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REPUBBLICA NOMADE. Il cammino dell'acqua (2024)

🌳 LE MALETESTE 🌳

19 giu 2024

Quest’anno Repubblica Nomade fa un Cammino dell’acqua, in Emilia Romagna e in Toscana, nei luoghi feriti dai recenti disastri climatici e dal consumo di suolo. Il cammino si conclude in un luogo simbolo di lotta e di speranza: la fabbrica ex Gkn di Campi Bisenzio - di LORENZO GUADAGNUCCI

di LORENZO GUADAGNUCCI

15 giugno 2024


L’anno scorso hanno camminato più di quaranta giorni dal Vesuvio all’Etna per gridare metaforicamente, passo dopo passo, che siamo sull’orlo di un vulcano: il pianeta è allo stremo, consumato, asfissiato, surriscaldato, e non c’è tempo da perdere, se davvero vogliamo cambiare rotta ed evitare di finire dentro il ventre ribollente della Terra.


Quest’anno Repubblica Nomade esce dalla metafora e la rende concreta con un Cammino dell’acqua (da Ravenna a Campi Bisenzio, dal 16 al 29 giugno) che attraversa i luoghi dei più recenti “disastri (non solo) climatici” italiani, la Romagna delle alluvioni e delle frane, la piana fiorentina finita anch’essa sott’acqua, ultime ma non ultime vittime di quegli “eventi estremi” che ormai regolarmente, un anno dopo l’altro, mettono a soqquadro questa o quella fetta d’Italia, mostrando tutta la fragilità di quello che una volta era chiamato il Belpaese e che oggi andrebbe forse definito il Malpaese (il paese malmesso, maldifeso, malamente amministrato).


Repubblica Nomade cammina, ormai da una dozzina d’anni, coltivando l’idea che una via d’uscita esiste, che il destino non è ancora segnato, per quanto dall’orlo del vulcano si prospetti più facilmente il disastro – la caduta nel ventre rovente della montagna – che la salvezza, ossia uno scarto di lato, un passo verso un inatteso sentiero.


Si cammina per cercare una nuova via, per cominciare a percorrerla: il primo passo, materiale e metaforico, è proprio l’atto di muoversi con lentezza, portando i propri corpi sui luoghi del disastro. In un mondo che corre ciecamente, con incosciente fretta, verso un futuro che non c’è, il gesto di camminare è già una mezza rivoluzione.


Si cammina in Romagna, dunque, e poi in Toscana, per dire a chi abita i luoghi attraversati, che la tragedia dell’alluvione è la loro ma anche la nostra tragedia, che il loro dramma ci riguarda e che dobbiamo viverlo insieme, come comunità di residenti in una penisola in pericolo.


Uno dei camminatori “nomadi” di quest’anno, Paolo Pileri, che insegna Pianificazione del territorio al Politecnico di Milano ed è autore di un libro profetico e prezioso – L’intelligenza del suolo (Altreconomia 2022) – ha ricordato che “tra il 2020 e il 2021 l’Emilia-Romagna è stata la terza Regione italiana per consumo di suolo, più 658 ettari cementificati in un solo anno, pari al 10,4% di tutto il consumo di suolo nazionale”. Anche la piana fiorentina, negli ultimi anni, è stata ampiamente asfaltata e cementificata, e si è ridotta così la sua capacità di resilienza. Impossibile equivocare: gli eventi estremi, le piogge torrenziali, sono tanto più devastanti, quanto più il suolo è stato sfruttato, coperto, impermeabilizzato. È arrivata l’ora di sentirsi parte del territorio con uno spirito nuovo: non più padroni e dominatori, ma ospiti fra tanti altri, individui cooperatori, specie vivente fra specie viventi. È l’ora di sentirsi parte dell’ideale “Repubblica dei terrestri” fondata nel 2019 dai camminatori nomadi e visionari che anche allora, per la sua fondazione, si riunirono ai piedi del Vesuvio, entità minacciosa ma anche “sorella” in qualche modo di tutti noi.


