📢 LE MALETESTE 📢
31 ago 2023
In Italia, considerando 100 m lineari a concessione (sottostimato è dire poco), oltre il 60% delle coste sabbiose è occupato da stabilimenti, record europeo.
di MARIO TOZZI
Sulle concessioni balneari
31 agosto 2023, h. 13.38
È l'occasione buona per riformare il settore e riconvertirlo ecologicamente. E si può fare, visto che la direttiva europea deve essere poi normata nazionalmente.
Mi sembra siano condivisibili, ragionevoli e legittimi i seguenti punti:
1. Il 60% delle spiagge deve essere libero e/o protetto.
2. Il restante 40% va ai comuni che lo gestiscono attrezzandolo moderatamente con servizi a bassissimo costo
3. Di quel 40% una % da decidere localmente si dà in concessione ai privati che la gestiscono per tempi limitati, ritornando a gara ogni tot anni.
4. Nelle gare si privilegiano i piccoli gestori autoctoni e il rispetto dell'ambiente, attraverso norme stringenti ad hoc.
5. Nessuna struttura stabile può essere impiantata sul demanio marittimo.
6. Le strutture stabili impiantate vanno eliminate a spese di chi le ha impiantate.
7. Da novembre a marzo tutte le spiagge devono essere libere e senza alcuna struttura, neanche quelle removibili.
8. I canoni di concessione vanno riadeguati.
Credo che anche i balneari possano concordare, a meno che non si ritengano casta privilegiata. Sono però sicuro che faranno proprie queste proposte: i cambiamenti inevitabili, meglio guidarli che subirli.
23 agosto 2023, h. 10.39
Possiamo anche chiuderla qui. In Italia, considerando 100 m lineari a concessione (sottostimato è dire poco), oltre il 60% delle coste sabbiose è occupato da stabilimenti, record europeo.
Per dirne una, dal 2018 al 2021 si passa da 10.812 a 12.166 (+12,5%). Liguria, Emilia-Romagna e Campania hanno quasi il 70% occupato.
Per dirne un'altra: Gatteo (FC) ha tutte le spiagge in concessione, Pietrasanta (LU) oltre il 95%, Pescara 84%, Diano Marina (IM) 90%. Per dirne un'altra, Arzachena (SS) nel 2020 ha incamerato 20mila euro dalle sue 59 concessioni, circa 320 euro/concessione/anno, contro entrate che possono arrivare a 10mila euro/mq
.La risorsa naturale spiaggia, in Italia, è scarsa, visto che almeno il 50% dovrebbe comunque restare libero e che il 23% delle coste deve restare intatto e protetto.
Ma il fatto più grave sono le costruzioni non removibili messe sul demanio da queste attività: reato non estinguibile di abusivismo, secondo l'articolo 1161 del Codice della Navigazione ("... esclusione del diritto collettivo di uso ... in modo da impedire la fruibilità ... o da comprimerne in maniera significativa l'uso...").
Si riparta dalla mappatura (troveremo sorprese come queste), si tenga conto dei piccoli e di chi si è mosso con rispetto, ma si abbatta ciò che non è legittimo, si indichino parametri ambientali rigorosi e si faccia pagare ciò che è dovuto. Il resto è fuffa corporativa di chi teme che la ricreazione sia finita.
... ci sono i piccoli gruppi famigliari in buona fede cui basterebbe chiedere accortezze ambientali e dare bandi di gara con clausole favorevoli. Oltre a una sacrosanta rivalutazione dei canoni. Sono sicuro che il cattivissimo cinese non andrà a gara contro di loro. Lo farà sulle spiagge dalle ricche entrate. Di quelle mi dispiaccio il giusto.
20 agosto 2023, h. 19.47
Dicono che c'è tutta un'economia e le famiglie, e poi Covid, la crisi, la guerra, ma i fatti sono che: i canoni pagati dai balneari sono irrisori, i prezzi sono spesso esosi, hanno privatizzato interi litorali, hanno distrutto dune e vegetazione, hanno impiantato strutture permanenti che non avrebbero dovuto costruire e vorrebbero fosse per sempre.
Ma le spiagge sono nostre e le concessioni durano troppo a lungo su un bene che è scarso, visto che almeno il 50% dovrebbe restare libero.
E se qualcuno glielo ricorda si arrabbiano e paventano l'arrivo dei cinesi o di Amazon: ma se sono così bravi potranno concorrere loro e vincere oppure andare a concorrere per le concessioni spagnole, greche o francesi, visto che la Bolkenstein si applica a tutti.
