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LA GERMANIA IN GUERRA. Esercitazioni notturne nella metro e nuove regole per la leva militare

  • Immagine del redattore: LE MALETESTE
    LE MALETESTE
  • 20 nov
  • Tempo di lettura: 6 min
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Giochi di guerra a Berlino, esercitazione nella notte


di Sebastiano Canetta, BERLINO


È scoppiata la guerra, e Berlino è «infiltrata di nemici» al punto che un commando ha appena assaltato un vagone della metropolitana pieno di passeggeri alla stazione di Jungfernheide, nel quartiere di Charlottenburg. Armati fino ai denti, i soldati tedeschi irrompono nell’edificio, «liquidano» gli avversari e recuperano con le barelle i commilitoni feriti: un giovane che urla a squarciagola «la mia gamba!» e una ragazza in evidente stato di shock da cui si leva il lamento «non sento più niente». Non è la trama di un war-movie ma la realtà per niente distopica andata in scena ieri nel cuore della notte nella capitale tedesca dopo che il ministro della Difesa, Boris Pistorius, ha dato luce verde all’esercitazione denominata Bollwerk-Bärlin (Baluardo-Berlino).


Scopo della nuova operazione di addestramento: preparare la Bundeswehr alla «risposta rapida in caso di emergenza» in un contesto di combattimento urbano coincidente il più possibile allo scenario vero. Unica differenza, le munizioni a salve e i residenti di Charlottenburg preventivamente avvertiti dei giochi di guerra che in totale dureranno cinque giorni. «Non c’è da preoccuparsi. Nessun pericolo per i cittadini. Non utilizziamo proiettili reali» è il messaggio diffuso poche ore prima dell’inizio dell’azione dalla caserma Julius Leber comandata dal tenente colonnello Maik Teichgräber.


DI SOLITO IL BATTAGLIONE della Bundeswehr schierato nell’esercitazione si occupa di parate e compiti per lo più di natura cerimoniale, tra cui i picchetti d’onore con i guanti bianchi previsti dal protocollo diplomatico della cancelleria federale e della presidenza della Repubblica. Ma a questo reparto è affidata anche la protezione di tutti centri nevralgici di Berlino, ossia la sopravvivenza del governo, come rimarcano gli ufficiali dello stato maggiore disposti a chiarire la novità dal punto di vista operativo.


MANCA SOLO IL NOME del nemico. I militari tedeschi non indicano chiaramente da quale stato, organizzazione o entità provenga la minaccia tale da richiedere un training così impattante sulla quotidianità dei berlinesi. L’identikit del pericolo che aleggia sulla città, tuttavia, non è affatto generico. «Dall’inizio della guerra di aggressione della Russia all’Ucraina la situazione della sicurezza in Europa è radicalmente mutata. Di conseguenza l’efficace difesa della nazione e dei suoi cittadini è tornata a essere al centro dell’attenzione. Non posso valutare in che misura questo clima influenzerà praticamente la Germania ma dobbiamo pensare allo scenario peggiore» specifica il comandante Teichgräber dopo aver precisato: «Non possiamo più ignorare ciò che accade a 900 chilometri dal nostro confine».


Il peggio visto da Berlino rimane la «probabile guerra di Mosca contro un paese Nato entro i prossimi cinque anni», come ha ipotizzato il ministro Pistorius citando le informative delle agenzie dell’intelligence nazionali, mentre il meglio corrisponde al piano di «trasformare la Germania nella prima forza militare convenzionale europea» da qui al 2030, annunciato dal cancelliere Friedrich Merz. In entrambi i casi la Bundeswehr si ritrova catapultata in trincea, nella prima linea del fronte che dal Donbass si è già spostato fino a Charlottenburg.


NEPPURE AI TEMPI del terrorismo dell’Isis – la più grave ondata di attentati alle città tedesche, in Germania – si era visto il dispiegamento della Bundeswher, nonostante le stazioni ferroviarie all’epoca fossero in cima alla lista dei possibili target.

«L’esercito nella metro? Mai successo prima. Finora gli unici assalti ai vagoni della metro a Berlino sono stati quelli dei pendolari» testimonia l’anziano residente di uno dei palazzi vicini alla fermata della linea U7 teatro del blitz militare. Perde l’ironia commentando lo scarso disturbo della quiete pubblica vantato da chi ha organizzato l’esercitazione: «Un sacco di baccano. Hanno iniziato dieci minuti prima delle due del mattino. C’erano perfino i cecchini». Mentre il traffico è stato interrotto in vari punti della città per permettere ai camion della Bundeswehr di trasportare le truppe alla stazione di Jungfernheide.


«L’azione si è svolta in modo eccellente. Siamo molto soddisfatti del comportamento dei nostri soldati in una simulazione ultra-realisitica del combattimento casa per casa» è la versione ufficiale dell’esercito che dal 2026 mesi potrà cominciare ad arruolare i primi contingenti dei 200mila nuovi volontari previsti dalla reintroduzione della leva militare. Non solo per fare esercitazioni.

Mentre il governo revoca il Buergergeld – il reddito erogato ai disoccupati di lungo corso in Germania – concesso ai rifugiati ucraini arrivati nel Paese dopo aprile 2025. Da ora riceveranno un sussidio inferiore, come gli altri profughi.



