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Poliziotto «infiltrato» per controllare 'Potere al popolo'

  • Immagine del redattore: LE MALETESTE
    LE MALETESTE
  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 4 giorni fa

Il presunto agente di polizia infiltrato in Potere al popolo - foto: fanpage.it
Il presunto agente di polizia infiltrato in Potere al popolo - foto: fanpage.it


Napoli. L’accusa: «Atto grave verso un partito tutelato dalla Costituzione». Una prassi non solo in Italia: i casi in Spagna e nel Regno Unito


28 maggio 2025


Ha 21 anni, è pugliese e, secondo quanto ha denunciato ieri Potere al Popolo, appartiene alla polizia e ha monitorato in incognito per 8 mesi le attività di Pap a Napoli. Un infiltrato, insomma. «Lo abbiamo conosciuto – racconta Matteo Giardiello, dell’esecutivo nazionale – lo scorso autunno. Si è presentato al nostro gruppo giovanile all’università Orientale. Ha raccontato di essere uno studente fuori sede interessato a partecipare alle attività di Potere al Popolo».


UN NUOVO ADEPTO con uno zelo d’altri tempi: «Era a ogni volantinaggio, attacchinaggio, manifestazione, presidio contro gli sfratti. Sempre presente nelle assemblee». Il ventunenne racconta di vivere da solo in un monolocale, ma non invita a casa nessuno e non partecipa mai a feste, cene, serate musicali. Qualcuno s’insospettisce e comincia una ricerca in rete: «Abbiamo rinvenuto senza particolari difficoltà – prosegue Giardiello – la foto del giuramento in polizia, il risultato del concorso che aveva vinto, immagini di gruppo in divisa con i colleghi». Emerge la sua seconda vita: «Il primo maggio, giorno della manifestazione alla quale ha partecipato anche Pap, lo abbiamo visto entrare in un ristorante di Porta Capuana. Si è diretto a un tavolo dove lo attendevano alcune persone molto più grandi di lui. Sono rimasti a parlare. Ci è parso che fosse andato lì per fornire informazioni». Scatta la decisione di scoprire le carte. «Lo abbiamo invitato a non frequentarci più e gli abbiamo detto anche quale fosse il motivo. Non ha tentato neppure una difesa. Si è allontanato augurandoci buona giornata.

In serata ha poi contattato uno dei nostri per chiedere spiegazioni. L’interlocutore lo ha sfidato, dicendo che gli avrebbe inviato altre foto di lui in divisa. Ha interrotto la conversazione ed è sparito».

Giardiello conclude: «È stato inviato un poliziotto sotto copertura a monitorare le attività di un partito politico che rivendica la sua radicalità ma organizza attività e azioni in modo trasparente. Un partito tutelato, come gli altri, dalla Costituzione. Si mettono a repentaglio le basilari libertà democratiche». C’è di più: avrebbero potuto anche ordinargli di mettere qualcosa di compromettente in una delle sedi di Pap o, magari, nello zaino di un attivista. Ieri il Pd ha chiesto al Viminale di dare spiegazioni. È partita la smentita: «fonti qualificate» hanno escluso che il poliziotto assiduo frequentatore di Pap fosse un agente sotto copertura, «questo tipo di attività è disciplinata da una normativa che prevede il coinvolgimento dell’autorità giudiziaria».


IL CASO, raccontato da Fanpage, apre anche in Italia un dibattito che in altri paesi europei tiene banco da tempo: quello sulle infiltrazioni di polizia nei movimenti. In Spagna, la Guardia Civil ha una lunga tradizione di operazioni sotto false spoglie: a ottobre 2024 è uscito nelle sale La infiltrada, un film sulla storia vera di un’agente che per sette anni si finse membro dell’Eta, l’organizzazione armata basca sciolta nel 2018. I metodi un tempo usati contro il terrorismo sono impiegati oggi per controllare quelli che le autorità ritengono essere i nuovi nemici: indipendentisti, ecologisti, sinistra. Gli ultimi casi in aprile e gennaio: una poliziotta sotto mentite spoglie nei movimenti per il clima di Madrid e un’altra rimasta per anni nelle realtà pro-Palestina di Barcellona.

