ITALIA/Armi. Associazioni in tribunale contro la Leonardo SpA "Stop alle armi a Israele"
- LE MALETESTE

- 21 nov
- Tempo di lettura: 7 min

Assopace Palestina, A Buon Diritto, Attac Italia, Arci, Acli – Associazioni cristiane lavoratori italiani, Pax Christi, Un Ponte Per e l‘avvocata Hala Abulebdeh hanno avviato un’azione legale contro Leonardo Spa e lo Stato italiano.
L’obiettivo: chiedere che siano dichiarati nulli i contratti di vendita e fornitura di armi a Israele, in quanto in contrasto con la Costituzione, con la legge 185/90 e con gli accertamenti ONU sulle violazioni dei diritti umani. La richiesta comprende anche il divieto di future vendite di armi e tecnologie militari a Israele, alla luce delle gravi violazioni documentate. Questa azione legale è tra le prime in Europa contro un’azienda partecipata dallo Stato e contro uno Stato membro dell’UE per la fornitura di armi a Israele. Un passo necessario, di responsabilità e di trasparenza.
Lo facciamo in nome della legge. Lo facciamo in nome dei diritti umani. Lo facciamo perché l’Italia non può essere complice. Giù le armi, Leonardo.
Fonte: ECOINFORMAZIONI (https://ecoinformazioni.com/2025/11/21/in-nome-della-legge-giu-le-armi-leonardo/amp/) - 21 nov. 2025

La vendita di materiale d’armamento di Leonardo a Israele finisce in tribunale
Sette associazioni, dall’Arci alle Acli, e una cittadina palestinese la cui famiglia è stata assassinata a Khan Yunis, nella Striscia di Gaza, dall’Idf nel dicembre 2023, hanno presentato un ricorso al Tribunale civile di Roma per chiedere l’annullamento dei contratti stipulati dall’azienda italiana a Tel Aviv, già al centro delle inchieste di Altreconomia. “Siamo qui per supplire a un’inerzia”, spiegano i promotori, riferendosi alla complicità del governo italiano
di Ylenia Sina
21 Novembre 2025
I contratti per la fornitura di armi stipulati da Leonardo Spa e dalle sue controllate con lo Stato di Israele sono finiti in tribunale con richiesta di annullamento. Ad averceli portati, le associazioni Assopace Palestina, A Buon Diritto, Attac Italia, Arci, Acli, Pax Christi, Un Ponte Per, insieme alla cittadina palestinese residente in Scozia Hala Abulebdeh, la cui famiglia di sette persone è morta a Khan Yunis, a Gaza, sotto i bombardamenti dell’Idf nel dicembre del 2023.
Il ricorso è stato depositato il 29 settembre scorso e chiede al Tribunale civile di Roma di accertare che i contratti per la vendita di armi a uno Stato come Israele, “responsabile da decenni di gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani, non solo a Gaza, ma in tutta la Cisgiordania e a Gerusalemme”, siano in contrasto con la Costituzione e con la normativa nazionale e internazionale in materia di ripudio della guerra e di esportazione di armi.
L’atto di citazione è stato notificato non solo all’azienda ma anche allo Stato italiano sia “in virtù dei suoi obblighi di vigilanza ai sensi della normativa vigente” sia “perché è l’azionista di maggioranza attraverso il ministero dell’Economia”, spiegano i ricorrenti.
Il ricorso si inserisce nella campagna “In nome della legge. Giù le armi, Leonardo”, che in un contesto di corsa al riarmo e di delegittimazione del diritto internazionale, diventa “un atto e una richiesta di obbedienza, perché il percorso che ha portato l’umanità ad affermare che il potere non può essere assoluto ma deve avere dei limiti è stato lungo e a questo servono lo stato di diritto, il diritto internazionale e lo stato sociale”, ha spiegato la vicepresidente di Arci Raffaella Bolini nel corso della conferenza stampa che si è tenuta giovedì 20 novembre presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso a Roma.