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Nuovo riarmo tedesco, antico autoritarismo

Chi sostiene che l’esperienza della Bundesrepublik avesse definitivamente annichilito il vecchio militarismo germanico sbaglia


di Marco Bascetta


Ogni stato che imponga la leva obbligatoria potrebbe essere definito uno stato autoritario. Il servizio militare è infatti l’unico tra gli obblighi di legge che costringa sia pure temporaneamente i giovani cittadini a rinunciare alla propria autonomia e libertà.

Nonché a un certo numero di diritti politici e civili, assoggettandosi a una gerarchia che non prevede né consenso né procedure democratiche. L’imposizione della vita militare equivale a una affermazione pura e semplice di potere autoritario.


Questo spiega perché la discussione intorno alla reintroduzione del servizio di leva in Germania (ora conclusasi con un insidioso compromesso che sembra accontentare tutti) è stata tanto lunga e travagliata, tra il desiderio di incrementare il potere dello stato di stabilire obblighi e il bisogno di non spaventare l’elettorato e soprattutto i giovani abituati a disporre liberamente del proprio tempo e a seguire indisturbati le proprie inclinazioni.


Per il momento l’obbligo per i diciottenni si limiterà a sottoporsi a un censimento sulla loro attitudine alle armi e, fino a quando i volontari basteranno, la leva incomberà solo sullo sfondo. Poi, in caso di bisogno, tra i censiti si estrarrà a sorte.

Tuttavia i grandiosi progetti di riarmo del governo di Berlino, che quotidianamente proclama il suo prossimo ritorno al rango di potenza militare, non promettono nulla di buono per i cittadini in età di leva. E il primo passo verso il servizio obbligatorio è stato comunque compiuto.


Questa accelerazione non sarebbe stata possibile senza l’aggressione russa all’Ucraina e la lunga guerra che ne è seguita. Un’occasione d’oro che si offriva alla Germania per accantonare finalmente ogni tabù sul riarmo tedesco senza mettere in allarme il resto d’Europa. Un pretesto per tentare di uscire dalla crisi con l’intramontabile velenosa ricetta del rilancio dell’industria bellica.


Chi sostiene che l’esperienza della Bundesrepublik avesse definitivamente annichilito il vecchio militarismo germanico sbaglia. Idee revansciste, ricorrenti pretese di farla finita con i sensi di colpa, nostalgie dei confini d’anteguerra e aspirazioni a una rinnovata potenza politico-militare non hanno mai smesso di scorrere sotto il benessere economico in abito atlantico della società tedesca. E non sono affatto estranee alla grande crescita dell’Afd, che ha trascinato verso le sue tematiche l’intero quadro politico.


Solo lo spostamento dell’intera Unione europea a destra (dove quest’ultima in versione radicale determina sempre più spesso le maggioranze) può spiegare l’olimpica serenità con la quale l’Europa assiste al riarmo tedesco. Che prima ancora degli investimenti multimiliardari passa attraverso un mutamento del clima culturale che riporta la guerra nell’orizzonte del più che probabile e le armi a principale protezione dell’ordinamento democratico e degli equilibri internazionali.


Dagli interventi di didattica della difesa nelle scuole alle campagne di propaganda è tutto un moltiplicarsi di proposte per abituare i tedeschi a vivere con l’elmetto. Non senza conseguenze politiche di lungo termine. Ne deve aver tenuto conto il presidente Mattarella scegliendo, nel suo discorso al Bundestag, di mettere in guardia dagli Stranamore estimatori dell’atomica, non ignorando probabilmente che c’è ormai in Germania chi rivendica il diritto tedesco alla bomba.


Ma per avere il quadro completo del velenoso clima dominante converrà incrociare l’enfasi sul riarmo con la crescente insofferenza nei confronti degli ucraini fuggiti in Germania. Da tempo la Cdu/Csu reclamava il taglio del reddito di cittadinanza per tutti i profughi dall’Ucraina. Alla fine il compromesso, comunque miserabile, raggiunto con la Spd prevede il taglio del sussidio solo per quelli arrivati nel paese dopo il primo di aprile. Saranno trattati come tutti gli altri richiedenti asilo, ossia sempre peggio nel progressivo smantellamento di questo sacrosanto diritto.

Il privilegio accordato in un primo tempo alle persone in fuga dalla guerra in nome della solidarietà con il paese aggredito viene ora revocato. Il sostegno allo sforzo bellico del governo di Kiev non lo contempla più e la fuga è considerata, anche per coloro che non sarebbero in età di leva, come una debolezza, una colpa se non proprio un tradimento. Il cancelliere Merz si è così permesso di chiedere a Zelensky di impedire l’espatrio dei suoi cittadini verso la Germania, ricordandogli che è l’Ucraina ad averne bisogno. «A voi servono e a noi costano. Che cosa desiderino o di cosa abbiano bisogno non è affar nostro». Questa la sostanza del messaggio, ai limiti dell’improntitudine, spedito da Berlino a Kiev.

Di qui a possibili accordi per la caccia al renitente o al disertore fuori dai confini ucraini il passo è breve.

E in prospettiva si può intravedere anche un avvertimento rivolto ai giovani tedeschi. Del riarmo nazionale della Germania e del clima che lo circonda è lecito avere paura, almeno quanto dei presunti appetiti espansionistici di Mosca. Dei quali però almeno si parla. Contro il fervore militarista tedesco gli anticorpi, in Germania e in Europa, sono invece del tutto insufficienti.



Fonte: IL MANIFESTO (https://ilmanifesto.it/) 20 nov. 2025

 
 

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