
«P.S. Se mettermi in carcere vuol dire castigare una persona, mi hanno già castigata con la morte o meglio con l'assassinio di Edo. Oggi ho iniziato lo sciopero della fame, chiedendo la mia libertà e la distruzione di tutta l'istituzione carceraria. La condanna la pagherò tutti i giorni della mia vita.» (firmato: Sole, 1998, Italia).
Era il 22 giugno del 1997 quando Maria Soledad Rosas, ventitreenne, arriva dall'Argentina in Italia, in compagnia dell’amica di famiglia Silvia Granico. Giunge a Torino affamata di vita, con uno zaino carico di sogni e Amore… Ma lei, forse, nemmeno lo sa. A Buenos Aires aveva lasciato una famiglia affettuosa ma opprimente, qualche frequentazione sbagliata e gli errori universitari. Fu per caso che, alla ricerca di un tetto, conobbe un gruppo di squatters torinesi, di cui anche Edoardo Massari, detto “Baleno”, faceva parte.

Il loro fu un Amore con la A maiuscola, libero da etichette, convenzioni sociali, di quelli che danno la vita a idee e sogni, che si rifiutano di ingabbiarsi in una conversazione sterile al tavolo di un ristorante, che nascono da ideali condivisi e vogliono restituire altrettanto amore alla comunità.
Sole e Baleno vengono arrestati nel marzo 1998, durante un blitz della polizia all’Asilo Occupato di Collegno, e accusati ingiustamente degli attentati al TAV Torino – Lione. Qui, tra le mura del carcere Le Vallette di Torino, Sole smise di essere una ragazza come tutte le altre, maturando un pensiero razionale e articolato come mai prima aveva fatto.
Maria Soledad Rosas diventa così, purtroppo, un’eroina tragica (su di lei esce poi anche un film contestato dai suoi compagni): sola di fronte alla giustizia, all’ignoranza e al disinteresse di chi viveva nell’illusione del benessere. Sola perché Baleno l’aveva abbandonata il 28 marzo del 1998, a pochissimi giorni dall'arresto, impiccandosi nella sua cella.

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