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Aziende emiliane si affidano alla cyber-protezione israeliana. Il servizio ricevuto: "Adotta il tuo cecchino"

  • Immagine del redattore: LE MALETESTE
    LE MALETESTE
  • 10 apr
  • Tempo di lettura: 3 min


Asse Modena-Tel Aviv. I servizi offerti da Tekapp alle aziende, con gli hacker "etici" dell’«Unità 8200». E il quarto "Zero Trust&Cyber security Summit 2025" che si avvicina: la Regione, a cui abbiamo chiesto conto del patrocinio, si "sfila"


10 aprile 2025


Sempre più aziende emiliane si affidano alla cybersecurity israeliana, a tecnologie e esperti che provengono dalla Unità 8200 dell’esercito israeliano.


Non è uno scherzo, e a Modena, presso la Florim Gallery, il 22 maggio prossimo si terrà il “Zero Trust&Cyber security Summit 2025”, alla sua quarta edizione, dove i ceo aziendali incontreranno «ethical hacker da Israele» che tratteranno di «casi pratici dell’approccio offensive».


L’evento, che si tiene da 4 anni nella Florim Gallery, è organizzato dalla Tekapp con la sua collegata Tek8200, aziende italo-israeliane con sede a Modena.


Fondata nel 2014 da Daniel Rozenek, la Tekapp collabora in joint venture con Silynx che ha sede a Tel Aviv.

Cofondatore è Alex Peleg, che ha lavorato diversi anni nel ministero della Difesa israeliano.


«Le competenze e tecnologie made-in-Israel del nostro team distribuito tra Modena e Tel Aviv ti permettono di dormire sonni tranquilli» si legge in bella evidenza nel sito di Tekapp. E poi ancora:

«La nostra unità in Israele è composta da hacker etici israeliani provenienti dalla Divisione 8200».

L’azienda inoltre afferma di usare il “Cyber Israeli Protocol”.


LA DIVISIONE 8200 è infatti l’unità di élite delle Forze di difesa israeliane (Idf), creata per condurre operazioni militari specializzate in guerra cibernetica, spionaggio, sorveglianza, controllo. Alla 8200 e al Mossad sono attribuite le esplosioni dei cercapersone che in Libano, nel settembre 2024, hanno provocato 11 morti (tra cui una bambina) e 3000 feriti.


Già negli anni passati, esperti dell’unità 8200 fondarono l’azienda Nso Group, creatrice dello spyware Pegasus venduto a vari governi, che permette di prendere il controllo di qualsiasi telefonino, intercettare le chiamate, accendere microfono e fotocamera, accedere alle chat criptate.


Attualmente l’Unità 8200 è finita al centro di un’inchiesta giornalistica di +972, The Guardian e Local Call che ha svelato come la divisione stesse lavorando a una tecnica di sorveglianza di massa, tramite intelligenza artificiale, mirata a raccogliere informazioni sui civili palestinesi, esponendoli a violazioni di privacy, ritorsioni, arresti arbitrari, uccisioni.


IL SERVIZIO DI “RED TEAM” proposto da Tekapp alle aziende italiane è chiamato in modo inquietante «adotta il tuo cecchino» con tanto di immagine di un cecchino che spara.

Questo a dimostrare come sia permeato di militarismo anche l’approccio di questa azienda “civile”. In un altro punto si legge: «Dipendenti scontenti o maldestri rappresentano la tua grande vulnerabilità».


Gli hacker «etici» israeliani assoldati dalle aziende, mettono quindi in atto tutte le tecniche di hackeraggio, compresa la social engineering nei confronti dei dipendenti ignari, per testare le difese aziendali.


Ma fino a dove arriva la difesa e dove il controllo e lo spionaggio di dipendenti «scontenti» o scomodi, di attivisti, sindacalisti e concorrenti, imitando il controllo totale che Israele mette in atto verso i palestinesi? E quanto sono etici gli hacker che lavorano per la cyberguerra di Israele?



LE AZIENDE che usufruiscono di questa cyber-protezione sono (come si legge nel sito) la Florim, La Fenice (aziende di ceramica), Inalca (grande azienda di macellazione bovini) che sarà l’ospite d’onore al summit 2025, ma anche Accenture (Ammagamma) e altre. Nelle passate edizioni sono salite sul palco Tekapp anche Barilla, Dallara, Panini.


Il main partner di questa edizione è la Cynet, multinazionale di cybersecurity che ha sedi negli Usa e Israele. Altri partner sono Check Point, fondata a Tel-Aviv da Gil Shwed, ex membro della 8200, e altre cyber-aziende israeliane come Zero Network, Cynergy, Cylinx, italiane come Syneto, Wimore, TeamSystem e la compagnia assicurativa svizzera Zurich.


Fino a qualche giorno fa, il patrocinio dalla Regione Emilia-Romagna appariva in bella vista nel sito dedicato al programma del convegno. Alle richieste di chiarimento del manifesto, sottolineando l’inquietante legame con l’esercito israeliano, l’ufficio stampa della Regione ha precipitosamente dichiarato di aver concesso il patrocinio per gli anni passati, ma di non averlo rinnovato per il 2025, diffidando l’azienda dall’esporre il logo per questa edizione, subito tolto.


Ma se la Regione si è “sfilata”, (senza dire il motivo) resta nel programma la presenza (come relatori) di due docenti universitari, del Politecnico di Milano e dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Il legame tra Tekapp e Unimore va oltre il convegno, con seminari e collaborazioni da anni.



RAFFAELE SPIGA del movimento “Boicottaggio disinvestimento sanzioni” (Bds) sottolinea: «Se Israele è così all’avanguardia nella cybersecurity da poterla vendere alle aziende estere, è perché ha testato questi strumenti (…) nei checkpoint, lungo il muro dell’apartheid, nei territori occupati, per inviduare i bersagli, per controllare il movimento della popolazione palestinese e mantenerne la segregazione. Vergognosa la presenza delle università a questo summit».


Fonte e foto: ilmanifesto.it - 10 apr. 2025

Foto di copertina: Gli hacker della "Divisione 8200" in azione – IDF


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