Corteo del 18 settembre 2021
«Occupiamola! Fino a che ce ne sarà. Che fatica che ti chiedo: oggi devi sciopera’! E avanti insieme, uniti a lottare, tutta la settimana la passo lì con te, e non c’è resa, non c’è rassegnazione, ma solo tanta rabbia che cresce dentro me».
UN TRATTO DI STORIA
«Nasciamo nel 2007, quando all’interno dello stabilimento ci fu uno scontro dialettico, politico e sindacale su un cambiamento di orario – dice Matteo Moretti del Collettivo di Fabbrica – Da qui è sorto un attrito con le organizzazioni sindacali che portò a una discussione tra lavoratori appartenenti alle varie sigle, come avviene in tutte le aziende. Da quella discussione – aggiunge – abbiamo capito che farsi dividere dalle sigle sindacali è una debolezza perché spesso le divisioni– arrivano dall’alto a discapito dei lavoratori».
Così sono nati i primi gruppi eterogenei appartenenti a sigle sindacali diverse o anche di base o comunque lavoratori senza tessera che iniziavano a confrontarsi al di fuori dello stabilimento e dentro le assemblee. «Da lì – conclude Moretti – si è formata la nostra organizzazione che è costituita dall’assemblea generale dei lavoratori che comanda e decide su qualsiasi aspetto all’interno dello stabilimento, da una Rsu che nasce dalle elezioni sindacali che in questo caso è a maggioranza Fiom e infine l’ultima genitura, il Collettivo».
Sono in lotta dallo scorso 9 luglio, i lavoratori della Gkn Driviline di Campi Bisenzio, a un passo dalla città del giglio, gioiello per sofisticati comparti automobilistici, costruito dalla Fiat e controllato dal 2018 dal fondo finanziario britannico Melrose.
Sono in presidio da quando sono stati licenziati in tronco, con una e-mail: 422 operai, a cui si aggiungono circa 80 figure professionali delle ditte in appalto.
Appresa la notizia, gli operai si sono ritrovati davanti ai cancelli della fabbrica, così è cominciata la mobilitazione. E poi la scelta dello slogan: “Insorgiamo”, il motto della Resistenza fiorentina nel 1944.
“Nei mesi della Resistenza i partigiani difesero le fabbriche che i tedeschi volevano smantellare. Oggi, in ben altro contesto storico, ci pare giusto e ragionevole che la Repubblica, nelle forme e nei modi previsti dalla Costituzione, difenda le fabbriche che le multinazionali vogliono delocalizzare".
Un gruppo che prende come riferimento i Consigli di Fabbrica degli anni Settanta con un alto livello di partecipazione di tutti i lavoratori grazie alle figure dei delegati di raccordo presenti in tutti i reparti.
A difesa dei lavoratori e dell’impianto industriale è intervenuto anche il sindaco di Campi Bisenzio, Emiliano Fossi, con un’ordinanza di effetto immediato, che vieta ai mezzi pesanti di avvicinarsi al perimetro dello stabilimento.
Perché tempestiva e forte è stata la solidarietà di istituzioni del territorio e nazionali, realtà della società civile, sindacati, lavoratori di tutta Italia.
“Senza un cambiamento dei rapporti di forza generali nel Paese – scrivono gli operai metalmeccanici – la lotta Gkn non vince. E, se vince, crea un precedente prezioso per tutti”.
Matteo Moretti, è in Gkn da 24 anni e da 14 Rsu Fiom: «Se un fondo finanziario o una multinazionale si permette di chiudere un’azienda da un giorno ad un altro – ragiona Moretti –vuol dire che si sono votate delle leggi nel corso di tutto l’arco parlamentare che lo consentono. Quello che noi chiediamo al governo attualmente in carica è di cambiare queste leggi.
Il gruppo di Campi Bisenzio è una roccaforte d’avanguardia operaia, uno dei più sindacalizzati sul territorio nazionale, che nel tempo ha dato vita al Collettivo di Fabbrica-Lavoratori Gkn Firenze. «Non ha un compito decisionale ma organizzativo, educativo, esecutivo – racconta l’Rsu Fiom Matteo Moretti – ed è un gruppo di lavoratori che ha deciso di militare all’interno dell’organizzazione che non per forza si ascrive alle classiche sigle sindacali. È una nostra organizzazione interna – continua – e tutti possono partecipare e portare il loro contributo e che mette in pratica ciò che l’assemblea decide e l’Rsu propone. Negli anni – spiega Moretti – ci siamo dedicati alle altre aziende in lotta, iniziative politico-sindacali, culturali, cene per la cassa di resistenza. È un gruppo che approfondisce le tematiche politico-sindacali sia in fabbrica sia fuori e che piano piano insieme all’Rsu cresce, legge, impara, fa formazione per se stessa e per gli altri».
