top of page

LUCA CASARINI. Qualche riflessione sulla "casta"

  • Immagine del redattore: LE MALETESTE
    LE MALETESTE
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 8 min

Aggiornamento: 1 giorno fa

La 'Mare Jonio" di Mediterranea Saving Humans
La 'Mare Jonio" di Mediterranea Saving Humans

28 maggio 2025


Quando ho saputo che Giuseppe Conte aveva disposto la nostra sorveglianza usando i servizi segreti fin dal 2019, ammetto che mi è dispiaciuto. A uno come me certo, la cosa non stupisce. Ricordo ancora qualche mese fa il dirigente della cybersicurezza, durante la deposizione in merito all’ultimo caso, Paragon, che candidamente ammetteva “ a te ti abbiamo sempre spiato”. Ma mi è dispiaciuto che la destra di governo, che sta anche approvando il famigerato decreto sicurezza a colpi di fiducia e manganello, possa usare questa cosa per trovare l’alibi migliore possibile: lo fanno tutti, mica solo noi.

E’ il refrain che viene messo in campo ogni volta che il potere viene svergognato.


Resteranno nella storia in questo senso, le tirate di Vespa che per giustificare la porcheria fatta sul caso del torturatore Almasri, il boia di Mitiga, si è rivendicato pure Somoza, i contras, e ogni aberrazione compiuta in nome della ragion di Stato dalla “più grande democrazia del mondo”. “Ogni Stato deve compiere atti, ad un certo punto, che sono le peggio schifezze pensabili”. Colpi di stato, guerre, torture, uccisioni. E non di gente come loro, banditi e criminali in nome dello Stato, ma di migliaia e migliaia di persone innocenti. Eppure, siccome “lo fanno tutti”, allora si autoassolvono. E non solo. Siccome lo fanno tutti, allora si vede che si fa così.


Se Conte ci ha fatto spiare, a noi di Mediterranea, fin dal 2019, non è stato perché le nostre biografie sono di quelle non proprio simpatiche al potere politico di ogni provenienza. Ma per il soccorso in mare. Era il periodo d’altronde, dei “taxi del mare”, la teoria di quel raffinato intellettuale che risponde al nome di Luigi Di Maio. Quello che doveva far fuori la “casta” in Italia, e si ritrova ad essere oggi uno dei più grandi imboscati e garantiti, con stipendio d’oro, membri della casta europea. E quel “Giuseppi” di allora, stava al governo con il gatto e la volpe, al secolo Salvini e Piantedosi. Il primo che grazie all’ennesima “ruota della fortuna” era diventato ministro degli interni, il secondo che gli faceva da suggeritore come capo di gabinetto. Figurarsi se due personaggi del genere, uno interessato solo alla poltrona e l’altro cresciuto a pane e verbali, non ci hanno scatenato addosso tutti gli apparati dei quali si servono a proprio piacimento anche oggi. Questa è gente che diventa pericolosa davvero quando ha il potere in mano: scarsa intelligenza, cultura da caserma e sete di protagonismo, non sono le migliori compagne del potere. La Storia è piena di esempi, di quanto i disastri e le tragedie umane siano spesso derivate dalle miserie personali e soggettive dei singoli uomini.


Comunque è saltato fuori, sembra, che, durante la visita ispettiva del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica - organo bicamerale che verifica che le attività dei servizi segreti si svolgano nel rispetto della Costituzione e della legge),  al Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza - dipartimento sotto la Presidenza del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana) nell’ambito dell’indagine Paragon, fu Conte il primo a metterci addosso i servizi segreti. Firma sua. Sono sicuro che se la destra adesso gli chiuderà la bocca in parlamento quando si proverà a dire che usare i servizi segreti contro attivisti, oppositori politici e giornalisti, è roba da regime, qualcun altro dirà “ma lo facevano anche quelli prima di me”.


Alla fine, per capire cos’è veramente la “casta”, bisogna osservarli in questo momento qui, quando il Re è nudo. L’appartenenza o meno ad una élite, non è cosa da dichiarazioni ai giornali e nemmeno una promessa nello spazio di un comizio. “Far parte” significa proprio “spartire”, riconoscersi con il tuo simile, al di là di ogni ragionevole dubbio.


Mi è dispiaciuto davvero che quelli pericolosi che sono al governo, trovino una via d’uscita sbeffeggiando uno dei capi dell’opposizione in parlamento. Il risultato che inseguono i vari Mantovano &c, in fondo è quello della notte in cui tutte le vacche sono nere. E invece questa storia degli spionaggi, ai fini di produrre dossier da utilizzare per costruire montature giudiziarie come il “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” usato come una clava contro chi pratica la solidarietà, soccorre vite invece che eliminarle come fanno loro, sarebbe importante affrontarla degnamente.