Gli infiltrati non si limitano ad assistere a riunioni e proteste, ma nella maggioranza dei casi costruiscono un’identità parallela: per conquistare la fiducia degli attivisti stringono con loro relazioni amicali, sessuali e romantiche. «Questa esperienza ti lascia dietro un dubbio costante: e se anche il prossimo attivista che incontro fosse un poliziotto?» dice al manifesto Alice, membro di Fridays for future Madrid, una delle organizzazioni infiltrate.


NEL REGNO UNITO il fenomeno è arrivato fino alle aule dei tribunali. Un libro del 2013, Undercover, scritto da due giornalisti del Guardian, ha rivelato come fin dal 1968 le forze dell’ordine londinesi avessero messo in piedi la Special Demonstration Squad, un gruppo di agenti in borghese col compito di inserirsi nei movimenti giovanili.

Alcuni di loro si sono sposati e addirittura avuto figli con attiviste attenzionate, sempre senza svelare la loro vera identità. In alcuni casi usando i nomi di bambini morti decenni prima e con una spesa astronomica per il contribuente britannico, calcolata in circa 250mila sterline l’anno per ogni poliziotto sotto copertura.

Alcune donne vittime di questa manipolazione hanno denunciato per stupro uno degli agenti infiltrati, sostenendo che il consenso ottenuto senza fornire le proprie reali generalità non fosse valido, ma le cause non hanno mai portato a condanne. Un modus operandi, insomma, che viene da lontano. E con il caso del finto attivista inserito nella sezione napoletana di Pap, anche i movimenti e i partiti della sinistra italiana sono costretti a farsi la stessa domanda: quanti altri infiltrati sono tra di noi?



Fonte: ilmanifesto.it - 28 maggio 2025



Aggiornamento 1 / 30 maggio 2025

La denuncia di Potere al Popolo: “Il poliziotto che ci ha infiltrato fa parte dell’antiterrorismo”

Il caso. Il poliziotto che ha infiltrato Potere al Popolo per 10 mesi appartiene alla Direzione centrale della polizia di prevenzione, cioè l'antiterrorismo


30 maggio 2025


Il poliziotto che ha infiltrato Potere al Popolo per 10 mesi appartiene alla Direzione centrale della polizia di prevenzione, cioè l’antiterrorismo. Non era vero dunque, come fatto filtrare dalle forze dell’ordine dopo la denuncia del portavoce nazionale,. Giuliano Granato, che non esisteva una autorizzazione dell’autorità giudiziaria relativa ad una attività di spionaggio verso Potere al popolo e che l’agente non fosse sotto copertura.

Pap ha trovato nuovi documenti ufficiali del ministero dell’Interno dai quali emergerebbe “un quadro sempre più chiaro e inquietante: poliziotto, classe 2004, entra in servizio a fine 2023. Viene assegnato alla Questura di Milano, dove aveva lavorato anche il padre, pure lui poliziotto. Dalla Questura di Milano è stato poi trasferito alla Direzione centrale polizia di prevenzione, sezione operazioni interne. L’agente appartiene quindi all’antiterrorismo, la cosiddetta “polizia politica” come viene definita dallo stesso Ministero dell’Interno sul proprio sito istituzionale”.

Di conseguenza Pap chiede “se sia credibile che un agente incardinato presso la Direzione Centrale dell’antiterrorismo possa aver seguito per 10 mesi tutte le attività, partecipando assiduamente ad ogni iniziativa, intervenendo al megafono durante le manifestazioni senza avere un mandato preciso da parte dei suoi superiori”. E insiste: “se l’agente era in servizio presso la Direzione centrale della polizia di prevenzione, che ha sede a Roma a via Tuscolana come poteva trascorrere così tanto tempo a Napoli senza aver ricevuto un ordine di servizio specifico? In quali ore ed in quali giorni il poliziotto avrebbe svolto la sua attività lavorativa? Come è possibile che un agente dell’antiterrorismo possa aver impiegato una attività così assidua di frequentazione del partito, senza aver ricevuto un ordine preciso?”.

A far insospettire i militanti erano state, infatti, anche le assenze del giovane nel fine settimana. “La sua sembrava proprio una settimana lavorativa classica – raccontano- solo in occasioni di iniziative politiche importanti rimaneva a Napoli, per poi subito ripartire una volta terminate”.



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