“L’impostazione del ricorso”, ha spiegato l’avvocato Antonello Ciervo, parte del collegio difensivo insieme ai colleghi Luca Saltalamacchia, Veronica Dini e Michele Carducci, “è basata sulla richiesta di far valere una serie di parametri normativi nazionali e internazionali”. In particolare, secondo i ricorrenti, la vendita e la fornitura di armi a Israele è in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione che dichiara che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà dei popoli e come mezzo per risolvere le controversie internazionali”; con la legge 185 del 1990, che vieta l’esportazione di materiale d’armamento “verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione” e “i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”; con il Trattato sul commercio delle armi dell’Onu (Att) e infine con quanto previsto nei codici etici e negli strumenti di due diligence della stessa Leonardo, “vincolanti sul piano degli obblighi internazionali”, conclude Ciervo.
“Sul sito Leonardo si impegna a prendersi le sue responsabilità in caso di mancato rispetto dei codici etici che ha approvato. Bene, siamo qui per sfidare Leonardo e lo Stato italiano: vediamo le carte”, dice Marco Bersani di Attac Italia.
Se il Tribunale civile di Roma riconoscerà la nullità dei contratti di fornitura di armi, Leonardo e lo Stato italiano non potranno più garantire sostegno militare a Israele. Non solo. Tra le richieste avanzate alla magistratura c’è anche il divieto di futura vendita di armi e di tecnologie militari a Israele, “in particolare di quelle ad oggi utilizzate nelle operazioni di terra e di cielo contrarie al diritto internazionale, condotte contro la popolazione palestinese”, scrivono le associazioni.
“Questa iniziativa rappresenta una delle prime azioni legali lanciate contro una compagnia privata e un Paese membro dell’Ue, che sono coinvolti in accordi per la fornitura e la vendita di armi con lo Stato di Israele”, scrivono le associazioni, spiegando poi che “con questa causa chiediamo a Leonardo Spa e al governo italiano di assumersi le proprie responsabilità di fronte allo sterminio e alle innumerevoli sofferenze causate alla popolazione palestinese, a Gaza e non solo, causati dall’Idf e dal governo israeliano”.
A illustrare il lungo elenco di armi e servizi bellici che Leonardo fornisce a Israele, molti dei quali già al centro di inchieste di Altreconomia, è l’avvocato Luca Saltalamacchia, coordinatore del collegio difensivo. Si va dai “materiali e servizi per i velivoli M-346 su cui si esercitano i piloti dell’aeronautica militare israeliana che poi guidano i caccia F-16 e F-35 utilizzati per i bombardamenti” ai “i cannoni navali 76/62 Super rapido MF prodotti negli stabilimenti della controllata Oto Melara a La Spezia, utilizzati per armare le corvette della Marina israeliana”; dagli elicotteri Agusta Westland AW119Kx “Koala-Ofer” di ultima generazione utilizzati per addestrare i piloti dell’aeronautica militare israeliana (Iaf) alle componenti per le bombe GBU-39 prodotte dal consorzio Mbda, di cui Leonardo detiene il 25%, “ovvero le alette che consentono alla bomba di cadere con precisione sui target prestabiliti”.
Un quadro molto distante sia dalle rassicurazioni dispensate a più riprese all’opinione pubblica dal governo italiano che ha parlato di blocco della vendita di armi o minimizzato sul ruolo delle tipologie fornite, sia da quelle dell’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, che in un’intervista al Corriere della Sera ha bollato a fine settembre di quest’anno come “false” le accuse, assicurando di non vendere armi a Paesi in guerra. “Ma la domanda che poniamo è molto chiara: è possibile autorizzare contratti che hanno ad oggetto materiale bellico utilizzato o potenzialmente utilizzabile nella commissione di crimini internazionali? La risposta ce la fornirà il giudice”, commenta Saltalamacchia.
“Noi non dovremmo essere qui perché lo Stato italiano aveva tutti gli strumenti per interrompere questo tipo di contratti. Siamo qui per supplire a un’inerzia” contrapposta a “questo bell’esempio di società civile”, aggiunge poi Italo Sandrini delle Acli. E di importanza della “rete” e della “forza di essere qui insieme” parla anche Camilla Silotti di A Buon Diritto, che ricorda “l’importanza di usare anche lo strumento del diritto, oltre a quello delle mobilitazioni, in un periodo storico in cui l’Europa sta ampliando la sua economia di guerra”. Di “tempo delle scelte” parla Antonio De Lellis di Pax Christi: “Essere silenti significa essere complici”. Luisa Morgantini di Assopace Palestina non ha dubbi: “Stiamo facendo una cosa giusta, necessaria e indispensabile perché il genocidio e la pulizia etnica in Palestina sono in corso tutt’ora”.
