top of page

ITALIA GUERRA. Nuovi droni kamikaze da combattimento prodotti in Sardegna

  • Immagine del redattore: LE MALETESTE
    LE MALETESTE
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 6 min
ree


Rwm, i droni kamikaze prodotti in Sardegna

La Cgil dice no: «Lo sviluppo del Sulcis non può passare per l’industria bellica»


CAGLIARI, 11 ottobre 2025


Non solo munizioni per la controllata di Rheinmetall, Rwm, che ha sede a Musei e a Domusnovas, nel Sulcis in Sardegna.


Ora anche droni da combattimento, i kamikazedrohnen, prodotti in joint venture con il gruppo israeliano UVision Air.

L’annuncio è arrivato ieri con un comunicato dal quartier generale del colosso tedesco degli armamenti. Ci sono già ordini per 200 milioni: forniture per il momento solo in Europa a otto paesi Nato e non.


L’annuncio arriva a pochi giorni dalla decisione della giunta regionale sarda di disporre un supplemento di istruttoria sulla procedura di valutazione di impatto ambientale relativa ai lavori di raddoppio del sito produttivo a Domusnovas, nel quale operano 350 lavoratori e dove il gruppo tedesco, prevede, se sarà concesso il mega ampliamento degli impianti, di assumere ulteriori 250 dipendenti.

La giunta Todde ha bloccato i lavori. Forti le pressioni sulla presidente pentastellata perché dica sì ai tedeschi; pressioni dal governo Meloni (in particolare dal ministro delle imprese Urso) e da alcuni settori della stessa maggioranza di Campo largo.

Contro il movimento pacifista sardo e la Cgil, che ieri con una dichiarazione del segretario regionale Fausto Durante ha dato a Rwm un nettissimo stop: «Lo sviluppo della Sardegna non può passare per l’industria bellica».


«Pochi mesi fa Rheinmetall ha completato un moderno impianto di produzione, tra Musei e Domusnovas, per l’assemblaggio, il collaudo, la produzione di testate e l’integrazione delle munizioni Loitering – si legge in una nota dell’azienda tedesca – Rheinmetall sta collaborando con il gruppo israeliano UVision Air Ltd su questo progetto.

Parte della linea produttiva è situata presso lo stabilimento Rheinmetaldi Musei, dove vengono assemblati i componenti elettronici. Le testate vengono prodotte e integrate nelle munizioni a Domusnovas».


La Rwm Italia, inoltre, collabora con Leonardo per la produzione, in uno stabilimento a La Spezia, di carri armati. Ha sede legale e amministrativa a Ghedi, in provincia di Brescia, dove si trova anche un impianto per l’assemblaggio di componenti elettronici e meccanici. A Domusnovas è concentrata la produzione di armi, in una fabbrica che impiega 429 dipendenti. Lo stabilimento sardo di Rwm Italia è stato inaugurato nel 2011. Negli anni successivi le vendite di armi sono andate talmente bene che nel 2017 il gruppo tedesco ha stanziato 40 milioni di euro per raddoppiare gli impianti.


Nel 2021 alcune associazioni ambientaliste hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato e i giudici hanno stabilito che le autorizzazioni concesse erano da considerarsi illegittime e quindi nulle.

Il 23 settembre scorso l’assessore regionale all’Ambiente, Rosanna Laconi (Pd), ha portato in giunta una valutazione di impatto ambientale positiva. Todde però ha bloccato tutto. Ma non è affatto detto che Rwm abbia perso.


Le pressioni sulla Regione perché dica “sì” sono molto forti. «Urso e Rwm – fa notare Arnaldo Scarpa, portavoce del Comitato Riconversione – promettono sì 250 nuove assunzioni, ma si guardano bene dal quantificare quanta occupazione e quanto sviluppo economico sottrae ai territori la presenza di una fabbrica di armi».



ree


Il boom delle bombe, la Rwm sarda rilancia

La fabbrica tedesca che produce ordigni bellici in Sardegna insiste nella richiesta di raddoppiare il sito in un’area di pregio ambientale. L’attesa della Regione. Protesta dei pacifisti


18 settembre 2025


La Rwm Italia, controllata italiana del gruppo tedesco Rheinmetall, vorrebbe raddoppiare i propri impianti in Sardegna, a Domusnovas (nel Sulcis). La richiesta giace presso gli uffici della Regione Sardegna, più precisamente presso quelli dell’assessorato all’Ambiente. Perché proprio all’Ambiente? Perché una sentenza del Consiglio di Stato del novembre 2021 dice che, siccome l’ampliamento dello stabilimento toccherebbe una zona di particolare pregio ambientale, niente si può fare senza che prima ci sia stata una Valutazione di impatto ambientale (Via), nella quale sono appunto impegnati, ormai da più di tre anni, gli uffici tecnici dell’assessorato all’Ambiente. Dai quali, nei giorni scorsi, è filtrata la notizia che, alla fine, non solo la procedura di Valutazione di impatto ambientale è terminata, ma anche che l’esito è positivo.