Giusto, perché non gareggiano anche all'estero? Mica sara' perché sulle spiagge italiane è stata allestita la vigna dei fregnoni, spero.
Purtroppo il livello di alcuni commenti è sconfortante. Sfugge a costoro che si tratta di demanio dello Stato, non puoi toccarlo e non puoi privatizzarlo, puoi solo darlo in concessione e non a vita. Non ci dovresti mettere nemmeno un mattone e lo devi riconsegnare al pubblico godimento da ottobre a marzo.
È una battaglia di civiltà: stretti vincoli ambientali, prezzi calmierati, canoni giusti. I balneari italiani si sono appropriati di centinaia di km di spiagge nostre lucrando fortune, non sono difendibili.
Altre nazioni hanno conservato meglio il diritto pubblico alle spiagge, impariamo da loro. A forza di tollerarla, anche l'ingiustizia ci pare accettabile. Ma resta ingiusta.
(...) Il punto è che le spiagge sono di tutti e vanno tenute pubbliche e, in parte, moderatamente attrezzate. Dal 40% che lascerei alla gestione comunale o privata (mai di più), bisogna che si ricavino canoni adeguati e si paghino prezzi bassi. Non gli attuali 100 mln di canoni per 15 mld di ricavi, un po' sperequato, no?
E 40% significa comprese le spiagge più belle, non che lasciamo libere le spiagge con gli scarichi e privatizziamo le meraviglie.
18 agosto 2023
In un Paese ideale, il manifesto per la liberazione delle spiagge potrebbe essere così declinato:
1. Le spiagge e le coste sono patrimonio dello Stato, cioè appartengono a tutti. Non possono essere privatizzate.
2. Il 60% delle spiagge deve essere e restare libero
3. Il restante 40% può essere gestito dallo Stato o dai Comuni che possono attrezzarlo e metterlo a disposizione a prezzi calmierati. I servizi sono gratuiti. Come accade in Grecia, Spagna, Francia e altri Paesi (pur in % differenti).
4. Una parte di quel 40% può essere data in concessione ai privati che possono attrezzarle a canoni consistenti con il valore e la scarsezza del bene, con garanzie ambientali rigorose e con gare rinnovate ogni 5 anni. Stabilimenti e lidi debbono permettere l'accesso al mare. Portarsi cibo e bevande non è un reato.
5. Nessuna struttura permanente (cemento, mattoni o acciaio) può essere imposta sul demanio costiero. Cabine, chioschi, ristoranti, spogliatoi eccetera devono essere rimovibili. Eventuali strutture permanenti già presenti vanno abbattute a spese di chi le ha costruite. Il reato di abusivismo sulla linea di costa non è condonabile da nessuna legge dello Stato.
6. Da novembre a marzo nessuna struttura temporanea può persistere sulle spiagge e i litorali vanno sgombrati ogni stagione.
Così una nazione tutela il proprio patrimonio inalienabile e ne fa attrazione culturale, paesaggistica, ambientale e turistica (e economia) collettiva in nome di un bene comune che non può fisicamente essere la sommatoria di singoli interessi corporativi. Sottrarre alla speculazione edilizia ed economica le coste è motivo di soddisfazione per tutti gli italiani.(Per fortuna molti concessionari già fanno così, qui non ci si rivolge a loro).
16 agosto 2023
Qui è dove, invece, ombrellone e lettini sono a gratis. Domando al chiosco là sopra se si deve consumare per forza, rispondono che no, solo se si vuole. Distanze fra gli ombrelloni impensabili, doccia calda, bagni strapuliti, km di spiaggia senza nessuno. Acqua come la vedete. Pieno agosto. Costo zero. Non viene il sano desiderio di mandare a quel paese qualcuno dei nostri bravi balneari?
Aggiungo alcune info: scaldacqua solare, parcheggio "a gratis" (alla romana, mi raccomando), spiaggia di km pulitissima senza nemmeno un cestino, perché giustamente i rifiuti li produci e te li riporti indietro. Lettini fantastici, ombrelloni un po' scalcinati. Acqua cristallina che nemmeno immaginate. E sorrisi, tanti, da parte del personale del chiosco, sempre gratis, come il coperto. Mi viene in mente un certo gesto, diciamo simile a un ombrello.
MARIO TOZZI
fonte: facebook.com/mariotozziofficial - ago. 2023
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