Il Grande Fratello all’Università
Il caso. Schedare studenti e ricercatori. Lo prevede l'articolo 31 del disegno di legge con il quale il governo vuole attaccare la società e i movimenti in Italia. La denuncia degli studenti dell'Udu, della Flc Cgil e delle associazione della docenza universitaria
di Mario Pierro
14 gennaio 2025
Schedare ricercatori e studenti, trasformare rettori e organismi di ricerca in spioni con la scusa della «sicurezza». Lo prevede l’articolo 31 contenuto nel cosiddetto «Ddl sicurezza» dove si legge che «le pubbliche amministrazioni e i soggetti che erogano servizi di pubblica utilità sono tenuti a prestare al Dis, all’Aise e all’Aisi collaborazione e assistenza necessarie per la tutela della sicurezza nazionale». I servizi segreti «possono stipulare convenzioni con questi soggetti, nonché con le università e con gli enti di ricerca. Le convenzioni possono prevedere la comunicazione di informazioni anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza».
Il problema era già emerso nel corso della mobilitazione organizzata dall’ampia coalizione della Rete «No Ddl sicurezza». Ieri è stato di nuovo criticato dall’Unione degli Universitari (Udu) che parteciperà alle fiaccolate previste in molte città il prossimo 17 gennaio. «La libertà accademica è sotto attacco, mentre si vuole reprimere la libertà di manifestare». Ugualmente preoccupate sono diverse associazioni della docenza universitaria. «L’obbligo di collaborazione con i servizi segreti limita la libertà delle università e degli enti di ricerca di operare in modo indipendente, rischiando di coinvolgerli in dinamiche estranee alla loro missione istituzionale» ha sostenuto il Comitato per la Libertà Accademica della Società per gli studi sul Medio Oriente (SeSaMO). La schedatura dei servizi segreti potenzierebbe il sistema dei controlli e della valutazione sul quale si regge la «normale» attività didattica e di ricerca che si svolge negli atenei dalla «riforma» Gelmini. Per l’Aisa, Associazione italiana per la promozione della scienza aperta, le università sono già guardate a vista dall’Anvur, l’Agenzia per la valutazione della ricerca, “con il ddl sicurezza, però, la sorveglianza diventa più attiva ed eccitante”. La richiesta al parlamento è di respingere il Ddl.
«È uno scenario da Grande Fratello – sostiene la segretaria della Flc Cgil, Gianna Fracassi – oltre alla Pubblica amministrazione anche soggetti autonomi come le università o come gli enti pubblici di ricerca sono tenuti “spontaneamente” a fare convenzioni con i servizi segreti e in virtù di queste a fornire informazioni anche in deroga alle norme sulla tutela della riservatezza. Il tutto con paletti così generici che il rischio è sostanzialmente la schedatura».
«È un altro intervento anticostituzionale, un attacco all’autonomia delle università, della ricerca, del sapere – ha sostenuto il senatore Pd Francesco Verducci. « La combinazione di risorse sempre più scarse e misure liberticide e incostituzionali come questa mette a serio rischio non solo il diritto allo studio, ma anche la capacità stessa delle università di formare cittadini consapevoli e critici» ha osservato il capogruppo dei Cinque Stelle in commissione cultura al Senato Luca Pirondini.
Rimpatri, il Viminale prepara la nuova stretta
Migranti Più punti a prefetti e questori che li eseguono
di redazione sociale
14 gennaio 2025
Il numero di espulsioni e rimpatri dei cittadini stranieri diventerà uno dei parametri più importanti per valutare prefetti e questori. Lo ha deciso il ministero dell’Interno, che sta lavorando a una nuova stretta. Per darle concretezza gli uffici saranno rinforzati con nuovo personale, sarà ampliata la capienza dei locali idonei nelle stazioni di polizia dove trattenere i migranti irregolari e verrà messa in atto una riorganizzazione interna più gerarchica del rapporto tra territori e dipartimento di Pubblica sicurezza. Nell’ottica del governo le nuove misure, annunciate dal Corriere della sera e confermate dal Viminale, serviranno a sostenere il trend crescente dei cittadini stranieri rimandati a casa. Nel 2024 sono stati 5.389, +16% rispetto all’anno precedente.
Per trasformare un ordine di espulsione in un rimpatrio vero e proprio sono necessari diversi elementi: il cittadino straniero deve essere stato identificato, serve un volo disponibile e del personale di polizia da distaccare per il trasferimento. Finora il collo di bottiglia sono sempre stati gli accordi bilaterali con i paesi di origine che devono riconoscere e accettare il cittadino straniero, quando questo non ha il passaporto. Se ne è in possesso il rimpatrio può avvenire anche senza l’accordo. Le espulsioni sono di tre tipi: come sanzione amministrativa, come ordine del Viminale per reati gravissimi legati alla sicurezza nazionale e come misura disposta dalle autorità di polizia nei casi di pericolosità sociale dimostrata. Potrebbe essere potenziata proprio quest’ultima, dove l’arbitrio è sempre dietro l’angolo.
Da tenere sotto controllo anche le eventualità di revoca o rigetto del permesso di soggiorno. «La legge Cutro ha semplificato le espulsioni in questi casi aumentando a dismisura il potere delle autorità di polizia», afferma Maurizio Veglio, avvocato dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.
Intanto ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è tornato sull’Albania: «A brevissimo riattiveremo i centri».
Fonte: ilmanifesto.it - 14 gen. 2025