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storie

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LEON CZOLGOSZ, l'ideatore ed esecutore dell'assassinio del Presidente Usa, William McKinley.

Il 29 ottobre 1901, viene giustiziato sulla sedia elettrica Léon CZOLGOSZ, (pseudonimo: Fred Nieman) ad Auburn (Stato di New York), omicida reo-confesso del Presidente degli Stati Uniti d'America William McKinley.

Anarchico individualista, fautore della "propaganda con i fatti."
Nasce nel 1873 vicino a Detroit, in una famiglia di emigranti polacchi. Ha perso la madre giovanissimo e poi ha lavorato in una fabbrica di vetro in Pennsylvania e successivamente in una fabbrica a Cleveland, dove ha preso parte a uno sciopero.

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Ma, depresso, torna alla fattoria di famiglia in Ohio. Iniziò quindi a leggere pubblicazioni anarchiche e partecipare a riunioni socialiste e anarchiche. Viene poi fortemente influenzato dall'attentato di Gaetano Bresci. Entra in contatto con i redattori di " Free Society " a Chicago, ma lo prendono per un informatore della polizia.

Il 31 agosto 1901 Czolgosz si recò a Buffalo, New York, sede dell'Esposizione Pan-Americana, dove affittò una camera all'Hotel Nowak al 1078 di Broadway.

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Il 6 settembre entrò alla mostra armato con una rivoltella Iver Johnson calibro 8 mm che aveva acquistato quattro giorni prima per 4,50 dollari.

 

Si avvicina al presidente William McKinley, che era rimasto all'interno del Tempio della Musica dove stava salutando il pubblico da dieci minuti. Alle 16:07, Czolgosz raggiunge la prima fila. McKinley allunga la mano.

Czolgosz lo schiaffeggiò di lato e sparò due volte all'addome del presidente: il primo proiettile rimbalzò contro un bottone del cappotto e si infilò nella giacca; l'altro lo ferì gravemente allo stomaco.

Il presidente McKinley morì otto giorni dopo, il 14 settembre, per un'infezione prodotta da quella ferita.

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Léon Czolgosz, arrestato, dichiara di essere un "anarchico individualista", non legato ad alcuna organizzazione. Ammette di aver partecipato alle riunioni di Emma Goldman, ma anche che questo non lo influenzò in alcun modo nel compiere il suo atto.

 

Nei nove giorni che intercorsero tra la morte di McKinley e l'inizio del processo Czolgosz, gli avvocati dell'imputato non furono in grado di preparare una difesa perché l'imputato rifiutava di parlare con loro.

Lo stesso Czolgosz rifiutò di testimoniare al processo per la propria difesa.

Giudicato a Buffalo dal 23 settembre 1901, dichiara di aver colpito nella persona del presidente "un nemico della classe operaia". Viene condannato a morte il 26 settembre.

Si dice che Czolgosz sia rimasto in silenzio e non abbia mostrato alcuna emozione per la sua condanna a morte. Quando gli fu chiesto dal giudice White se volesse rilasciare dichiarazioni, Czolgosz scosse la testa per indicare che non ne aveva l'intenzione.

 

Il 29 ottobre 1901 venne giustiziato mediante sedia elettrica.

 

Le sue ultime parole furono: "Ho ucciso il presidente perché era il nemico della brava gente, i buoni lavoratori. Non mi dispiaccio per il mio crimine, mi dispiaccio di non aver visto mio padre".

Le autorità si rifiutarono di restituire il corpo alla sua famiglia e lo distruggeranno invece con l'acido solforico versato nella bara, sperando senza dubbio di riuscire così a sradicare "il virus" dell'anarchia.

Emma Goldman, minacciata di complicità, arrestata anche lei, ma subito dopo liberata, sarà una delle poche a difendere Leon Czolgosz.

Il nuovo presidente T. Roosevelt coglierà l'occasione per far passare una legge che vieta l'ingresso negli Stati Uniti degli anarchici e l'espulsione di coloro che già sono lì.

"Esecuzione di Leon Czolgosz, assassino di McKinley" - Rievocazione storica per la Edison Film Company, Nov. 1901

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