DI FRONTE A QUESTO, il coordinamento dei gruppi pacifisti e ambientalisti sardi, riuniti in un coordinamento, si sono mobilitati: alla governatrice Alessandra Todde è stata recapitata una lettera con la quale chiedono che la giunta regionale blocchi, con un atto politico, l’ampliamento della fabbrica Rwm anche se la Via sarà positiva. «Chiediamo – si legge nella lettera – che la giunta non si allinei a un’eventuale Valutazione di impatto ambientale positiva. Le decisioni finali in merito alla compatibilità ambientale del progetto presentato da Rwm non possono ridursi a una ratifica formale delle conclusioni raggiunte dagli uffici tecnici della Regione, ma, al contrario, come stabilito da una vasta giurisprudenza, i responsabili politici godono di un’ampia discrezionalità, necessaria alla tutela dei valori primari e assoluti coinvolti. Invitiamo quindi l’esecutivo regionale a utilizzare i suoi poteri discrezionali per garantire la tutela dei valori di natura ambientale, della salute, della sicurezza e della pace». «Siamo convinti – dice ancora la lettera – che in Sardegna sia possibile immaginare e avviare un laboratorio di economia etica e sostenibile, sostituendo il modello militarizzato con uno basato su comunità, natura e innovazione».


LA STORIA DELL’AMPLIAMENTO RWM va avanti da diversi anni. Esattamente dal 2017, quando i manager del gruppo tedesco hanno comunicato ai sindacati e alla Regione Sardegna l’intenzione di avviare nuove linee di produzione per far fronte all’aumento degli ordini in seguito dallo scoppio della guerra in Yemen nel 2016. Lo stabilimento sardo era infatti in quel momento il principale fornitore di bombe per aerei dell’Arabia Saudita e degli Emirati arabi, impegnati nella guerra contro gli Houthi. Una guerra devastante dal punto di vista umanitario, con massicci e sistematici bombardamenti sauditi sulla popolazione civile che hanno causato migliaia di vittime, tra cui moltissimi bambini. Un massacro che ha determinato a suo tempo una larga mobilitazione dell’opinione pubblica mondiale. Il piano presentato da Rwm prevedeva nuovi reparti produttivi, magazzini, strade, piazzali e un nuovo poligono per test esplosivi, con la conseguente distruzione dei boschi circostanti e scavi in aree a forte rischio idrogeologico. E’ in considerazione di questi fattori, critici sia sotto l’aspetto ambientale sia sotto il profilo della sicurezza, che il Consiglio di Stato ha stabilito che prima di decidere se ampliare o no lo stabilimento di Domusnovas era necessario procedere a una Valutazione di impatto ambientale.


I GIUDICI SI SONO PRONUNCIATI dopo un ricorso, presentato dal coordinamento pacifista e ambientalista, contro la decisione della giunta regionale, allora guidata dal Pd Francesco Pigliaru, di dare l’ok, nel novembre del 2018, al raddoppio degli impianti. E non si è limitato, il Consiglio di Stato, a imporre la Valutazione di impatto ambientale; ha anche sanzionato il trucco con il quale Rwm aveva provato ad aggirare le difficoltà, ovvero un frazionamento artificioso di un unico grande piano di ampliamento in tanti piccoli progetti, con lo scopo di evitare che questi ultimi fossero sottoposti alla Valutazione di impatto ambientale.


LA RWM FABBRICA IN SARDEGNA tre tipi di armamenti: bombe per caccia, vendute sul mercato mediorientale (Arabia Saudita ed Emirati ma non Israele); droni, prodotti attraverso una joint venture con il gruppo israeliano U-Vision); mine marine, acquistate prevalentemente dal governo australiano che si riarma in funzione anti cinese. L’esportazione di bombe utilizzate dai Sauditi nella guerra in Yemen era stata bloccata dal governo Conte 2. Con l’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni è ripresa e lo stabilimento di Domusnovas è l’unica realtà produttiva del Sulcis ad avere bilanci in attivo. La produzione di armi tira alla grande e il raddoppio degli impianti, se approvato, consentirebbe, dice Rwm, di fare duecentocinquanta nuove assunzioni.


TUTTE LE ALTRE FABBRICHE DEL SULCIS, raccolte nel più grande polo italiano per la produzione di alluminio (2.500 addetti) sono in difficoltà, con un massiccio ricorso alla cassa integrazione e prospettive di dismissione totale. La settimana scorsa a Roma, durante un vertice convocato al ministero delle Imprese tra Regione Sardegna, Confindustria, sindacati confederali e i dirigenti dei gruppi industriali in crisi per trovare uno sbocco alla vertenza Sulcis, il ministro Adolfo Urso e Confindustria hanno chiesto all’assessore regionale all’Industria, Emanuele Cani, e alla giunta guidata da Todde di rimuovere gli «ostacoli burocratici» (così li ha definiti Urso) al raddoppio degli impianti della Rwm, perché se gli altri vogliono licenziare «il gruppo tedesco, con il raddoppio, assumerebbe».



Fonte: il manifesto 18 settembre / 11 ottobre 2025


LINK ASSOCIATI:




 
 

© 2025 le maleteste

  • Neue Fabrik
  • le maleteste / 2023
  • Youtube
  • le maleteste alt
  • le maleteste 2025
bottom of page