Se per capire il concetto di casta, basta osservarli quando sono in difficoltà, per capire quello di democrazia basta ascoltare chi la nomina ad ogni celebrazione, per poi farle il funerale negli atti concreti tutti i giorni. La democrazia è il contrario esatto di tutto questo. Non si celebra ma si pratica.


Avevo avuto l’idea, dopo aver saputo di Conte, di trasformare questa triste vicenda, in un rovesciamento del piano: gli ho proposto di incontrarci, di aprire una riflessione pubblica sui diritti, le libertà, il rischio di uno stato di polizia. Ma per farlo Conte dovrebbe ammettere che ha sbagliato. Come doveva fare anche al tempo del processo contro Salvini, con cui ha firmato quei decreti sicurezza che oggi fanno un salto di qualità. Ma fare questo, chiedere scusa, ammettere l’errore, addirittura fare dell’errore un’arma per il cambiamento e non qualcosa da insabbiare “speriamo che se ne scordino”, per la casta, è davvero difficile, mi rendo conto. Impossibile può darsi.


Forse per riuscire a farlo, questo “rovesciamento” persino di se stessi e dei propri ruoli, ci vogliono anche discontinuità generazionali e non solo di fase politica. E’ ciò che è successo anche alla Schlein con il suo partito: dire che Gentiloni è Minniti hanno più responsabilità di Meloni nell’aver aperto quella strada per l’inferno che si chiama memorandum Italia – Libia, non significa che dentro il pd siano tutti d’accordo. Anzi. C’è una generazione di quadri e funzionari, deputati e senatori, quella dei Minniti e Gentiloni, che non è mica d’accordo con la segretaria. “Che è giovane, mica sa cosa vuol dire gestire il potere vero”.. E allora, caro Conte, cari tutti, se è così, siete davvero una generazione perduta. Perché se uno non riesce ad ammettere che ha sbagliato, profondamente sbagliato, se uno non riesce mai a chiedere scusa, vuol dire che il potere non può usarlo. Perché gli fa male, e soprattutto rischia di far male agli altri.



*Luca Casarini: uno dei capomissione e

tra i fondatori della Ong "Mediterranea Saving Humans"




Aggiornamento 1

29 maggio 2025

Rinvio a giudizio per la Mare Jonio

Soccorsi in mare. La giudice per le udienze preliminari del tribunale di Ragusa Eleonora Schininà ha rinviato a giudizio quasi tutti gli imputati nel caso Mare Jonio


di Redazione "il manifesto"


La giudice per le udienze preliminari del tribunale di Ragusa Eleonora Schininà ha rinviato a giudizio quasi tutti gli imputati nel caso Mare Jonio, che vede rispondere per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina Pietro Marrone, comandante della Mare Jonio, Alessandro Metz, legale rappresentante della Idra Social Shipping (società armatrice della nave), Giuseppe Caccia (vice presidente del cda della Idra), Luca Casarini, e i tre componenti di equipaggio Agnese Colpani, medico; Fabrizio Gatti, soccorritore e Georgios Apostolopoulos, soccorritore.


La prima udienza del processo si terrà il prossimo 21 ottobre davanti al collegio B del Tribunale di Ragusa. «Non ci faremo spaventare da nessuno – è il commento di Casarini a botta calda. Sappiamo benissimo cosa abbiamo fatto: abbiamo aiutato 27 persone, lasciate in mezzo al mare per 38 giorni. Questo processo diventerà l’occasione per chiedere conto a ministri, governi e autorità, sul perché queste persone sono state lasciate in mezzo al mare».


Fonte: ilmanifesto.it - 29 maggio 2025



Aggiornamento 2

29 maggio 2025

Ci sarà il primo processo contro una ong per il soccorso di migranti in mare

Riguarda Mediterranea e l'equipaggio della sua nave Mare Jonio, per un'operazione del 2020


Per la prima volta in Italia una ong e l’equipaggio di una nave che soccorre migranti nel Mediterraneo saranno processati per un’operazione di soccorso. La giudice dell’udienza  preliminare del tribunale di Ragusa ha infatti rinviato a giudizio l’equipaggio della nave Mare Jonio, gestita dalla ong Mediterranea Saving Humans, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione illegale, aggravato dal trarne profitto, per aver accolto a bordo un gruppo di migranti nel 2020.


C’erano già state altre ong indagate per vicende simili, ma il processo non era mai arrivato alla fase del dibattimento, che invece in questo caso inizierà a ottobre. Il precedente principale è l’indagine della procura di Trapani contro la nave Iuventa e l’ong Jugend Rettet. Le indagini e le fasi preliminari del processo durarono più di sette anni: nel 2024 però il giudice dell’udienza preliminare prosciolse tutti gli imputati e il processo si chiuse senza rinvio a giudizio e prima della fase del dibattimento, al contrario di quanto accaduto ora. Altre inchieste ancora furono archiviate in fasi precedenti delle indagini, per mancanza di prove che sostenessero l’ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione illegale.


