Maja T. allo stremo, stop allo sciopero della fame
- LE MALETESTE
- 6 giorni fa
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Ungheria. L'attivista ha deciso di sospendere la sua protesta contro il trattamento disumano cui è sottoposta nelle carceri in cui si trova da più di un anno
15 luglio 2025
Dopo oltre cinque settimane di sciopero della fame l’attivista antifascista non binaria Maja T. ha deciso di sospendere la sua protesta contro il trattamento disumano cui è sottoposta nelle carceri ungheresi in cui si trova da più di un anno. Lo fa sapere il padre, Wolfram Jarosch, dettagliando il motivo alla base della scelta assunta sulla soglia del punto di non ritorno. «Maja si era indebolita gravemente. La sua frequenza cardiaca in alcuni momenti si era abbassata fino a 30 battiti al minuto. Il rischio concreto sarebbe stata l’improvvisa perdita di conoscenza con la conseguenza di danni irreversibili agli organi vitali. Ha preso la decisione consapevolmente, in totale autonomia».
La militante politica originaria di Jena (Turingia), arrestata nel 2023 in un hotel a Berlino e poi estradata illegalmente a Budapest, resta comunque in pericolo di vita: «Adesso Maja deve ricominciare a mangiare molto lentamente per evitare gli effetti potenzialmente letali della sindrome da rialimentazione» sottolinea il suo avvocato, Sven Richwin, che insieme al padre non ha mai smesso di chiedere il suo rimpatrio in Germania dopo che la Corte costituzionale di Karlsruhe ha bollato come irregolare la sua deportazione in Ungheria avallata dal tribunale distrettuale del Land di Berlino.
Dopo mesi di impegno tutt’altro che instancabile il governo Merz fa finalmente sentire la sua voce. Stando alle promesse ufficiali, entro questa settimana il ministro degli esteri Johann Wadephul (Cdu) dovrebbe spedire a Budapest la task-force diplomatica incaricata di trattare con le autorità giudiziarie ungheresi perlomeno il miglioramento delle condizioni detentive dell’attivista 23 enne.
Finora «tutte le richieste di Maja sono state sistematicamente ignorate – tiene a precisare Jarasch – dagli arresti domiciliari al rimpatrio in Germania. Anche nell’ospedale-penitenziario ai confini con la Romania in cui è stata da poco trasferita si trova in isolamento totale per 24 ore al giorno». Altra violazione dei diritti che si consuma da oltre un anno nonostante le denunce dello scandalo si accumulino anche all’Europarlamento dove fra i deputati non mollano la presa l’italiana Ilaria Salis e tedesco Martin Schirdewan (Linke).
«Dall’estate scorsa Maja viene torturata così psicologicamente» sottolinea il padre ricordando la verità parallela alla finzione giudiziaria: «In Ungheria non esiste un processo costituzionale ma solo un procedimento-farsa. Per questo motivo Francia e Italia non hanno mai concesso l’estradizione dei propri concittadini. Adesso anche Wadephul dice chiaramente di voler tutelare Maja. Questa volta ci aspettiamo risultati concreti dal suo incontro con gli ungheresi: il ripristino dello stato di diritto e il ritorno di Maja in Germania. Il ministro non torni a mani vuote».
Sulla testa dell’attivista pende la richiesta di condanna fino a 24 anni di carcere spiccata dai pubblici ministeri ungheresi che la accusano di aver aggredito violentemente nel febbraio del 2023 un gruppo di neonazi schierati per la “Giornata dell’Onore”, l’adunata di ultradestra che annualmente calamita i più pericolosi gruppi dell’internazionale nera.
Tutto sorretto da prove malferme, testimonianze dubbie e un doppio pre-giudizio politico che a Budapest costa la massima repressione giudiziaria; non solo è antifascista militante, Maja T. è anche non binaria: il nemico-ideologico perfetto nel paese di Viktor Orbán. Mentre il suo caso rimane egualmente esemplare sotto il profilo geopolitico per capire quanto conta (per davvero) la voce della “grande” Germania nella “piccola” Ungheria.
Fonte: ilmanifesto.it - 15 luglio 2025