STRATEGIE DELL'IMPERO. La pubblicità dei droni è per noi
- LE MALETESTE
- 4 giorni fa
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Droni Rafael: la strage diventa spot promozionale
«Gli enti pubblici e le imprese italiane che collaborano si fanno beffa dei diritti umani»
15 luglio 2025
In questi giorni sul web sta circolando un macabro video promozionale dell’azienda israeliana Rafael Advanced Systems relativo al drone Spike Firefly. Nel video si vede il drone in azione mentre rincorre e poi uccide un civile inerme e disarmato.
«La Rafael è coinvolta nel genocidio a Gaza in diverse forme. Dai missili guidati anticarro a diverse tipologie di droni per la strage di civili – spiega Luigi Daniele, giurista docente di Diritto dei conflitti armati- Le immagini, le testimonianze e i report sono innumerevoli. Ma con questo video Rafael ha compiuto un salto di indegnità. Gli enti pubblici e le imprese italiane che collaborano con queste compagnie violano i propri obblighi di due diligence e si fanno beffa delle linee guida interministeriali sul rispetto dei diritti umani».
Rafael gode anche dei finanziamenti europei, con i fondi Horizon. In particolare per il progetto Undersec. Coordinato da un ente tedesco e finanziato con 5,9 milioni di euro, (2023-2026), ha l’obiettivo di sperimentare un sistema di sorveglianza subacquea tramite droni e tecnologie varie.
L’AUTORITÀ di Sistema portuale del Mare Adriatico centro settentrionale (il porto di Ravenna) è il partner italiano di maggior rilievo e partecipa al progetto garantendo l’ospitalità per uno dei test in ambiente reale delle tecnologie e del sistema prototipale. «Nel porto vengono testate tecnologie per l’individuazione di potenziali oggetti pericolosi o illegali a bordo o fissati sotto la chiglia di navi in ingresso al porto», scrive l’autorità portuale in un comunicato datato ottobre 2023, ma non ha più fornito ulteriori aggiornamenti.
Oltre a Israele e Italia, partecipano Spagna, Germania, Bulgaria, Grecia, Croazia, Portogallo, Romania, Cipro. Israele è rappresentato dal ministero della Difesa, da Rafael Advanced System e dall’Università di Tel Aviv, finanziati con circa 850mila euro. Offriranno «competenze e progetti sulla sicurezza delle frontiere, test in ambiente controllato, ricerca in acustica subacquea e fusione/elaborazione/analisi di dati tramite intelligenza artificiale»e altro ancora.
Israele è all’avanguardia in queste tecnologie subacquee anche perché le sperimenta nel mare davanti alla striscia di Gaza, chiusa in un assedio che viola il diritto internazionale.
IL PORTO di Ravenna, dal canto suo, è un importante snodo di traffici verso il Medio Oriente, solcato dalle navi della compagnia Zim in modo regolare. Dopo il carico illegale di componenti di cannoni diretto a Israele e sequestrato lo scorso febbraio, Weapon Watch ha riferito di un nuovo carico di munizioni (codice 4.1) partito da Ravenna il 30 giugno 2025 e diretto ad Haifa.
Insomma, un porto molto sensibile all’influenza di Israele. Come da tempo ribadiscono le associazioni di Ravenna legate alla Campagna Fari di Pace, «preoccupa la possibilità che enti militari israeliani collaborino con il nostro porto, nella delicata funzione di sorveglianza».
SECONDO Nicola Perugini, accademico e docente di Relazioni internazionali all’Università di Edimburgo: «Le autorità portuali di Ravenna non avrebbero dovuto firmare un accordo di collaborazione di ricerca con una compagnia israeliana di armi che rifornisce un esercito impegnato in una occupazione illegale e in un regime di colonialismo e apartheid. Il video mostra la natura criminale delle attività di Rafael che trasforma lo sterminio di civili in uno spot promozionale. Le entità italiane impegnate nella partnership si devono ritirare immediatamente come misura legale ed etica precauzionale».

È per noi la pubblicità dei droni killer
Lo spot israeliano. La pubblicità della israeliana ’Rafael Advanced Systems’ è l’esecuzione di una persona. Un messaggio intimidatorio: non è solo per i palestinesi di Gaza, è un esperimento sociale che ci riguarda
17 luglio 2025
Le immagini sono sfocate, ma si riconosce un uomo che cammina. Alla sua destra e alla sua sinistra ci sono edifici in parte in macerie. La scena è inquadrata dall’alto, da un drone probabilmente, e questo ci impedisce di distinguere i particolari. Non ha un nome, non ha un volto, è solo qualcuno che cammina. Non si vedono armi, non ha la postura di un combattente. Ma la musica che accompagna il video trasmette un senso di inquietudine, e viene da pensare che l’uomo abbia paura di qualcosa.