Secondo la legge questo reato riguarda chi «promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri» nel territorio italiano o «procuri illegalmente l’ingresso» in Italia. Da tempo chi critica le attività di soccorso dei migranti delle ong attive nel Mediterraneo cerca di equipararle a questo tipo di reato, solitamente ricorrendo alla teoria secondo cui la presenza di navi di soccorso costituisce un “pull factor”, un fattore attrattivo, per le persone che rischiano la vita per compiere il pericolosissimo viaggio da una sponda all’altra del Mediterraneo. È una teoria che non ha alcun riscontro nei dati, e che tutte le indagini giudiziarie precedenti, così come gli studiosi di migrazioni, hanno trovato priva di fondamento.


Il caso al centro del processo è in realtà piuttosto atipico. Le persone che a settembre 2020 finirono a bordo della Mare Jonio erano state soccorse in agosto dalla portacontainer danese Maersk Etienne, a cui poi per più di un mese era stato negato il permesso di sbarco in diversi paesi. Maersk Tankers, la società armatrice che possiede l’Etienne, aveva detto che erano state le autorità di Malta a chiedere alla nave di soccorrere i migranti, per poi rifiutarsi di farli sbarcare sul proprio territorio; Malta ha negato di aver fatto la richiesta all’Etienne, dicendo che il salvataggio era avvenuto fuori dalle sue acque territoriali.


Alla fine i 25 migranti – che erano 27 prima che una donna incinta e il marito fossero portati sulla terraferma per motivi sanitari – a bordo della Etienne furono trasferiti sulla Mare Jonio, e poi fatti sbarcare a Pozzallo, in Sicilia. Un mese dopo lo sbarco, la Maersk Tankers aveva donato 125mila euro a Idra Social Shipping, la società armatrice della Mare Jonio, per aiutarla a sostenere le spese legate al soccorso, fra cui il blocco a terra della nave ordinato dalle autorità italiane. La donazione venne fatta con una forma di elargizione prevista dai trattati internazionali in caso di rapporti fra navi di paesi diversi e fu regolarmente rendicontata.


Secondo le accuse formulate dalla procura, Mediterranea si sarebbe accordata per accogliere i migranti sulla Mare Jonio in cambio di quel denaro: per questo motivo è stata contestata agli indagati l’aggravante di averne tratto profitto, nonostante gli imputati e anche Maersk Tankers avessero ribadito nel corso delle indagini che non fu così.


Fra gli imputati che andranno a processo c’è anche l’attivista Luca Casarini, fondatore di Mediterranea, che recentemente è rimasto coinvolto nel cosiddetto “caso Paragon”: il suo telefono cioè è stato spiato da un governo tramite un software di sorveglianza dell’azienda israeliana Paragon Solutions. La responsabilità dello spionaggio, che ha coinvolto anche altri due membri di Mediterranea, Giuseppe Caccia (a sua volta imputato), e il cappellano Mattia Ferrari, non è ufficialmente stata ricondotta a un governo specifico ma ci sono forti sospetti su quello italiano, che si è difeso in maniera molto confusa e contraddittoria. (...)


Fonte: ilpost.it - 29 maggio 2025



Aggiornamento 3 / 30 maggio 2025

Mediterranea rilancia: in mare la seconda nave

Migranti. La notizia diffusa il giorno dopo il rinvio a giudizio per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Oggi gli attivisti saranno ricevuti da papa Prevost


30 maggio 2025


La Sea-Eye 4 diventa Mediterranea. Sarà la seconda nave dell’ong italiana, più grande e attrezzata della Mare Jonio attualmente in cantiere. A differenza di quest’ultima invece della bandiera tricolore batterà quella tedesca, per evitare grane burocratiche. La prima missione è prevista a fine giugno.


La notizia è stata diffusa ieri dall’ong, all’indomani del rinvio a giudizio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di alcuni membri dell’equipaggio che nel settembre 2020 soccorse 27 persone bloccate da 38 giorni su una petroliera Maersk.


«Tre mesi dopo la compagnia fece una trasparente donazione a sostegno delle attività di soccorso civile in mare. Su questa vicenda è stata costruita una montatura politica e giudiziaria, che siamo pronti a smantellare in sede di processo», scrive l’ong.


Nella nuova nave pare ci sia lo zampino di papa Francesco. Oggi invece Mediterranea sarà ricevuta, con altre organizzazioni della società civile, da papa Leone XIV.

© 2025 le maleteste

  • Neue Fabrik
  • le maleteste / 2023
  • Youtube
  • le maleteste alt
  • le maleteste 2025
bottom of page