un’attività di autorganizzazione sociale dal basso, nel tentativo di contrastare l’indifferenza nei confronti della questione migratoria, delle morti in mare e nei Balcani, che sono omicidi, favoriti dal nostro governo finanziatore delle bande criminali libiche”.


Trieste non è una città propensa all’accoglienza, anche se è abituata a vivere ai confini. “L’amministrazione comunale non ci può vedere – aggiunge il fondatore di Linea d’Ombra – il sindaco ogni tanto fa le sue sparate, ci accusano di attirare i migranti con la nostra attività. Hanno anche chiuso un sottopasso che serviva nelle notti di pioggia per ripararsi”. I rapporti con la Prefettura? “Possiamo dire di non averne, anche se nel 2022 l’allora prefetto ci propose di far spostare i migranti in un luogo meno visibile, mettendo a disposizione vicino alla stazione ferroviaria un ex supermercato vuoto. Sarebbe bastata una spesa minima per adattarlo, ma il Comune ha detto di no”.


Il finanziamento non arriva da banche o da istituzioni. “Quello che spendiamo è tutto rendicontato. Proviene dai privati, da gente normale, anche perché siamo gelosi della nostra indipendenza e pensiamo che i problemi della comunità debbano essere risolti dal basso, senza deleghe ai professionisti della politica”.



Fonte: ilfattoquotidiano.it - 31 agosto 2025

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