Il cammino si concluderà in un luogo simbolo: la fabbrica ex Gkn di Campi Bisenzio. Lì, in questi tre anni, si è condensato il peggio di un sistema economico brutale, e il meglio delle piccole-grandi comunità di cittadini attivi. La proprietà, un fondo di investimento, tre anni fa intese chiudere la produzione di semiassi e licenziare oltre quattrocento persone con una semplice mail, ma da quel giorno – era il 9 luglio 2021 – è cominciata un’avventura che ha pochi precedenti: un’assemblea permanente ancora in atto; una mobilitazione sociale larga e ininterrotta; una progettualità dal basso del tutto inedita, fino all’elaborazione di un nuovo progetto industriale per la produzione di pannelli solari e cargo bike.


Se solo la politica e le istituzioni pubbliche fossero meno rassegnate, meno succubi del potere economico, la nuova cooperativa operaia sarebbe già al lavoro, la vecchia Gkn sarebbe già una “fabbrica pubblica, ecologica, socialmente integrata”. Invece tocca ancora lottare, tanto che tre operai del Collettivo di fabbrica ex Gkn sono in sciopero della fame per chiedere al governo e alla Regione di fare la loro parte, con nuove leggi e commissariando l’azienda. Il Collettivo, e i tanti solidali che lo sostengono, la loro parte l’hanno fatta anche nei giorni drammatici delle alluvioni, prima inviando squadre di spalatori in Romagna, poi coordinando centinaia di volontari nella piana fiorentina.


Il 29 giugno, quando la Repubblica Nomade arriverà a Campi Bisenzio, porterà il suo messaggio di sostegno agli operai in lotta e lo renderà tangibile prenotando azioni della nascente cooperativa GFF. Gli uni e gli altri, insieme, saranno in un quel momento una Repubblica Nomade Insorgente.


fonte: comune-info.net - 15 giugno 2024


 

CHI SIAMO

La Repubblica Nomade è uno spazio e un sogno in movimento dove le persone che scelgono di farne parte, o di attraversarlo, possono trovare un loro posto e dove il nomadismo diventa prefigurazione di un diverso modo di vivere e di stare al mondo.

Il nostro percorso è cominciato alcuni anni fa, quando un gruppo di donne e uomini che non si conoscevano prima tra di loro hanno voluto sottrarsi al clima di ripiegamento esistenziale e di frustrazione, dominato dal lamento incattivito e inerte sull’esistente, e hanno attraversato l’Italia e l’Europa con una serie di cammini, eleggendo lo spostamento, l’invenzione, l’avventura e la traslocazione a linguaggio e messaggio irradiante.

Nel 2011 Antonio Moresco e un gruppo di scrittori della rivista Il Primo Amore hanno dato vita a Cammina cammina, un lungo spostamento a piedi da Milano a Napoli-Scampia, agguerrito e pacifico, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, per ricucire con i nostri passi un Paese che molti vorrebbero sempre più disunito e devastato. Il cammino è durato 44 giorni e si è concluso con un incontro tra i camminanti e la città.

Nel 2012, il progetto è cresciuto con un nuovo cammino chiamato Stella d’Italia. Cinque diversi bracci di camminatori hanno attraversato l’Italia (con partenze da Genova, Venezia, Roma, Reggio Calabria e Santa Maria di Leuca) per ritrovarsi a L’Aquila, capitale sentimentale e cuore terremotato del nostro Paese. Un’avventura fatta di 4000 chilometri, 1000 camminatori, 54 giorni di cammino, 210 istituzioni e Comuni aderenti, 50 associazioni culturali e festival, 45 organizzazioni sociali, 10 associazioni di trekker, 50 Comuni ospitanti, 80 incontri con sindaci e cittadini.

Nel 2013 l’orizzonte si è ampliato ancora di più e con Freccia d’Europa ci siamo spostati da Mantova a Strasburgo, per consegnare al Parlamento Europeo e al suo Presidente Martin Schulz un messaggio scritto durante il cammino, per un’Europa più vicina all’idea dei suoi fondatori. Il nostro sogno è quello di un’Europa unita che possa mettere al mondo una nuova possibilità di vita, un continente sperimentale capace di grandezze e visione; così abbiamo percorso 1170 chilometri in 40 giorni, attraverso il nord Italia, le Alpi, la Svizzera, la Germania e infine la Francia.

Nel 2014 la destinazione del nostro cammino è stata la Sicilia, la nostra isola-continente investita da sempre da fenomeni migratori, fino alle ultime tragiche vicende di uomini e donne provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente. 40 camminatori hanno attraversato il cuore di una Sicilia profanata e bellissima e sono arrivati a Gela dove, sullo sfondo di ciò che resta dell’Acropoli greca e delle strutture della raffineria, segno dell’inizio e della fine di un’era, abbiamo fondato la nostra piccola Repubblica Nomade.