UN CORTEO DAL FUTURO
Alla Fortezza da basso, alle 15:00 è previsto il concentramento del corteo indetto dalla GKN. In nemmeno mezz’ora i viali sono già pieni di gente e il corteo parte aperto dal Collettivo di Fabbrica.
In testa le bandiere partigiane della Brigata Sinigaglia e dell’Anpi Oltrarno e di Campi Bisenzio, protagoniste della liberazione della città dal nazifascismo nel 1944. Come a cementare il legame fra chi contribuì alla riconquista della democrazia, e chi sta lottando per vederne confermati i cardini costituzionali.
Subito dietro, c’è lo striscione rosso con la scritta bianca “Insorgiamo”, ormai diventato la parola chiave della mobilitazione, portato da operai con la maglietta blu.
Poco dopo, il Coordinamento delle donne GKN, con le magliette arancioni e alcune con due strisce rosse di vernice sul viso. Dopo due mesi di occupazione di fabbrica, in queste prime file, si sente la rabbia e la determinazione, si canta e il ritmo del corteo è scandito dai tamburi e dai cori, che non si fermano mai.
Dopo le prime file c’è un enorme corteo variegato: collettivi studenteschi, comitati operai, famiglie, bande che suonano, centri sociali, tamburi, slogan, organizzazioni sindacali e del volontariato, cartelli, striscioni e tantissime persone presenti per supportare una lotta esemplare.
Perché, come dicono spesso le e gli operai GKN «se sfondano qui, sfonda ovunque».
Un fiume di donne e uomini di ogni età. Con una larghissima prevalenza di giovani e giovanissimi; poi di lavoratori delle altre fabbriche che rischiano la chiusura; delle formazioni politiche della variegata, frantumata, litigiosa eppure ancora vitale sinistra del paese; di un sindacato confederale presente con la Cgil e la Uil, e di un sindacato di base anch’esso sparso in tanti rivoli ma compattamente in corteo, dai Cobas all’Usb, dalla Cub all’Sgb.
Electrolux da Forlì e Treviso, la Same di Bergamo, la BMT di Brescia, alcune fabbriche chimiche di Padova, la Embraco di Torino e la Whirlpool di Napoli, la Piaggio di Pontedera, la Sanac di Massa, la Sammontana di Empoli e la Nuovo Pignone, Alitalia, Rimaflow Fabbrica Recuperata, ecc.... di sigle ce ne sono un'infinità.
Raffaele Romano e le altre tute blu della Whirlpool di Napoli dicono: «Siamo nella stessa situazione dei compagni della Gkn – aggiunge – e quando il lavoro diventa un privilegio e non un diritto, vuol dire che c’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo paese».
Gianluca, che sta vivendo sulla sua pelle con la chiusura della Sol il dramma senza fine delle Acciaierie di Piombino, puntualizza: «La solidarietà generalizzata, quella del ‘toccano uno toccano tutti’, è l’unica arma che abbiamo. Quando manca questo legame fra la città e i lavoratori, allora perdiamo».
Il tema non è la difesa delle vertenze aperte, ma la rivendicazione di una legge anti delocalizzazioni per tutti, che stabilisca il principio che chi prende soldi dallo stato per investire, poi abbia dei vincoli di responsabilità e non possa abbandonare un territorio da un momento all’altro per speculare altrove.
Vogliamo lo Sciopero Generale Nazionale!
Ci sono gli studenti che denunciano la condizione disastrosa dell’istruzione pubblica all’epoca (e non solo) della Dad e che rivendicano di non voler diventare i precari o i licenziati di domani («La nostra generazione non vuole essere condannata a pensare che essere licenziati sia già di per sé un privilegio»). C’è il gruppo No Tav che pone la questione del rispetto della dignità del lavoro e della compatibilità tra ambiente e sfruttamento capitalistico («c’è lavoro e lavoro e bisogna rispettare le risorse fornite dall’ecosistema in cui viviamo») e richiama all'impegno per far tornare in libertà le compagne e i compagni ancora incarcerati, ultimo dei quali Emilio, arrestato solo pochi giorni fa. Ci sono i lavoratori dello spettacolo che richiedono di essere considerati come lavoratori subordinati a tutti gli effetti («Non vogliamo essere lavoratori a intermittenza»). C’è la Cgil che interviene sancendo un mea culpa (da cui dovrebbe partire una vera discussione sull’ormai nulla capacità di rappresentanza da parte dei corpi intermedi) sul fatto di aver dimenticato il valore della lotta e la bellezza delle piazza («Non siamo stati noi a dare l’impulso al conflitto sindacale, sono gli operai della Gkn ad aver preso in mano da soli il loro destino e noi non abbiamo potuto far altro che seguire, visto l’importanza di quello che sono riusciti a mobilitare»).