Fonte: ALTRECONOMIA (https://altreconomia.it/la-vendita-di-materiale-darmamento-di-leonardo-a-israele-finisce-in-tribunale/) - 21 nov. 2025

Associazioni in tribunale contro Leonardo: «Stop alle armi a Israele»
Le associazioni hanno citato in giudizio la multinazionale e lo Stato italiano
di Albertina Sanchioni
È stata lanciata ieri la campagna «In nome della legge. Giù le armi, Leonardo», con cui un gruppo di associazioni – AssoPacePalestina, A Buon Diritto, Attac Italia, Arci, Acli, Pax Christi, Un Ponte Per – il 29 settembre scorso ha citato in giudizio Leonardo S.p.A e lo Stato italiano davanti al Tribunale civile di Roma, chiedendo la nullità dei contratti di fornitura di armi a Israele. Con loro anche la cittadina palestinese residente in Scozia Hala Abulebdeh: la sua famiglia, che viveva a Khan Younis, è stata uccisa nei bombardamenti del dicembre 2023.
A essere richiamati sono l’articolo 11 della Costituzione e la legge 185/1990, che vieta l’export di armamenti verso paesi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, accertate dagli organismi delle Nazioni Unite. Proprio l’Onu e la Corte internazionale di giustizia hanno documentato negli ultimi mesi l’uso indiscriminato della forza da parte di Israele contro la popolazione palestinese, in particolare a Gaza. E poi si fa riferimento anche ai codici etici e di due diligence della stessa Leonardo S.p.A.
Il bersaglio non è solo una multinazionale. Leonardo è una società a controllo pubblico: l’azionista di maggioranza è il Ministero dell’economia e delle finanze. A finire sotto accusa è quindi anche lo Stato italiano, che, secondo Italo Sandrini di Acli, «aveva tutti gli strumenti per interrompere questi contratti, ma ha scelto l’inerzia», continuando a promuovere un’industria orientata a un’economia bellica. «Perché produrre armi sia redditizio, queste devono essere consumate. E così la guerra rischia di diventare un obiettivo economico», ha denunciato Raffaella Bolini di Arci.
Le responsabilità di Leonardo precedono il 7 ottobre 2023, perché già prima di quella data, denunciano le associazioni, «lo Stato di Israele ha portato avanti in Cisgiordania e a Gaza un’occupazione militare e un apartheid sistematico alimentati anche dalle armi che vengono vendute da partner esteri». Nei dossier figurano contratti precedenti al 2023 per componenti per i caccia F-35 e per le bombe guidate Gbu-39, aerei da addestramento M-346, cannoni navali Oto Melara montati sulle corvette Sa’ar 6, oltre a elicotteri, radar e sistemi di protezione per mezzi utilizzati nelle operazioni di terra. Le relazioni negoziali tra Leonardo e Israele, come denunciato da un’inchiesta pubblicata da Altreconomia, non sarebbero state sospese dopo l’inizio del genocidio a Gaza, a differenza di quanto dichiarato dal ministro Crosetto. Sebbene il governo, relativamente alle forniture per gli M-346, abbia dichiarato che si trattasse di «materiale residuale relativo ad una commessa di aerei da addestramento, già consegnati da tempo».
Nel 2026 la multinazionale lancerà, insieme a Edge Group, una joint venture negli Emirati Arabi Uniti. Ieri le due aziende hanno completato la valutazione preliminare delle attività e presto forniranno prodotti al governo emiratino, accusato di finanziare le Forze di Supporto Rapido (Rsf) in Sudan, responsabili di atrocità contro la popolazione civile.
«Questo ricorso è giusto e necessario: vogliamo denunciare ciò che Leonardo ha fatto, sta facendo e farà» ha spiegato Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina. Se venisse accolto dal Tribunale civile di Roma, i contratti verrebbero dichiarati nulli e Leonardo, insieme allo Stato italiano, non potrebbe più fornire sostegno militare a Israele.
Fonte: IL MANIFESTO (https://ilmanifesto.it/associazioni-in-tribunale-contro-leonardo-stop-alle-armi-a-israele) - 21 nov. 2025
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