Un attimo dopo nell’inquadratura appare un piccolo oggetto volante, potrebbe essere un giocattolo, ma è evidente che non lo è: l’uomo cerca di fuggire infilandosi in una stradina inseguito dal drone killer. La sequenza finale ci mostra il lampo dell’esplosione, mentre la musica in crescendo ci fa capire che la missione è compiuta, il bersaglio è annientato.
La diffusione del video pubblicitario per il drone Spike Firefly, prodotto dall’azienda israeliana Rafael Advanced Systems ha fatto il giro del mondo. Tanti hanno espresso disgusto e sgomento per un uso del video promozionale che supera un limite che fino a ora non era ancora stato violato, ma che temo sarà presto archiviato come precedente (perché non fare lo stesso per un nuovo modello di sedia elettrica? In fondo anche per quello ci sarà un mercato).
LA QUESTIONE, tuttavia, va ben oltre la dimensione della decenza o del buon gusto, e non sarà risolta con un ricorso all’autorità competente per la pubblicità. Che degli strumenti di morte si faccia commercio, e legalmente, non lo scopriamo ora, ovviamente. Pur non avendo mai frequentato fiere del settore, sono convinto che l’uso di opuscoli o di video che illustrano la qualità del prodotto sia normale in questi casi. Posso immaginare che questi tipi di pubblicità abbiano lo stile asettico della comunicazione che si rivolge agli esperti del settore. Compratori professionali che sono in grado di valutare i dati contenuti nell’informazione e confrontarli con quelli che accompagnano i prodotti della concorrenza.
QUELLO CHE abbiamo visto nei giorni scorsi, diffuso attraverso gli account social della Rafael Advanced Systems non era un video pensato per gli addetti ai lavori. Le immagini sono troppo grezze (un bravo pubblicitario potrebbe fare di meglio, con gli strumenti adatti e in un poligono di tiro) e il testo di accompagnamento è troppo scarno per un compratore. Suppongo che se fossi un acquirente abituale di droni killer non mi accontenterei delle immagini sgranate e del testo di accompagnamento in stile videogioco: “bersaglio individuato”, “minaccia annientata”. A chi si rivolge dunque questo video? Perché è stato diffuso sui social e non in una stanza a parte chiuse, come in un film di James Bond? Ho riflettuto a lungo su queste domande, forse anche perché esitavo a trarre la conclusione che a questo punto mi pare inevitabile: questo video non si rivolge agli addetti ai lavori, ma a tutti noi. Non è una pubblicità ma un atto di intimidazione.
QUALCUNO potrebbe dire che sto esagerando. Che in fondo, per quanto esecrabile, il video è pur sempre l’illustrazione dell’efficienza di un arma da guerra, e le armi di guerra si usano in guerra contro i nemici, e tutti – come ci ricordano incessantemente gli editorialisti di diverse testate nazionali – abbiamo nemici, dai quali dobbiamo difenderci. Proviamo per un momento prendere sul serio questa replica, come se fosse formulata in buona fede. Quella cui assistiamo nel video non è un’azione di combattimento, ma l’esecuzione a sangue freddo di una persona che, da quel che si vede, potrebbe essere – e temo sia – un civile disarmato che non costituisce una minaccia attuale per nessuno. Potrebbe essere un dirigente di Hamas, ma potrebbe anche essere un medico, un infermiere, un giornalista, un padre, un figlio o un marito che ha abbandonato il proprio rifugio per cercare del cibo, o per recuperare qualcosa tra le macerie della propria abitazione.
DOMANI al suo posto potrebbe esserci un dissidente politico, un sindacalista, un attivista per i diritti umani, un vagabondo o un immigrato. Quello che il video vuole farci capire è che non c’è modo di sottrarsi a chi ha a disposizione strumenti di morte così sofisticati. Non puoi scappare, non puoi nasconderti, perché possiamo raggiungerti ovunque, e quando lo faremo non c’è diritto umano che possa proteggerti: “bersaglio individuato, minaccia eliminata”. L’intimidazione è implicita ma chiarissima. Devi piegare la testa, perché altrimenti finirai male.
Gaza non è soltanto Gaza, e non riguarda solo i palestinesi. Stiamo assistendo in diretta a un esperimento sociale per saggiare i limiti del moralmente accettabile, e il fatto che molti governi e forze politiche nominalmente democratiche non riescano a opporre una resistenza efficace a chi lo sta portando a termine è un presagio di un futuro terrificante.
Fonte: ilmanifesto.it - 15 / 17 luglio 2025