La speranza di chi sfila è che la manifestazione serva a cambiare qualcosa nel mondo del lavoro e in tutto il Paese. "Sono tematiche di cui non si parla abbastanza - dice Simone Boa, 23 anni, studente arrivato da Fabriano che ha perso il suo lavoro al ristorante durante la pandemia - È importante rimanere uniti, ed è molto positivo che i dipendenti si siano organizzati da soli, senza affidarsi solo all'azione delle istituzioni. C'è un grande dibattito sul Green Pass, ma è una polemica sterile, è a queste questioni che si dovrebbe dare più importanza".
"Noi continuiamo a respingere la cessazione, aspettiamo il pronunciamento del tribunale di Firenze sull'articolo 28 che è stato discusso la settimana scorsa per attività antisindacale. Siamo convinti che il modo in cui sono stati proclamati i licenziamenti non sia lecito e speriamo che in tempi brevi arrivi la sentenza 'che dia torto all'azienda'", dicono dal camion, in testa al corteo.
Il corteo entra nel centro storico, passando da piazza Indipendenza, piazza San Marco e piazza Santissima Annunziata, dove si fa il primo stop durante il quale è stato osservato un minuto di silenzio per ricordare l’operaio morto sotto un rullo moquette poche ore prima, in una ditta proprio a Campi Bisenzio, vicino allo stabilimento della Gkn dove sono avvenuti i licenziamenti.
Un lungo applauso dei manifestanti. «Questa mattina - ha detto un lavoratore al microfono - è arrivata la notizia dell'ennesimo morto sul lavoro, ammazzato sul lavoro, vicino a noi a Campi Bisenzio». Il grido esce spontaneo: "Nessuno ferma la rabbia operaia"
Francesca Re David segretaria generale della Fiom: “I lavoratori della Gkn hanno convocato questa manifestazione a cui hanno risposto aziende metalmeccaniche in crisi e vari gruppi politici e sociali che pensano che ci voglia un cambiamento in questo Paese – ha detto la segretaria Re David – Hanno convocato una manifestazione e la Fiom naturalmente è presente e la sostiene, stiamo facendo con loro la vertenza.
Nella stessa Piazza SS. Annunziata, si concentra, e s'incontra con il corteo proveniente dalla Fortezza da Basso, il Pride organizzato dopo un anno dallo sgombero violento della Magnifica, occupazione transfemminista fiorentina, un* cui rappresentante parla anche dal palco mobile della GKN, così come fa il portavoce dell'altra manifestazione organizzata oggi da Mondeggi Bene Comune e Genuino Clandestino contro il summit globale dell’agricoltura (G20) che si tiene in città.
Poi, sempre dal camion che apre il corteo, parleranno, nel corso delle tre soste durante il percorso, anche un portavoce dei Disoccupati Organizzati di Napoli, e poi ancora altr* rappresentanti del variegato mondo della Lotta di Classe, termine che da più parti viene ribadito come fil-rouge che deve legare ogni lotta che metta in crisi il sistema-capitalismo.
Alle 19.30, il corteo de* 40.000 con la GKN arriva a Piazzale Michelangelo.
Quello che è successo a Firenze, alla fin dei conti, è questo: la comparsa e l’unità di un soggetto collettivo che si ribella, dopo decenni di soprusi generati da un comando capitalistico che ha mostrato una tendenza sempre più sfrenata alla mercificazione del lavoro. Non avveniva da tempo e non è un dato scontato. Non si vedeva da tempo una mobilitazione in Italia di tal tipo su temi che toccano al cuore le fondamenta dello stesso sistema: il rapporto tra capitale e lavoro.