Nel 2015 abbiamo camminato in Sardegna. Tutti i nostri cammini sono stati particolari, avventurosi e indimenticabili. Ma il Cammino a Cuncordu è stato il più emozionante, il più intenso, il più armonioso e il più bello. Impossibile riassumere in poche righe il calore e l’ospitalità che abbiamo incontrato. Questo è stato anche il nostro cammino più ricco di incontri. Abbiamo incontrato associazioni in difesa del territorio e contro la posa di scorie nucleari in Sardegna, contro la chiusura di fabbriche, associazioni culturali, cantanti sardi, suonatori di launeddas, pastori. Ci sono stati incontri intensi a Casa Lussu e Casa Gramsci, abbiamo visitato lungo il cammino siti archeologici, nuraghe, menhir e tombe scavate nella roccia tre-quattromila anni prima di Cristo. Abbiamo toccato con mano la dura realtà della Sardegna ma anche la sua diversità, il suo coraggio e le sue eccellenze. Questo è stato, fin da quando lo abbiamo immaginato e sognato, il più sentimentale dei nostri cammini. In questo caso è successo che il nostro sentimento è stato contraccambiato dagli abitanti di questa isola unica.

Nel 2016 abbiamo camminato attraverso i Balcani, siamo partiti da Trieste, precisamente dalla Risiera di San Sabba -teatro di orrori compiuti durante la Seconda Guerra Mondiale- per arrivare a Sarajevo, città da cui è partita la scintilla che ha dato l’avvio alla Prima Guerra Mondiale e che è stata martirizzata durante le recenti guerre che si sono svolte nei Balcani. Nel collegare con i nostri passi i luoghi teatro di queste due devastanti guerre nate nel nostro continente con le più recenti guerre che vi si sono svolte, vogliamo portare l’attenzione sul fatto che -se non avverranno cambiamenti radicali, se l’Europa di oggi, scossa da forti tensioni e che deve per di più fare fronte a nuove forme di terrorismo totalitario, non riuscirà a fare un salto di qualità e di visione andando verso una maggiore unità politica e d’intenti e se non saprà reinventarsi, questi eventi passati potranno diventare una prefigurazione di quanto potrà succedere nel nostro continente negli anni futuri. Il sentimento che ha animato il nostro cammino è la speranza e il desiderio che dal ventre dell’Europa nasca Il sogno dell’Europa, di una nuova Europa.

Nel 2017 abbiamo camminato, attraversando 4 diversi paesi, da Parigi a Berlino per unire idealmente due città simbolo dell’Unione Europea, leggendo durante il nostro cammino il Manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi,  in cui si fa un lucido bilancio del nostro continente messo in ginocchio da due devastanti guerre mondiali e si addita il traguardo ambizioso di una federazione europea, degli Stati Uniti d’Europa. Questa riflessione è stata uno dei più decisivi contributi alle prime forme di aggregazione europea, rese possibili dalla lungimiranza di politici italiani, francesi e tedeschi. E’ ancora più valida e urgente oggi, in questo passaggio difficile e pieno di rischi, unico antidoto a un destino di implosione, di smembramento e di irrilevanza del nostro continente nel quadro geopolitico planetario di questa epoca. Abbiamo scelto Parigi e Berlino come punto di partenza e di arrivo per la loro importanza in questo progetto, mai come adesso controcorrente, di unità federale tra stati che si sono duramente combattuti nel corso del tempo e che stanno provando a mettere al mondo qualcosa di inedito e di esemplare. Per gli Stati Uniti d’Europa, ma di un’altra Europa

Nel 2018 abbiamo unito in un ponte ideale la Grecìa salentina e la Grecia, con il cammino Il mito dell’Europa, dove, camminando da Delfi ad Atene abbiamo toccato con mano il danno causato da logiche economiche e politiche restrittive, da sopraffazioni di breve respiro e suicide, ma anche da semplificazioni demagogiche autoconsolatorie e autoassolutorie che hanno preso piede in Grecia (e anche in Italia). Abbiamo incontrato associazioni che cercano di portare sollievo alla sofferenza, nella situazione difficile che sta vivendo la Grecia, visitato case e alberghi occupati, per l’onda dei profughi partoriti dalle devastanti guerre e distruzioni mediorientali. E abbiamo anche toccato con mano quello che andiamo dicendo da tempo e che è il filo rosso dei nostri cammini: e cioè che se questo originale progetto geopolitico dell’Europa fallirà si creeranno le condizioni per nuove divisioni e guerre dispiegate anche nel nostro continente, che sembra non avere ancora imparato la dura lezione della sua storia e che si sta consegnando di nuovo a mestatori senza scrupoli che additano soluzioni miracolistiche e aumentano la frustrazione, l’insicurezza l’odio e il rancore nella popolazione per poterla tenere in pugno.

