ITALIA/Migranti. Corteo di "Remigrazione" a Latina
- LE MALETESTE

- 22 nov
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Il racconto dal vivo di
Sono le 20 e il quartiere don Morosini è immerso in un buio pesto di novembre quando da un angolo spunta il corteo di cinquanta persone, più o meno, che sfila cantando l’inno di Mameli, Fratelli d’Italia, che è poi il nome del partito per i quale molti dei partecipanti votano. Siamo a Latina, la città che tutti dicono essere la più nera dello stivale poiché fondata da Benito Mussolini.
La manifestazione, con tanto di striscione “Remigrazione”, è stata annunciata da giorni con numerosi murales sui cavalcavia della Pontina e poche ore prima dello svolgimento il Partito Democratico ha spedito in rete una nota con cui esprime il timore di un rigurgito squadrista, nonostante la sfilata con bandiere, megafoni e petardi sia stata autorizzata dalla Questura e venga sorvegliata a vista dalla Digos.
Il luogo scelto per protestare contro l’invasione dei migranti è un giardinetto superstite in mezzo a palazzoni di quindici piani dagli androni temibili dopo le 19; un piccolo spazio verde, uno dei pochissimi residui dell’assalto edilizio degli anni 70, dove dormono senzatetto di varie nazionalità, alcuni rifiutano di essere ospitati nel dormitorio pubblico che si trova in un altro quartiere.
Per interrompere il “circolo vizioso” del bivacco nel giardinetto l’amministrazione di centrodestra da un paio di anni ha segato le panchine, di cui restano le barre di ferro laterali e basta, dunque le persone senza fissa dimora, senza cibo e senza niente, a parte qualche scatola di vino scadente, si sono spostate di qualche metro e ora dormono sul marciapiede adiacente uno dei palazzi, hanno sistemato i giacigli all’altezza delle grate da cui arriva un po’ dell’aria condizionata dei negozi della vicina galleria commerciale. Proprio come succede nelle grandi metropoli europee.
Sono questi, in fondo, gli immigrati che il corteo vuole vadano via dall’Italia e da Latina soprattutto.
I manifestanti avanzano gridando “difendiamo i nostri quartieri” e passano tra cassonetti stracolmi di immondizia e rifiuti speciali di arredamento abbandonati sui marciapiedi (la ditta che esegue i servizio è in difficoltà gestionale da tempo). Alla guida c’è Luca Marsella, portavoce di Casapound, condannato in primo grado ad un anno di reclusione insieme a Gianluca Iannone, per la vicenda dello sgombero del Circolo Futurista di Casal Bertone, avvenuto nel gennaio 2022 a Roma. Un episodio segnato da forti tensioni e cariche delle forze dell’ordine.
Ora è qui che incita i suoi e, in questo angolo buio del capoluogo pontino, insiste sul pericolo rappresentato dagli immigrati per la sicurezza e il decoro urbano. I lampioni sono spenti in via don Morosini, la carreggiata piena di foglie che non vengono spazzate da chissà quanti giorni, le serrande di molti negozi abbassate perché qui morde forte la crisi creata dai colossi delle vendite on line.
I residenti seguono dal balcone e il leader del corteo li invita a scendere per manifestare tutti insieme, “perché questo è il momento di agire e non di mettere post sui social”.
In realtà chi abita nei palazzoni attorno si tiene un po’ a distanza: pensionati col cane al guinzaglio osservano incuriositi ma poi tirano dritto, c’è un cordone notevole di polizia e carabinieri ma nessun incidente, sullo sfondo la statua severa di Sandro Pertini, cui parte del giardino è dedicata, in un angolo due donne obese e visibilmente malate osservano mangiando patatine fritte, due ragazzi di colore stanno rientrando dal lavoro e filmano con il telefonino quanto sta accadendo, capiscono che sono loro i destinatari della “manifestazione di malessere civile” nonostante dal corteo una voce si levi per dire “noi non siamo mica razzisti”. Tutto termina con un comizio sulle politiche migratorie che sono, “soprattutto colpa dell’Europa”.
Quando il corteo sciama, una giovane badante ucraina scende dal grattacielo Pennacchi, attraversa il giardino e si dirige verso i cassonetti per lasciare il sacchetto dei rifiuti, non c’è più posto e lo depone sul marciapiede, poi, nella sua lingua, dice qualcosa che sa di protesta, si volta e indica i resti dei petardi sulla pochissima erba di quello che doveva essere lo spazio verde di un quartiere centrale in una città a sud di Roma. (...)
Fonte: ARTICOLO 21 (https://www.articolo21.org/2025/11/il-corteo-di-remigrazione-a-latina-tra-rifiuti-barboni-e-petardi-omizzolo-una-buffonata-nostalgica/) - 21 nov. 2025
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