Nota: confusi nelle numerosissime file del corteo, abbiamo incontrato e salutato anche Nicoletta Dosio (No-Tav Valdisusa) e i genitori di Lorenzo "Orso" Orsetti, il partigiano fiorentino ucciso in combattimento in Rojava contro l'Isis.
Avanti! Il futuro è iniziato!
***** ULTIMORA, 20 settembre 2021, ore 13
Il Tribunale del Lavoro di Firenze ha revocato l’apertura dei licenziamenti collettivi per la Gkn di Campi Bisenzio. I giudici hanno dato ragione alla Fiom Cgil, che aveva impugnato il procedimento avviato verso i 422 dipendenti licenziati dal gruppo. Per il tribunale la multinazionale, controllata da un fondo d’investimento Melrose, ha violato l’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, mettendo in atto comportamenti anti sindacali.
IL COLLETTIVO "LE MALETESTE", 20 settembre 2021
APPENDICI del 20 settembre 2021 dal Collettivo di Fabbrica Lavoratori GKN Firenze
1 - (ore 12) Ci dicono che abbiamo vinto il ricorso per condotta antisindacale. Vedremo le conseguenze pratiche. La palla ripassa ancora più pesante al Governo. Non osate far ripartire quelle lettere. Cambiate La legge subito.
La mobilitazione continua perché non c'è salvezza fuori dalla mobilitazione. E perché ci sono trent'anni di attacchi al mondo del lavoro da cancellare.
Stiamo imparando tante cose in questa lotta. Iniziamo anche a masticare qualcosa di finanza. E quindi, fossimo un azionista PLC Melrose inizieremmo a pensare che forse i nostri soldi non sono proprio in buone mani. Inizieremmo a diversificare il portafoglio. È una semplice opinione, sia chiaro.
Noi non siamo azionisti del resto. Siamo gli operai Gkn. E questo è quanto. Noi non giochiamo in borsa. Facciamo semiassi. E insieme a tutti voi, noi #insorgiamo
2 - (ore 9) * Melrose non ha più nessuna credibilità. Decida lo Stato italiano se vuole associarsi a questa clamorosa perdita di credibilità.
* Decretazione d'urgenza della sospensione delle procedure di licenziamento in corso (della 223) per noi e per le altre vertenze.
* Se il Governo non propone un dl antidelocalizzazioni, chiediamo di farlo salire dal Parlamento. Il pool di giuslavoristi che ha risposto al nostro appello ha preparato un testo che rispecchia gli 8 punti approvati dall'assemblea operaia.
Li trovate qui sotto nella Petizione da firmare su change.org al link: https://www.change.org/p/fermiamo-le-delocalizzazioni-e-lo-smantellamento-del-tessuto-produttivo?fbclid=IwAR2OqXcwKbp9gMbXtiLNHVelT_--7PFaIvjRGGN25aZVzWtAuzmXWMF6DRU
Questa, la Petizione su Change.org:
Per una normativa che garantisca subito lavoro e diritti!
Delocalizzare un’azienda in buona salute, trasferirne la produzione all’estero al solo scopo di aumentare il profitto degli azionisti, non costituisce libero esercizio dell’iniziativa economica privata, ma un atto in contrasto con il diritto al lavoro, tutelato dall’art. 4 della Costituzione.
Ciò è tanto meno accettabile se avviene da parte di un’impresa che abbia fruito di interventi pubblici finalizzati alla ristrutturazione o riorganizzazione dell’impresa o al mantenimento dei livelli occupazionali Lo Stato, in adempimento al suo obbligo di garantire l’uguaglianza sostanziale dei lavoratori e delle lavoratrici e proteggerne la dignità, ha il mandato costituzionale di intervenire per arginare tentativi di abuso della libertà economica privata (art. 41, Cost.).
Alla luce di questo, i licenziamenti annunciati da GKN si pongono già oggi fuori dall’ordinamento e in contrasto con l’ordine costituzionale e con la nozione di lavoro e di iniziativa economica delineati dalla Costituzione.
Tale palese violazione dei principi dell’ordinamento, impone che vengano approntati appositi strumenti normativi per rendere effettiva la tutela dei diritti in gioco.
Per questo motivo è necessaria una normativa che contrasti lo smantellamento del tessuto produttivo, assicuri la continuità occupazionale e sanzioni compiutamente i comportamenti illeciti delle imprese, in particolare di quelle che hanno fruito di agevolazioni economiche pubbliche.