Nel 2019 abbiamo ripreso a camminare in Italia con Il cuore dell’Italia da Firenze ad Assisi a Recanati, luoghi simbolo legati alle grandi figure che vi sono nate: Dante, Francesco, Leopardi, per dire – in un’epoca di rassegnazione, ripiegamento identitario e restringimento dei possibili – che il cuore dell’Italia è questo, che l’identità e il cuore dell’Italia sono infinitamente più vasti di quelli che abbiamo sotto gli occhi adesso, che il nostro Paese ha dato qualcosa di grande a se stesso e al mondo quando ha portato allargamento degli orizzonti, sconfinamento, ardimento, trascendenza, invenzione.

Nel 2020 siamo stati fermi, come tutto il mondo a causa della pandemia Covid-19, ma nel 2021 abbiamo organizzato ben due cammini: Cammino per una vita nuova, un piccolo-grande cammino. Piccolo per la durata, di tre soli giorni, per ricominciare, ma grande per il significato e la trascendenza. Sotto il segno di Dante (nel settecentesimo anniversario della morte) e della sua Vita nuova.E poi sempre nel 2021, con il cammino Un altro mondo è possibile, nel ventesimo anniversario dai fatti del G8 di Genova, abbiamo camminato da Sant’Anna di Stazzema a Genova, da fascismi storici a fascismi recenti, per dire, con il nostro solito strumento del cammino, che -erano questi lo slogan e la speranza di allora- un altro mondo è possibile, e ancora di più oggi, che un altro mondo, mai come adesso, è necessario e urgente.

Ci sono stati anche altri cammini più brevi, nel 2014 sulla Via Priula e Profesta, cammino di Natale tra le periferie e i centri commerciali, entrambi nel Bergamasco. Nel 2015 ,in occasione del 70° anniversario della Liberazione, abbiamo organizzato il Cammino per R/Esistere, due cammini per ricordare quella Resistenza che ha avuto tanta importanza nella nostra Storia, uno nel Bergamasco e uno nel Vicentino. Alla fine del 2018 abbiamo organizzato Il crollo e l’unione: un cammino da Genova a Ventimiglia per unire simbolicamente coi nostri passi questi due luoghi che testimoniano gli errori e la miopia dei nostri governanti.

Durante tutte queste esperienze abbiamo voluto immaginare qualcosa che potesse crescere per irradiazione e contagio, che potesse dare vita ad altre esperienze simili che magari già esistono senza saperlo, per potersi un giorno federare e riconoscere liberamente. Quello che i partecipanti a questi eventi avrebbero potuto dire con le sole parole è stato detto anche e soprattutto con i corpi in movimento, unendo cervello, cuore, viscere, realtà e sogno, sentimento e visione, combattimento e invenzione.


RETROSPETTIVA.

2011

Cammina cammina. Da Milano a Napoli Scampia2012

Stella d’Italia. Dai quattro angoli dello Stivale a L’Aquila2013

Freccia d’Europa. Da Mantova a Strasburgo2014

Repubblica nomade. Il cammino siciliano

Via Priula. Alla riscoperta del tempo perso

ProFesta. A Natale per centri commerciali

2015

Cammino per R/ESISTERE. Per continuare a resistere, accendersi e fare luce

Cammino a Cuncordu. Il cammino in Sardegna

2016

Cammino KlandestiNomade

Il sogno dell’Europa. Da Trieste a Sarajevo

2017

Parigi – Berlino: un cammino continentale

2018

Il mito dell’Europa: dalla Grecìa salentina alla Grecia

Il crollo e l’unione. da Genova a Ventimiglia

2019

Il cuore dell’Italia. Firenze – Asssisi – Recanati


fonte: repubblicanomade.org

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