Accusò un poliziotto di averle dato un pugno, Maya condannata per oltraggio. Assolto l'agente
17 DICEMBRE 2021. È stata condannata a quattro mesi per oltraggio a pubblico ufficiale Maya Bosser Peverelli, 24 anni, attivista del centro sociale Askatasuna di Torino, che nel 2017 aveva accusato un poliziotto di averla colpita al volto dopo un fermo. L'agente, imputato nello stesso procedimento, è stato assolto dall'accusa di lesioni perché il fatto non sussiste.
La vicenda si riferisce all'8 giugno del 2017, quando la giovane antagonista venne fermata durante un controllo ai Murazzi. Dopo essere stata accompagnata negli uffici delle Volanti in via Tirreno, Maya aveva denunciato, anche con un video su Youtube, di essere stata malmenata. Il pm Manuela Pedrotta aveva chiesto per Maya una condanna a 6 mesi e per l'agente a un mese. Dopo la sentenza i compagni di Maya Bosser, che si erano ritrovati in un centinaio in presidio davanti a Palazzo di Giustizia, hanno cercato di entrare ma sono stati respinti dalle forze dell'ordine. Sono volati alcuni spintoni e gli antagonisti all'urlo "Vergogna, vergogna" hanno bloccato il traffico in via Falcone. "Il Tribunale assolve il poliziotto picchiatore e condanna le donne che denunciano. Questa violenza non l'accettiamo", si legge nello striscione srotolato. “Non speravamo nella giustizia del tribunale di Torino che ben conosciamo – hanno detto le donne in presidio – ma la connivenza con la violenza poliziesca si supera sempre. La condanna di Maya è la condanna per aver raccontato pubblicamente quello che le è successo ed è questo il trattamento dei tribunali per le donne che denunciano le violenze che subiscono quotidianamente. Come se non bastasse, oltre a 4 mesi di reclusione vengono richieste spese legali, spese processuali e mille euro di rimborso al poliziotto che ha redatto l'atto, per un totale di più di 4 mila euro".
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𝗭𝗜𝗧𝗧𝗘 𝗘 𝗕𝗨𝗢𝗡𝗘
I paradigmi della Procura di Torino si sono confermati per l’ennesima volta nella sentenza che condanna Maya a 4 mesi di prigione e al rimborso delle spese processuali.
Una giovane donna che viene picchiata da un poliziotto dentro ad una questura, durante un fermo, è 𝘾𝙊𝙇𝙋𝙀𝙑𝙊𝙇𝙀 !
Alla faccia dell’articolo Art. 13 della Costituzione che sancisce che è “punita ogni violenza fisica e morale sulle persone sottoposte a restrizioni di libertà”.
Il paradigma è facile da comprendere: se sei Notav o appartieni ad un centro sociale sei colpevole. A prescindere.
A prescindere dai fatti, dalle prove, dai video delle telecamere, dalle testimonianze.
Perché in fondo, lo sappiamo tutti e lo dice il direttore di un importante testata giornalistica, sono tutti terroristi.
Con questo paradigma sono stati condotti i processi in questi anni che hanno SEMPRE visto pesanti condanne contro attiviste e attivisti.
Ma quello che sempre più colpisce è il particolare accanimento contro le attiviste donne che, per Procura e Pm, sembrano ANCORA Più COLPEVOLI, proprio in quanto donne.
I giudizi espressi nelle sentenze danno la misura di un patriarcato oppressivo che vede nella lotta delle donne una minaccia gravissima:
Dana Lauriola “va rieducata”,
Eddy Marcucci “va controllata”
Maya? Lo leggeremo nelle motivazioni della sentenza, intanto la colpevole è lei e probabilmente se l’è cercata (come in fondo si pensa di molte donne vittime di violenza).
Non importa che la PM sia una donna, dentro alla sua testa c’è un patriarcato imperante e che forse, proprio per questo, la fa accanire ancora di più.
Noi Mamme in Piazza assistiamo con dolore e sconcerto a questo accanimento giudiziario e schifosamente patriarcale che vuole zittire i giovani e le giovani.
𝗭𝗜𝗧𝗧𝗘 𝗘 𝗕𝗨𝗢𝗡𝗘 𝗠𝗔𝗜 !!!
Ancora una volta in piazza a fianco di chi subisce la repressione.
E in attesa del giorno che le istituzioni "veramente" democratiche mettano in discussione l’operato di questa Procura.
MAMME IN PIAZZA PER LA LIBERTÀ DI DISSENSO
18 dic. 2021
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