Tale normativa deve essere efficace e non limitarsi ad una mera dichiarazione di intenti. Per questo motivo riteniamo insufficienti e non condivisibili le bozze di decreto governativo che sono state rese pubbliche: esse non contrastano con efficacia i fenomeni di delocalizzazione, sono prive di apparato sanzionatorio, non garantiscono i posti di lavoro e la continuità produttiva di aziende sane, non coinvolgono i lavoratori e le lavoratrici e le loro rappresentanze sindacali.
Riteniamo che una norma che sia finalizzata a contrastare lo smantellamento del tessuto produttivo e a garantire il mantenimento dei livelli occupazionali non possa prescindere dai seguenti, irrinunciabili, principi.
1 -A fronte di condizioni oggettive e controllabili l’autorità pubblica deve essere legittimata a non autorizzare l’avvio della procedura di licenziamento collettivo da parte delle imprese. 2 -L’impresa che intenda chiudere un sito produttivo deve informare preventivamente l’autorità pubblica e le rappresentanze dei lavoratori presenti in azienda e nelle eventuali aziende dell’indotto, nonché le rispettive organizzazioni sindacali e quelle più rappresentative di settore. 3 - L’informazione deve permettere un controllo sulla reale situazione patrimoniale ed economico-finanziaria dell’azienda, al fine di valutare la possibilità di una soluzione alternativa alla chiusura. 4 - La soluzione alternativa viene definita in un Piano che garantisca la continuità dell’attività produttiva e dell’occupazione di tutti i lavoratori coinvolti presso quell’azienda, compresi i lavoratori eventualmente occupati nell’indotto e nelle attività esternalizzate. 5 - Il Piano viene approvato dall’autorità pubblica, con il parere positivo vincolante della maggioranza dei lavoratori coinvolti, espressa attraverso le proprie rappresentanze. L’autorità pubblica garantisce e controlla il rispetto del Piano da parte dell’impresa. 6 - Nessuna procedura di licenziamento può essere avviata prima dell’attuazione del Piano. 7 - L’eventuale cessione dell’azienda deve prevedere un diritto di prelazione da parte dello Stato e di cooperative di lavoratori impiegati presso l’azienda anche con il supporto economico, incentivi ed agevolazioni da parte dello Stato e delle istituzioni locali. In tutte le ipotesi di cessione deve essere garantita la continuità produttiva dell’azienda, la piena occupazione di lavoratrici e lavoratori e il mantenimento dei trattamenti economico-normativi. Nelle ipotesi in cui le cessioni non siano a favore dello Stato o della cooperativa deve essere previsto un controllo pubblico sulla solvibilità dei cessionari. 8 - Il mancato rispetto da parte dell’azienda delle procedure sopra descritte comporta l’illegittimità dei licenziamenti ed integra un’ipotesi di condotta antisindacale ai sensi dell’art. 28 l. 300/1970 Riteniamo che una normativa fondata su questi otto punti e sull’individuazione di procedure oggettive costituisca l’unico modo per dare attuazione ai principi costituzionali e non contrasti con l’ordinamento europeo.
Come espressamente riconosciuto dalla Corte di Giustizia (C-201/2015 del 21.12.2016) infatti la “circostanza che uno Stato membro preveda, nella sua legislazione nazionale, che i piani di licenziamento collettivo debbano, prima di qualsiasi attuazione, essere notificati ad un’autorità nazionale, la quale è dotata di poteri di controllo che le consentono, in determinate circostanze, di opporsi ad un piano siffatto per motivi attinenti alla protezione dei lavoratori e dell’occupazione, non può essere considerata contraria alla libertà di stabilimento garantita dall’articolo 49 TFUE né alla libertà d’impresa sancita dall’articolo 16 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE”
Riteniamo altresì che essa costituisca un primo passo per la ricostruzione di un sistema di garanzie e di diritti che restituisca centralità al lavoro e dignità alle lavoratrici e ai lavoratori.
Per permettere una ponderata valutazione degli interessi incisi dal testo dell’atto legislativo in cantiere riteniamo necessaria ed immediata una sospensione da parte del Governo delle procedure di licenziamento ex l. 223/91 ad oggi avviate dalle imprese.
Documento redatto da Massimo Capialbi Danilo Conte Giulia Frosecchi Francesca Maffei Giovanni Orlandini Pier Luigi Panici Marzia Pirone Paolo Solimeno Silvia Ventura
Approvato dall’assemblea permanente delle lavoratrici e dei lavoratori Gkn
Foto del corteo 18 settembre 2021: Web e Le Maleteste
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