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ITALIA MARE. La mattanza nascosta

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    LE MALETESTE
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 6 min



Pescheria Italia, la mattanza della «neonata/bianchetto...»

Mala Pesca. Strage di novellame per un business milionario in Calabria e in Sicilia. Norme Ue violate ma vige l’impunità. Un vero disastro per l’ecosistema del mare nostrum


5 maggio 2025


Cento tonnellate diviso quattro grammi. Fanno 25 milioni di sardine appena nate, vendute fino a 30 euro al chilo sul mercato clandestino. Queste le cifre stimate dell’ultima stagione di pesca illegale sulle coste della sola Calabria.


IL NOVELLAME DI SARDA (Sardina pilchardus) viene significativamente chiamato neonata – oltre che bianchetto, nannata o nunnata in Calabria, muccu in Sicilia, gianchetto in Liguria. Questo mercato fiorente nelle marinerie calabresi, siciliane e pugliesi è un fattore importante di squilibrio ambientale. Gli avannotti di sarda e di acciuga svolgono un ruolo fondamentale non solo per la riproduzione della specie, ma anche per la salvaguardia della biodiversità marina. Senza novellame vengono a mancare anche i pesci più grandi.


PER IL «GRUPPO ADORNO», organizzazione di volontari impegnata contro il bracconaggio (adorno è, in dialetto calabrese, il Falco pecchiaiolo ucciso illegalmente sullo Stretto di Messina) si è da tempo aperto un nuovo fronte: il bracconaggio ittico. Una sua nota sulla pesca di novellame precisa che i danni più rilevanti riguardano il versante ionico, «dal quale provenivano le 11 tonnellate di bianchetto poste sotto sequestro, da gennaio a marzo 2025, dalla Guardia di Finanza durante il trasporto su strada. Metà avevano già raggiunto il territorio siciliano. A questo bisogna aggiungere i quantitativi sequestrati dalle altre Forze dell’ordine. E se si considera che, come ritengono gli investigatori, i sequestri riguarderebbero circa il 10% del pescato illecito effettivo, il conto è presto fatto: questa primavera, almeno 100 tonnellate di bianchetto sono state sottratte illegalmente al mare Ionio».


SECONDO LE INDAGINI IN DIVERSI PORTI di Sicilia, Calabria e Puglia dalle Direzioni distrettuali antimafia (Dda), poi, le attività di pesca – tanto più se clandestine – e di commercio del pesce sarebbero spesso controllate dalla criminalità organizzata.


È ILLEGALE PESCARE LA NEONATA.

Il regolamento europeo 1224/2009 vieta la cattura, lo sbarco e la commercializzazione del pesce sotto misura di qualunque specie. Spetta poi ai diversi paesi dell’Ue stabilire come far rispettare la norma. Così, dal 2016 in Italia, precisa l’interrogazione presentata al Parlamento europeo dalla deputata Cristina Guarda (gruppo Europa verde), «le condotte di detenzione, sbarco, trasbordo, trasporto e commercializzazione di specie ittiche sotto misura, precedentemente previste come reato, sono state depenalizzate dal legislatore. Non è più prevista, dunque, la confisca dei natanti o dei mezzi di trasporto, successiva ai sequestri che avvengono prevalentemente durante il trasporto via terra e raramente in mare. Inoltre, le sanzioni pecuniarie non verrebbero quasi mai pagate, dal momento che il trasporto è spesso affidato dai trafficanti a soggetti che risultano nullatenenti». Multe anche salate, ma apparentemente inesigibili.


IN SICILIA, PRINCIPALE DESTINAZIONE del traffico, «il novellame viene venduto ovunque: sottobanco in moltissime pescherie e nei ristoranti ma spesso anche apertamente. Come nei mercati di Catania e Palermo». I sopralluoghi dei volontari trovano questi piccolissimi animali in bella mostra, a volte insieme a esemplari di pesce spada sotto misura e di pescato di ogni genere del tutto privo della prescritta etichettatura. Evidentemente i controlli ai punti vendita sono scarsi. Una buona parte del pescato rimane in Calabria, venduto sottobanco oppure trasformato nella sardella, prodotto conservato con l’aggiunta di peperoncino. Ufficialmente la materia prima animale è il pesce ghiaccio, molto piccolo ma adulto, di provenienza orientale; ma la ricetta tradizionale prevede il novellame. In un servizio della Rai regionale calabrese il titolare di una pescheria afferma candidamente che la sardella esposta in vetrina è a base di bianchetto.


«LE ULTIME ROCCAFORTI RIPRODUTTIVE della sarda sembrerebbero essere quelle ioniche di Calabria, Basilicata e Puglia, che andrebbero rigorosamente tutelate, con severi controlli in mare. Altrimenti di questo passo chi mangia pesce avrà solo quello allevato, pieno di antibiotici», prosegue Giovanni Malara. I pescatori siciliani lanciano l’allarme sulla scomparsa di sarde e alici in Sicilia ma incolpano unicamente i pur dannosi cambiamenti climatici. La regione Liguria, anch’essa tradizionalmente «vocata» ai gianchetti, aveva provato addirittura a dimostrare che il novellame di sardine abbondava, avviando una pesca sperimentale. Niente da fare: le reti questa primavera sono rimaste vuote.


«L’UE DOVREBBE CONCLUDERE che, siccome la pesca di neonata continua in modo così massiccio, evidentemente il sistema sanzionatorio italiano non funziona. Dopo decine di segnalazioni, abbiamo chiesto l’avvio di una Procedura di infrazione europea» spiega Giovanni Malara del Gruppo Adorno, sottolineando poi che per le mattanze sott’acqua «l’impunità è perfino maggiore rispetto al bracconaggio di superficie. Se uccidi un uccello o un mammifero di una specie protetta – cosa abominevole e purtroppo comunissima – vieni giustamente denunciato, è penale. È normale allora che uno peschi un quintale di pesci sotto misura, non venga denunciato e non paghi nemmeno la multa?». E parte dello smercio avviene alla luce del sole.


