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IRLANDA. Iniziano gli scavi nel convento delle suore per ritrovare i corpi di neonati sepolti in una fossa comune

  • Immagine del redattore: LE MALETESTE
    LE MALETESTE
  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 4 min



L'istituto di suore del St. Mary gestito, appunto dalla Chiesa cattolica, ospitò migliaia di donne e bambini tra il 1925 e il 1961. Molte donne erano rimaste incinte fuori dal matrimonio ed erano state emarginate dalle loro famiglie, oltre a essere separate dai figli dopo il parto


14 Luglio 2025


Nella fossa comune dove dovrebbero giacere centinaia di bambini morti si inizia a scavare. Questo è ciò che accadrà tra poche ore, e che probabilmente richiederà un lavoro lungo un paio di anni, a Tuam, nella contea di Galway, nell’Irlanda occidentale. In quest’area un tempo sorgeva l’istituto di suore del St. Mary gestito, appunto dalla Chiesa cattolica, che ospitò migliaia di donne e bambini tra il 1925 e il 1961. Molte donne erano rimaste incinte fuori dal matrimonio ed erano state emarginate dalle loro famiglie, oltre a essere separate dai figli dopo il parto.


Tanti di quei cadaveri di figli, che non videro mai le loro madri e il mondo, si presume siano sepolti lì, dopo che una storica dilettante scoprì alcuni documenti che comprovavano le sepolture da parte dell’istituto di suore. Secondo questi registri di morte, Patrick Derrane è stato il primo bambino a morire al St Mary’s, nel 1925, all’età di cinque mesi. Mary Carty, della stessa età, fu l’ultima nel 1960. Nei 35 anni trascorsi tra le loro morti, si ipotizza che altri 794 neonati e bambini piccoli siano morti lì e si ritiene che siano stati sepolti in quella che l’ex primo ministro irlandese Enda Kenny ha soprannominato la camera degli orrori. Chi ha visto Magdalene di Peter Mullan o il recente Piccole cose come queste con Cillian Murphy conosce le tragiche vicende e il triste destino di migliaia di ragazze madri irlandesi a cavallo del secolo scorso.


Come riporta la BBC, peraltro, esiste anche un testimone di quell’orrore, un uomo oggi anziano che di nome fa PJ Haverty. Come dichiarato alla tv inglese Haverty ha trascorso i primi sei anni della sua vita nel luogo che lui chiama prigione, anche se per essere uscito da lì senza lasciarci le penne, lui si considera comunque uno dei fortunati. L’uomo ha spiegato alla BBC che i “bambini di casa, come venivano chiamati, venivano emarginati a scuola (…) Dovevamo arrivare con 10 minuti di ritardo e andarcene con 10 minuti di anticipo, perché non volevano che parlassimo con gli altri bambini (…) Persino durante la ricreazione a scuola non ci era permesso giocare con loro: eravamo isolati (…) Eravamo polvere di strada”. La casa gestita dalle suore delle Bon Secours Sisters ospitò lui e altri bambini e ragazze madri per decenni senza che nulla trapelasse all’esterno finché la storica dilettante Catherine Corless non portò alla luce l’oscuro passato del St Mary.


Interessata ad approfondire il passato della sua famiglia, Catherine seguì un corso di storia locale nel 2005. In seguito, il suo interesse si spostò su St Mary’s e sui “bambini di casa” che frequentavano la scuola separatamente da lei e dai suoi compagni di classe. Grazie all’incontro con un vecchio custode la donna scoprì al lato del parco giochi per bambini c’era un quadrato di prato con una grotta, un piccolo santuario con al centro una statua di Maria. Il custode le raccontò che due ragazzi stavano giocando in quella zona a metà degli anni ’70, dopo la demolizione della casa, quando si imbatterono in una lastra di cemento rotta e dietro di essa trovarono delle ossa. Ma per altri 40 anni la macabra scoperta rimase nel più totale silenzio.

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Fu proprio nella ricerca effettuata dalla storica, tra lo scetticismo e l’omertà degli abitanti del luogo, che emerse un’altra testimone. Mary Moriarty visse in una delle case vicine alla sede religiosa fino a metà degli anni ’70 e seguì con i suoi occhi l’emersione delle ossa dal giardino delle suore. Non paga si avvicinò allo spazio verde scoperchiato e senza accorgersene cadde in una buca. Fu all’interno di quella buca che cominciò ad intravedere “centinaia di piccoli fagottini” avvolti in panni anneriti dal marciume e dall’umidità, stipati uno dopo l’altro, in file fino al soffitto”.


Grazie al recupero di queste testimonianze da parte della Corless nel 2017 il governo irlandese finanziò uno scavo di prova e le parole della storica vennero confermate, in quanto vennero rinvenuti notevoli quantità di resti umani.


Ora si prevede che gli scavi ufficiali per riportare alla luce i resti dei cadaverini dureranno circa due anni. “È un processo molto impegnativo, davvero una novità mondiale“, ha affermato Daniel MacSweeney, responsabile dell’operazione, e che nel passato ha contribuito a ritrovare corpi scomparsi in zone di conflitto come l’Afghanistan.

MacSweeney ha spiegato che i resti sarebbero stati mescolati insieme e che il femore di un neonato (l’osso più grande del corpo) è grande quanto un dito di un adulto quindi si tratta di un recupero delicatissimo perché i resti “sono assolutamente minuscoli”.



Fonte: ilfattoquotidiano.it - 14 luglio 2025

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