CHE FARE DUNQUE?

Il Gruppo Adorno avanza proposte chiare. Intanto sulle modalità dei controlli: «Adesso i sequestri avvengono in genere su strada, quando i pesci sono già morti. Dovrebbero invece essere intensificati in mare. E’ una cosa possibile, trattandosi di una pesca notturna svolta sotto costa con forti fonti luminose, particolarmente visibile. Certo c’è da mettere in conto l’aggressività di certi pescatori, com’è avvenuto nel 2019 alla foce del Neto (Kr) ai danni dei militari della Guardia di finanza». E c’è un ulteriore problema di fondo: le forze dell’ordine agiscono sulla base della normativa vigente. Normativa che «va cambiata, ripristinando le sanzioni penali per tutte le forme di pesca abusiva, al posto delle inesigibili multe. Vanno previsti il sequestro e la confisca dei mezzi nautici e terrestri, usati per la cattura e il trasporto, come avviene per tutti i reati. Comunque, già adesso, senza nemmeno cambiare la legge, ci sarebbe uno strumento ancora più efficace: una piccola leva di Archimede», secondo il Gruppo Adorno. Quale? «Basterebbe sanzionare davvero gli acquirenti, i quali hanno sicuramente un reddito o qualche bene pignorabile e la multa la devono pagare. Duecento euro per due/tre etti di bianchetto porrebbero un freno immediato alla vendita – e indirettamente alla pesca – del novellame. Ma purtroppo non succede!». Forse multare il consumatore è considerato scomodo e poco caritatevole; così, però, si perde di vista l’obiettivo: eradicare il fenomeno. Quanto alla sardella, «abbiamo già chiesto formalmente alle forze dell’ordine di effettuare campionamenti sul contenuto delle confezioni e riscontri contabili sulle fatture di acquisto della materia prima utilizzata».


E IL NOVELLAME CI RICORDA che l’8 giugno è la giornata mondiale degli Oceani. Secondo un’analisi del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni unite (Ipcc), più di 30 specie endemiche del Mediterraneo, mare sovra-sfruttato, rischiano di estinguersi entro la fine del secolo, per svariate cause. Citiamo la cernia bruna, l’aragosta mediterranea, l’anguilla europea, lo squalo mako, lo squalo grigio. Intanto, per arrivare all’estremo opposto della catena alimentare rispetto alla neonata, è stagione di pesce spada, oggetto di una cattura sfrenata e in buona parte abusiva proprio in questo periodo dell’anno mentre è in fase riproduttiva. La richiesta è talmente elevata che viene catturato senza scrupoli anche con le reti derivanti, le cosiddette ferrettare. L’Ue le ha autorizzate (dopo l’abolizione delle spadare), purché non per il pesce spada e il tonno, soggette a pesca controllata. Invece accade l’opposto.


Fonte: ilmanifesto.it - 5 giugno 2025


La pesca illegale della “neonata” è un caso europeo. Calabria e Sicilia al centro del business del mercato nero


30 Maggio 2025


La “neonata”, o “bianchetto”, ovvero gli esemplari immaturi di pesce azzurro (principalmente sardine e acciughe), è al centro di uno scandalo che travolge le coste di Calabria e Sicilia.


Il Gruppo Adorno, un’associazione di volontari anti-bracconaggio, ha acceso i fari su questa pratica illegale, portando la denuncia direttamente all’attenzione dell’Unione Europea.

Si tratta di un business miliardario che, nonostante i divieti, continua a prosperare in un clima di sostanziale impunità. Il novellame, la cui pesca è severamente proibita, viene venduto ovunque, spesso “sotto banco” ma non di rado alla luce del sole, soprattutto in alcuni mercati siciliani, ignorando le normative a tutela della fauna marina.


La Calabria ionica e le stime allarmanti del mercato nero

Le coste calabresi, in particolare quelle ioniche, sono l’epicentro di questa attività illecita.

Da gennaio a marzo di quest’anno, solo in questa area, sono state sequestrate ben 11 tonnellate di bianchetto. Un dato allarmante che, tuttavia, rappresenta solo la punta dell’iceberg.

Le stime della Guardia di Finanza, che intercetta frequentemente il pesce destinato al mercato siciliano, ipotizzano che le tonnellate effettive di novellame immesse illegalmente sul mercato possano aggirarsi intorno alle 100 mila tonnellate. Numeri da capogiro che evidenziano la portata devastante di un fenomeno che mette a serio rischio la sopravvivenza stessa della fauna marina del Mediterraneo. La pesca del novellame, infatti, impedisce ai pesci di raggiungere la maturità riproduttiva, compromettendo l’intero ecosistema.


L’interrogazione al Parlamento Europeo

La gravità della situazione ha spinto l’europarlamentare Cristina Guarda di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) a presentare un’interrogazione al Parlamento Europeo contro l’Italia. Questa mossa sottolinea la necessità di un intervento più incisivo e di un maggiore controllo da parte delle autorità italiane ed europee per contrastare un fenomeno che non solo depreda il mare, ma alimenta anche un’economia sommersa e illegale.

La denuncia del Gruppo Adorno e l’azione politica di Cristina Guarda sperano di accendere i riflettori su questa piaga, spingendo verso l’adozione di misure più stringenti e una maggiore cooperazione transfrontaliera per tutelare le risorse marine e garantire un futuro sostenibile per la pesca nel Mediterraneo.


Fonte: calabriadirettanews.com - 30 maggio 2025

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